Come ogni film della saga, anche Star Wars: Gli ultimi Jedi, secondo capitolo della nuova trilogia cominciata con Star Wars: Il risveglio della forza, ha fatto discutere e ha diviso i fans, soprattutto tra i puristi. Di sicuro non tutto risulta convincente e alcuni passaggi narrativi lasciano perplessi, ma è innegabile che l'impatto complessivo, tra un impianto visivo spettacolare e alcuni momenti realmente emozionanti, è di quelli che lasciano il segno. Le avventure di Rey (Daisy Ridley) e la sua opera di convincimento su Luke Skywalker (riecco Mark Hamill!), il dinamismo di Poe (Oscar Isaac), le titubanze psicologiche di Kylo Ren (Adam Driver) e l'ultima apparizione di Carrie Fisher nei panni di Leia, sono tutti tasselli di un mosaico che riesce ancora a catturare cuore e mente.
In Star Wars: Gli ultimi Jedi, diretto da Rian Johnson, il Primo Ordine è deciso a metter fine alla Resistenza distruggendone la base segreta. L'evacuazione e la fuga costano molte vittime e sacrifici, ma per scappare davvero bisognerà sabotare il complicato sistema di tracciatura. Il tutto mentre la giovane Rey cerca di convincenre un ormai disilluso Luke Skywalker a riprendere la battaglia. Duelli, spade laser, improvvisi voltafaccia e colpi di scena non mancano. Anche per questo, come ogni titolo della saga, anche Star Wars: Gli ultimi Jedi era attesissimo in homevideo. Grazie a Walt Disney Studios Home Entertainment, abbiamo potuto ammirare la versione in alta definizione a tre dischi, che contiene la versione 3D del film, quella 2D e un altro disco interamente dedicato ai contenuti speciali. Andiamo ad analizzare le cinque cose da sapere sul prodotto.
1. Gli extra/1. Il regista e i Jedi, 95 minuti di dietro le quinte senza segreti
E partiamo proprio dall'ottimo lavoro svolto per quanto riguarda gli extra e dalla saggia scelta di inserirli, a parte ovviamente il commento audio del regista Rian Johnson, in un disco a parte tutto dedicato: vista la durata complessiva, infatti, se il materiale fosse stato inserito nello stesso disco del film, sarebbe andato a influenzare notevolmente la compressione di video e audio. Il pezzo forte del disco è certamente Il regista e i Jedi, ovvero un lungo, esauriente ed approfondito documentario di ben 95 minuti, che delinea le sfide affrontate per la realizzazione dell'opera e descrive ogni aspetto della produzione. In pratica è un dietro le quinte molto dettagliato che considera il film da diverse prospettive, un vero e proprio viaggio intimo sul percorso dell'opera. Oltre a interventi dello stesso regista Rian Johnson, e di membri di cast e troupe, il documentario è ricco di filmati curiosi e affascinanti dal set, con prove, incontri di produzione e riunioni di lavoro per sviscerare segreti dello script e delle riprese effettuate. In qualche momento l'attenzione si focalizza particolarmente sulle aspirazioni del regista, alle prese con una sfida decisamente particolare considerato il fenomeno culturale globale rappresentato da Star Wars. Già questo contributo è un vero must per gli appassionati della saga, ma non è finita qui.
2. Gli extra/2. E ancora speciali, featurette e scene eliminate
Oltre al citato documentario, infatti, ci sono anche altri contributi. A partire da L'equilibrio della forza (10 minuti e mezzo), un'esplorazione della mitologia di Star Wars e dell'approccio utilizzato da Rian Johnson per interpretarne il significato, tra le motivazioni di Luke, il ruolo di Rey, la connessione tra Rey e Ren e lo scontro finale. A seguire la sezione L'analisi delle scene (totale 33 minuti) nel quale vengono trattate tre sequenze chiave tra interviste, filmati, effetti speciali e motion capture: la prima è Appiccare la Scintilla: La Creazione della Battaglia Spaziale (10' e mezzo), che è un making of della battaglia iniziale, dai suoni ai personaggi fino agli effetti speciali. La seconda è Snoke e gli Specchi (6'), che punta l'attenzione sul ruolo della motion capture nella creazione del villain principale del film, mentre la terza è Resa dei Conti su Crait (13'), uno speciale sull'ultimo scontro del film e la creazione del mondo di Crait, tra set, design, personaggi, location reali e il mix con gli effetti. Si prosegue ancora con Andy Serkis Live! (Solo per una notte) (6'), ovvero la presentazione di due sequenze con la performance di Andy Serkis, viste prima e dopo l'applicazione degli effetti speciali che lo trasformano in Snoke. A chiudere ben 14 scene eliminate (per una durata totale di 23 minuti), tra cui un'apertura alternativa, con l'introduzione e il commento opzionali dello sceneggiatore e regista Rian Johnson.
3. Il video 2D: dettaglio e croma appaganti, ma la fotografia cupa...
E veniamo al video, che inevitabilmente lungo le due e mezza di durata del film risente del fatto che il girato sia una combinazione di tradizionali 35mm, IMAX 65mm e fotocamere digitali. Il risultato complessivo della visione in 2D è comunque ottimo e appagante: la fine grana presente per gran parte del film è naturale e piacevole e dona spessore alle immagini, che da parte loro sono caratterizzate da un dettaglio sempre elevato, che si fa incisivo e granitico in determinate sequenze su primi piani, apparecchiature e ambientazioni, più morbido in altri momenti, soprattutto quelli in condizioni di scarsa luminosità. Da un lato si toccano picchi di qualità su alcuni volti, la cicatrice di Kylo Ren, la sua maschera, le divise dei piloti, il volto scavato di Luke, la stanza di Snoke, il corpo arrotondato di B-B8 e le apparecchiature delle astronavi. Dall'altro lato, le scene nella caverna con Rey o quelle notturna sull'isola dove c'è Luke, forniscono un quadro un po' impastato, dove il dettaglio non riesce a emergere con prepotenza.
Sul fronte cromatico, i colori sono uno spettacolo con una tavolozza ricchissima soprattutto nelle tonalità forti, tra spade laser, abiti scintillanti, la lucentezza di 3PO o il cupo rosso della stanza di Snoke, nonchè i verdi e i grigi di Ahch-To. I livelli di nero invece sono generalmente profondi, ma talvolta sembrano un pelo alti in alcuni momenti, anche nello spazio estremo, e questo il quadro un po' piatto. Cosa che peraltro può anche essere dovuta alla fotografia cupa e un po' sommessa di Steve Yedlin.
4: Il video 3D: esperienza immersiva ma inferiore a Il risveglio della forza
Per quanto riguarda la visione 3D, il video è sicuramente spettacolare, ma non accattivante al livello di Star Wars: Il risveglio della forza. La sensazione di profondità è buona e costante, anche se non sbalorditiva, mentre mancano i pop-out di una certa efficacia. In ogni caso, dopo una prima parte più tranquilla nel quale l'effetto tridimensionale si può apprezzare maggiormente negli interni della cabina di pilotaggio o della navicella spaziale, l'effetto 3D è decisamente più incisivo nella seconda: su tutte spiccano le scene della battaglia nella stanza di Snoke, il duello di spade laser fra Luke e Rey, e tutta la spettacolare battaglia finale su Crait. La separazione dei piani si dimostra abbastanza efficace anche nelle battaglie spaziali, e un altro momento piuttosto godibile è anche quello sul pianeta del Casinò. Insomma un'esperienza sicuramente positiva, anche se non al livello del top assoluto.
5. L'audio: stavolta la traccia italiana pareggia quella originale
Sul fronte audio, per una volta l'ascolto italiano non è inferiore a quello inglese. Certo, una bella traccia losless sarebbe stata il massimo, ma il dolby digital plus 7.1 italiano, nonostante il bit-rate non certo elevato, è molto coinvolgente grazie a un mix perfetto e a una dinamica addirittura sorprendente che sprigiona tutto il suo potenziale nelle scene dei combattimenti, tra voli spaziali, spade laser e cannoni. La traccia sfodera anche bassi muscolari di grande rilievo che mettono sotto torchio il sub. La spazialità complessiva che ne deriva è appagante e beneficia ovviamente anche dei due canali aggiuntivi, che regalano quei minimi particolari in più sul piano della direzionalità durante gli effetti delle esplosioni che fanno certamente la differenza tra un ascolto normale e uno super. I dialoghi, leggermente asciutti, sono comunque chiari e puliti ed emergono sempre con vigore in mezzo agli effetti. Per quanto riguarda la traccia inglese, troviamo un DTS High Resolution 7.1 (non Master Audio dunque) ottimo ma non strabiliante come tracce originali in altre occasioni. A parte il volume un po' basso di registrazione, non c'è il cambiamento di marcia riscontrato per altri prodotti rispetto all'italiano. Certo, il microdettaglio è piuttosto curato, l'asse posteriore sempre attivo e preciso, i panning efficaci e suggestivi, ma a livello di dinamica complessiva e bordate dei sub, siamo al livello della traccia italiana. Che come abbiamo detto è ottima, ma sta di fatto che come traccia originale non siamo al top toccato in altre occasioni.