Slow Horses 4, la recensione: una stagione più umana per la serie con Gary Oldman

Sono tornati Gary Oldman e i suoi Underdog. Ancora una volta tutto parte dalla scomparsa di un membro del gruppo, e ci ritroviamo a scavare nel passato (torbido) dell'agenzia. In streaming su Apple TV+.

I protagonisti di Slow Horses 4.

Ormai Apple TV+ ci ha abituati all'appuntamento annuale con le spie senza quartiere di Gary Oldman. Una delle serie per molti fiore all'occhiello della piattaforma, Slow Horses, torna infatti con gli episodi della quarta stagione, tratti questa volta da Spook Street, quarto romanzo della saga letteraria di Mick Herron vincitrice del CWA Gold Dagger Award, mentre già sappiamo che una quinta è in produzione, che adatterà il quinto capitolo London Rules.

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Tutto parte dai Cartwright in questa stagione

Una serie che potremmo avvicinare a Succession perché presenta la più improbabile delle squadre di una sezione disconosciuta dall'MI6 e in cui nessuno sopporta nessuno, non solo tra sottoposti ma anche a partire dall'agente messo a capo della Slough House, ovvero il Jackson Lamb di Gary Oldman, già personaggio iconico grazie alla sua caratterizzazione così respingente. Avrebbe sempre bisogno di una doccia, ha i calzini bucati e maleodoranti, e non si vergogna di emettere flatulenze in pubblico. In ogni stagione i cosiddetti "Slow Horses" del titolo devono sventare una minaccia internazionale che si rivela incredibilmente collegata al loro passato; dovrebbero imparare qualcosa di più sul mestiere e anche se non è sempre esattamente così, le nuove puntate li avvicinano sicuramente un po' di più al pubblico.

Spie emarginate e ripudiate, alla quarta

Ancora una volta, nonostante la serie dia il giusto spazio a tutti i protagonisti, partiamo da River Cartwright (il vincitore del BAFTA Scotland Award Jack Lowden) e da suo nonno David (un sempre impagabile Jonathan Pryce), oramai sempre più vicino all'Alzhaimer, che continua a portare segreti e bugie dalla "vecchia guardia" dell'agenzia; tempi in cui non solo Jackson ma anche la responsabile del Second Desk (una sempre affilatissima Kristin Scott Thomas) già lavoravano per i servizi segreti inglesi e hanno visto e vissuto gli anni d'oro dello spionaggio internazionale.
Questo confronto (e scontro) generazionale si acuisce ancora di più in questo quarto ciclo di episodi e rivitalizza lo show, approfondendo le dinamiche che già conoscevamo dei personaggi e portando alla luce segreti che non pensavamo potessero ancora esistere.

Slow Horses 3, la recensione: squadra che perde non si cambia

Slow Horses: una spy story antitetica al genere

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Jackson Lamb, "padre" putativo della Slough House

La partenza della quarta stagione è anche all'insegna dell'attualità: un terribile attentato colpisce il pieno centro di Londra, creando panico non solo tra i cittadini ma anche tra gli agenti. Si tratta di un caso isolato e quindi non applicabile a nessuna cella terroristica oppure l'inizio di una serie di morti di massa? Quale scenario sarebbe quello peggiore tra i due proposti? Mentre tutti devono affrontare questo nuovo nemico senza nome, dalla Francia arriva un uomo misterioso a minare il già delicato equilibrio della squadra, che aveva sofferto una perdita nel corso della seconda stagione. Potrebbe accadere di nuovo - la trama parte dalla scomparsa di uno di loro - e questo non solo li riporta nel baratro vissuto tempo addietro ma mette anche duramente alla prova i loro rapporti, già così stridenti e sul filo del rasoio.

La serie conferma la qualità di Apple TV+

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L'erede giovane di Lamb negli Slow Horses

La scrittura di Will Smith (Veep - Vicepresidente incompetente) e la regia, affidata ad Adam Randall, testimoniano la peculiarità positiva del servizio streaming che produce ed ospita la serie. Una sceneggiatura tagliente ricca di umorismo britannico nerissimo e di una regia dinamica che in questo frangente diventa più intima, proprio perché approfondisce i sentimenti dei personaggi. Sullo sfondo la fotografia gioca coi chiaroscuri per rappresentare quelli dei protagonisti, incredibilmente saturi di non detti pronti ad essere svelati. La forza dello show sono i rapporti tra i personaggi ma parallelamente anche la spy story che va contro gli archetipi del genere e alla fine della stagione riesce ad unire tutte le storyline solo apparentemente separate - il terzo ciclo è stato maestro in questo e oramai anche noi spettatori abbiamo imparato il trucco. Quindi nonostante venga meno l'effetto sorpresa possiamo rimanere comunque soddisfatti di come tutti i puntini vengano uniti alla fine.

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Hugo Weaving tra i nuovi arrivati di spicco nei nuovi episodi

Il cast adulto conferma la propria bravura e raffinatezza recitativa mentre alcune new entry si fanno largo tra la folla riuscendo ad inserirsi molto meglio nell'ensemble già rodato rispetto alle precedenti annate: Hugo Weaving è un ex agente CIA diventato mercenario, Joanna Scanlan è l'irresistibile nuovo capo dei Dogs dopo Duffy, Ruth Bradley e darà non poco filo da torcere a Lamb e ai suoi, mentre James Callis è il nuovo responsabile del First Desk che proverà a destabilizzare la mania del controllo di Diana, dopo gli ingranaggi messi in moto dalla donna nella terza stagione per ottenere il gradino più alto all'MI6. Il contrario di tutto ciò che potreste aspettarvi da una spy story è servito.

Conclusioni

Slow Horses 4 fa meglio delle passate stagioni, già valide, perché complici anche gli anni trascorsi c’è una maggior coesione sia a livello narrativo che soprattutto di cast, raccontando una storia maggiormente intima e vicina ai protagonisti. Personaggi che rimangono insopportabili ma gli vogliamo un po’ più di bene, a partire dal Jackson Lamb di Gary Oldman fino ai nuovi arrivati meglio inseriti dei precedenti. Aspettiamo con curiosità la quinta stagione.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • Il caso stagionale, che parte dai Cartwright.
  • Passato e presente dello spionaggio che si incontrano, ancora una volta.
  • Gary Oldman e l’ensemble degli interpreti, più affiatati (new entry comprese).
  • La scrittura tagliente e la regia più intima.

Cosa non va

  • Essendo una serie in cui tutti i personaggi sono detestabili, ha i pro e i contro di questo punto di partenza.
  • Le precedenti new entry funzionano meno, anche come storyline personali.