Come per incanto, come solo sa fare il grande cinema. Il 61° Classico della Walt Disney riallaccia la sua poetica (post)moderna e spiega perché, oggi, non c'è più bisogno dei cattivi. Un colpo d'intuito già accennato in Oceania, con l'idea rafforzata in Raya e l'Ultimo Drago e, ancora, in Encanto. Un cinema, quello disneyano, profondamente diverso dai fasti e dal tripudio degli Anni Novanta, in cui le figure dei villains erano forse più interessanti degli eroi: Scar, Frollo, Jafar, Ade. Quanta cattiveria, che serpeggiava in un fine Millennio ricco di aspettative e ricco di futuro. Era un'Epoca diversa. Noi, eravamo diversi. C'era bisogno di un fattore esterno che sviluppasse lo scontro, facendo risaltare le dinamiche più profonde degli esseri umani. Adesso, e grazie a Strange World - Un Mondo Misterioso, diretto e scritto da Don Hall e Qui Nguyen, capiamo il motivo dietro questo obbligato cambio di rotta: siamo diventati i nemici di noi stessi. Arrabbiati, rancorosi, emarginati, sconfitti, annebbiati, sfiniti. Una fotografia che immortala un presente acciaccato, in cui ogni concetto e ogni certezza finisce per vacillare, per incrinarsi. Il cinema - e il cinema Made in Disney - immortala l'attimo e anticipa le rivoluzioni, quelle che partono dal nucleo più intimo per riversarsi sul concetto più ampio di socialità, di cultura, di politica.
E il film in questione, concentrato in 102 minuti di vibrante animazione, suggerisce questo: non c'è presente senza futuro, e non c'è futuro senza una giusta restaurazione delle eredità passate. Più semplicemente, smettiamola di imitare i nostri genitori, smettiamola di rinnegarli. Guardiamo avanti, scegliamo la nostra strada. Qualunque sia il costo, ogni avventura vale la pena di essere vissuta. E, tra paesaggi colorati e confini sperduti, Strange World - Un Mondo Misterioso, parla proprio di questo: un conflittuale e sfrangiato rapporto padre e figlio, che si riverserà sulle generazioni future. Appunto, l'eredità. E appunto, il concetto di avventura a cui si rifanno Don Hall e Qui Nguyen. Gli adventure movies Anni Cinquanta (omaggiati già dal font grafico scelto per il titolo), ma anche King Kong, Jurassic Park, Viaggio al Centro della Terra. Guarda caso, pellicole spettacolari e dal forte sapore ecologista. Una parola forse abusata ma necessaria, emergenziale. Con una domanda che si fa via via più prepotente nel corso de film: cosa lasceremo alle prossime generazioni?
Viaggio al Centro della Terra
Una tela bianca quella di _Strange World _ che - letteralmente - si accende di vita, in un tripudio emozionale che non prende mai di vista l'obbiettivo finale: farci sentire meno soli, insieme alle nostre storture, insieme ai nostri dubbi. Grandi e piccoli, come da lunghissima tradizione. Una storia collettiva che parte da una famiglia lunga tre generazioni, mentre continua imperterrita a cercare una propria dimensione. Il protagonista, Searcher Clade (Marco Bocci, voce italiana), marito, papà e geniale coltivatore, ha rivoluzionato il mondo di Avalonia grazie ad una pianta capace di generare energia. Quella stessa pianta scoperta venticinque anni prima, dopo che suo padre Jaeger (Francesco Pannofino), leggendario esploratore, scomparve tra le impervie e innevate montagne.
Un retaggio con cui Searcher ha sempre fatto fatica a confrontarsi. Una scoperta rivoluzionaria e l'ombra incombente di un padre ingombrante. Dall'altra parte c'è suo figlio Ethan (Lorenzo Crisci), innamorato di un altro ragazzo, e che da grande di far l'agricoltore non ci pensa proprio. Opposti e contrapposti, un costante gioco di occhi (e nel film, di occhi, ce ne sono tanti) e una palese e confortevole riconoscibilità. Tre età differenti, un filo che li lega e che li porterà ad affrontare un viaggio oltre gli orizzonti conosciuti. Searcher, sua moglie Meridian, e il loro figlio Ethan, insieme al tenero Legend, il cane di famiglia, si ritroveranno infatti ad affrontare un'avventura che ha come scopo la salvezza di Avalonia.
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Padri, figli e un Pianeta da salvare
Dove? In un universo sotterraneo, popolato da strambe creature, a metà tra strampalati dinosauri e organismi monocellulari. I cieli sono rosa e l'acqua sembra cioccolata. Insomma, Jules Gabriel Verne che incontra Steven Spielberg. Ma soprattutto, scopriranno, che il loro viaggio ha come destinazione il diretto confronto generazionale, in cui il quadro generale rivelerà una profonda catarsi capace di pulsare come un cuore che torna a sussultare. Generazioni, eredità e il concetto chiave di un Pianeta da salvare. Del resto, Strange World - Un mondo misterioso parla degli esseri viventi, di un ecosistema che potrebbe essere racchiuso in una cellula, minacciata però dai noi stessi. Divenuti ciechi osservatori e (in)consapevoli sfruttatori.
Da lì, il mondo sconosciuto che l'animazione Disney re-immagina come fosse un fumetto pulp, o più nello specifico come fosse un organismo che si rompe per poi rimarginarsi. Nell'ideazione e nella costruzione, Dan Hall parte da un battito scandendo via via l'umore del film, spiegando con poesia e necessario divertimento l'importanza dell'errore e di un confronto funzionale. Rivela gli angoli nascosti dei sentimenti maschili, li rigira e li mette a nudo. L'insofferenza che diventa silenzio, il silenzio che diventa un feroce rammarico. Ecco, quando si ha che fare con l'amore, il rammarico non deve esserci mai. Come la famiglia Clade insegna, bisogna provare e riprovare, superare le apparenze e dimostrarsi vulnerabili. Senza vergogna e senza paura, verso un meraviglioso e salvifico equilibrio. Questa sì che è una grande storia d'avventura!
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Conclusioni
Chiudiamo la recensione del 61° Classico Disney sottolineando l'onestà e la lucidità dimostrata nel trattare il rapporto padre e figlio, in un confronto generazionale che si fa grande materia cinematografica. Non solo, Strange World è un omaggio ai mitici film d'avventura Anni Cinquanta, inseriti in un contesto strettamente contemporaneo: l'emergenza ambientale.
Perché ci piace
- La sceneggiatura, che parte da un concetto intimo per affrontare poi l'emergenza ecologica.
- L'onestà con cui si racconta il rapporto padre-figlio.
- Il cane Legend e Splat, una sorta di blob blu. Perfetti supporting characters in stile Disney.
- Il doppiaggio italiano è ottimo.
Cosa non va
- Alcuni personaggi, come Callisto Mal, non hanno molta funzionalità.