Squid Game 2, intervista a Lee Jung-jae: "La violenza psicologica è peggiore di quella fisica"

"Sfruttare la debolezza delle persone per terrorizzarle è un grande crimine": l'interprete del giocatore 456 e l'attore Wi Ha-jun ci raccontano il senso delle vendetta dietro la serie fenomeno. Su Netflix.

Lee Jung-jae e Wi Ha-jun sono i protagonisti di Squid Game 2

Un'idea tanto semplice quanto efficace: trasformare giochi d'infanzia, radicati nella memoria di tutti, come Un, due, tre, stella!, in prove di sopravvivenza terrificanti (e in una metafora della società). A supportarla un impianto visivo d'effetto, fatto di colori forti e allegri, in contrasto con la violenza mostrata, e oggetti concepiti per diventare immediatamente iconici, come le maschere con le forme geometriche e la gigantesca bambola assassina. Squid Game è il prodotto Netflix perfetto per catturare l'attenzione degli spettatori. E infatti è diventata un successo mondiale. Squid Game 2, con sette nuovi episodi, aveva quindi un compito difficile: essere all'altezza di tutto questo.

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Lee Jung-jae in Squid Game 2

Ma Hwang Dong-hyuk, che ha creato questa storia in un momento di grande difficoltà economica e ha quindi vissuto in profondità i temi che racconta nella serie, non si è lasciato distrarre dai premi (ha vinto anche un Emmy per la regia) e dai numeri. Si è preso il suo tempo, immaginando una continuazione perfettamente coerente con il suo discorso: Seong Gi-hun (Lee Jung-jae), dopo aver vinto i giochi, ha impiegato tutto il suo tempo, e i soldi vinti, per cercare chi c'è dietro questo spettacolo macabro. Tre anni dopo, esattamente quelli che abbiamo atteso anche noi per l'arrivo della seconda stagione, è pronto per mettere in atto la propria vendetta.

Il suo destino si incrocia con quello di Hwang Jun-ho (Wi Ha-jun), poliziotto che ha cercato disperatamente il fratello, per poi scoprire che si tratta di Front Man (Lee Byung-hun), capo della sicurezza dei giochi al servizio di questo sistema sadico. Entrambi motivati a portare giustizia, uniscono le forze. Abbiamo incontrato gli attori che li interpretano a Lucca Comics & Games 2024, dove Squid Game 2 è stata presentata in anteprima mondiale. Entrambi sono d'accordo: nella nostra intervista ci spiegano perché la violenza psicologica che vediamo nella serie sia ancora più disumana di quella fisica.

Squid Game 2: intervista a Lee Jung-jae e Wi Ha-jun

Nella prima puntata della seconda stagione di Squid Game Seong Gi-hun sembra quasi il personaggio di Liam Neeson nella saga di Io vi troverò: ha messo su una squadra per indagare e fare ricerche e la sua determinazione è assoluta. Perché le storie di vendetta sono così forti e affascinanti nel cinema e nelle serie coreane?

Lee Jung-jae: "Se la vendetta fosse una temperatura sarebbe molto calda: penso che sarà molto divertente per gli spettatori vedere il tentativo di vendetta di Gi-hun, a prescindere se avrà successo o no, e perché abbia preso questa decisione. Quando pensiamo alla vendetta ci possono essere tanti tipi di storie diverse: per questo è così intrigante".

"Ma lo spettacolo coreano non è fatto soltanto di storie di vendetta: abbiamo anche altri generi! Penso che il motivo per cui le persone associno questo genere alla Corea sia per via del successo della trilogia della vendetta del celebre regista Park Chan-wook. In Squid Game penso che sia un passaggio naturale per Gi-hun pensare di vendicarsi: non si tratta di vendetta personale però, sta cercando di fare giustizia".

Più che vendetta, desiderio di giustizia

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Hwang Dong-hyuk, Lee Jung-jae e Wi Ha-jun a Lucca

Per Wi Ha-jun il crimine commesso da chi ha organizzato i giochi è mostruoso: "Le persone che hanno creato i giochi sono sicuramente malvagie, perché mettono a rischio la vita delle persone per il proprio divertimento. Sfruttano la loro debolezza per terrorizzarle: è davvero un grande crimine. Sono persone tremende ed è per questo che Jun-ho ha questo grande senso di colpa e di responsabilità, che lo rendono determinato a fermarle. Anche lui è ossessionato dal fermare il gioco".

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I giochi sono una metafora della società

Come ci ha detto lo stesso Hwang Dong-hyuk nella nostra intervista su Squid Game 2, la serie è una critica alla società capitalista, in cui pochi godono dei benefici derivati dallo sfruttamento di molti. E in questi episodi ci sono nuovi giochi per rendere questa metafora ancora più chiara.

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Una scena di Squid Game 2

Lee Jung-jae però avverte: "Prima di tutto: questa serie non è adatta ai bambini piccoli. Bisogna che i genitori li controllino!". E poi spiega che, oltre a intrattenere, le prove mostrano un argomento che sta a cuore all'autore: "Penso che uno dei temi centrali della serie sia il fatto che la violenza psicologica sia anche peggiore di quella fisica. È per questo che vengono usati semplici giochi per bambini: i giochi dovrebbero essere divertenti e infantili, invece vengono trasformati in una mattanza, che i VIP si godono dall'alto. Questa è davvero violenza psicologica: per questo Gi-hun vuole assolutamente consegnare l'organizzatore alla giustizia e distruggere tutto. E penso che anche gli spettatori avrebbero provato lo stesso: per questo la serie è così coinvolgente".