Conoscerete probabilmente James Callis come il miglior amico di Bridget Jones nell'omonimo franchise cult (chissà se tornerà nel quarto capitolo atteso per il prossimo) oppure se siete un po' più geek lo conoscerete come Gaius Baltar nella saga sci-fi di Battlestar Galactica. In queste settimane invece vi potreste essere abituati a vederlo con un altro volto, quello di Claude Whelman, il nuovo direttore generale dell'MI5 (i servizi segreti inglesi), denominato anche Prima Scrivania, in Slow Horses, la spy story di Apple TV+ giunta al finale. Mentre una quinta è già in produzione, basata sul romanzo di Mick Herron _London Rules, e la serie ha appena vinto l'Emmy alla Miglior Sceneggiatura, abbiamo fatto due chiacchiere con l'altra più importante new entry della stagione.
Un gruppo di spie
Arrivare alla quarta stagione di un progetto già avviato non è semplice, soprattutto se i personaggi non si sopportano l'uno con l'altro. La soluzione? Secondo James Callis partire da vergine: "Ho cercato di non pensarci affatto (ride), non sono un attore di metodo. Ho semplicemente pensato che sarebbe stato il primo giorno per tutti insieme come nuovo gruppo, loro non sapevano cosa avrei fatto io, e viceversa. L'accoglienza però devo dire è stata molto calorosa da parte loro, molto energica ma anche molto di supporto, sono una squadra affiatata che si conosce molto bene. In una parola, sembrerà sciocco dirlo, sono stati molto professionali. C'è molto senso dell'umorismo sul set e questo aiuta a raccontare una storia di spie in cui comunque i personaggi rischiano la propria vita".
Il gioco di potere tra Claude e Diana nella stagione 4
"Lavorare con Kristin Scott Thomas è stata una gioia assoluta", ci dice Callis parlando del rapporto tra i loro personaggi che iniziano un botta e risposta tragicomico nei nuovi episodi: "Parte della dinamica tra loro due, che è un gioco delle parti è che Claude è come un cane ingenuo e bisognoso di attenzioni che si ritrova in una vasca piena di squali, quasi un pesce fuor d'acqua. Lui è molto contento di essere in questo passo a due con lei, viceversa lei per niente (ride). È molto interessante testare la pazienza della donna in questa situazione, dato che è abituata a far fuori chiunque si metta sulla propria strada. Lui sta lentamente imparando da lei ma evidentemente non abbastanza veloce". Basti pensare al piano a lungo termine messo in atto da Diana nella terza stagione per prendersi proprio per quel posto.
Il loro è anche una sorta di gioco del gatto col topo: in questo scenario, secondo Callis, Claude dovrebbe essere visto sicuramente come il topo. "Ma lo vedo più avvicinabile ad un cagnone come dicevo prima (ride). Molto affidabile, credulone, vuole fare la cosa giusta ma non è il gesto più appropriato al momento. Siamo in un'arena diversa fatta di machiavellico pragmatismo e dei più svariati espedienti per sopravvivere. Penso che fin dal nome sia un personaggio interessante, soprattutto nel Regno Unito di oggi (ride). Dice tutto senza dire nulla".
Continua: "Claude è un po' troppo rifinito e raffinato per quel tipo di ambiente, non abbastanza spietato. Sei il direttore generale dell'MI5, sei nel controterrorismo, pensi che la minaccia siano le persone che vogliono destabilizzare lo status quo, ma in realtà devi guardarti le spalle da chi ti porta i documenti in ufficio (ride). Sei sull'autobus ma allo stesso tempo è come se ci venissi buttato sotto".
Una tazza di tè nella serie Apple Tv+
Un elemento tipico degli inglesi è una corroborante tazza di tè. Ci racconta Callis: "Dovrei dire istintivamente che ne prenderei una con Claude, immagino, ma in realtà penso non lo prenderei con nessuno dei personaggi (ride). Al massimo forse con Catherine Standish: chissà che lei e Claude non vadano d'accordo instaurando una bella conversazione. La differenza è che Claude ha bisogno di piacere agli altri. Invece vorrei che facesse semplicemente il proprio lavoro senza quella morbosa necessità! Forse prenderei qualcosa di più forte di una tazza di tè con lui".
A proposito di tè, un tipo di miscela adatta a descrivere la serie e il personaggio? "Penso che Claude sarà sicuramente un Earl Grey ma se lo dovesse descrivere Diana diventerebbe una Lady Grey (ride), un po' troppo debole e tiepido, mentre Slow Horses direi decisamente un English Breakfast: audace, fermo e deciso riguardo al colore e al sapore. Guardare lo show è come ammirare un'immagine del Regno Unito, a partire dall'essere molto autoironici, colmi di british humour, non so nemmeno se sia sotto la superficie o subito davanti".
Slow Horses 4, Saskia Reeves e la sua Catherine Standish: "Gli attori sono come spie!"
L'unicità di Slow Horses
Slow Horses è una spy story diversa da tutte le altre, come ha dimostrato in questa quarta stagione. Dice Callis: "Un racconto molto realistico e 'terra terra'. Per prepararmi al ruolo ho avuto l'opportunità di conoscere alcune persone che sono state dei veri agenti dell'MI5 e mi hanno raccontato la quantità abnorme di scartoffie da riempire e compilare. Devi sempre fare un controllo incrociato e spesso i documenti non sono nemmeno nello stesso edificio. Stiamo parlando di anni di faldoni, ogni informazione è collegata a tutte le altre. Uno di loro mi ha detto che non puoi presentarti ed essere vago su cosa stai cercando, ma anzi la richiesta dev'essere molto precisa con numero, lettera e anno del documento".
Scatta in chiusura di intervista il paragone col mondo dello show business: "Una sorta di dietro le quinte che spesso diciamo anche noi attori: 'Non è così glamour come sembra' (ride). Ci sono molte file, attese e burocrazie da superare. Ti sporchi le unghie d'inchiostro più che le mani di sangue, contrariamente a quanto ci hanno abituato la letteratura e l'audiovisivo, da James Bond in poi. Niente donne affascinanti e pericoli ad ogni angolo. Eppure è altrettanto letale e minaccioso. A telecamere spente, quando finivamo di girare, mi sono reso conto che non avrei voluto quel lavoro nella vita reale per nulla al mondo, un bagaglio troppo pesante da portare".