Il 9 novembre del 2012 arrivava nelle sale statunitensi, dopo l'esordio europeo di fine ottobre, uno dei capitoli più complessi e rilevanti della saga di James Bond: Skyfall. Diretto da Sam Mendes, Skyfall è il terzo dei cinque film con Daniel Craig nel ruolo di 007, ed è probabilmente il più importante fra di essi, per molteplici ragioni. Innanzitutto, per una resa spettacolare straordinaria, con scene d'azione che sono entrate di diritto nella storia della serie. Poi, per una cifra drammatica molto evidente, come già accaduto in precedenza per Casino Royale, ma qui nuovamente affermata coinvolgendo stavolta il personaggio di M. Infine, per il successo globale ottenuto, con un incasso al botteghino internazionale che si è attestato a 1,11 miliardi di dollari, il più alto della storia della saga e, al netto dell'inflazione, leggermente superiore anche a quello di due capitoli storici come Missione Goldfinger (1964) e soprattutto Thunderball - Operazione Tuono (1965). A distanza di dieci anni dall'uscita di Skyfall e dopo la conclusione del ciclo Craig, riscopriamo nel dettaglio il film e il peso che esso ha avuto nella serie di James Bond, al momento in attesa di ripartire dopo la conclusione giunta con No Time to Die.
All'inferno e ritorno
Istanbul. James Bond (Daniel Craig) e Eve Moneypenny (Naomie Harris) stanno inseguendo un mercenario, il quale ha sottratto un disco rigido contenente fondamentali informazioni su agenti sotto copertura. Mentre 007 ingaggia una lotta con il criminale su un treno in piena velocità, M (Judi Dench) ordina a Moneypenny di colpire il nemico con un'arma a distanza. La giovane agente, però, sbaglia obiettivo, sparando accidentalmente a Bond, che precipita in un fiume.
James viene creduto morto. In realtà, seppur ferito, egli è riuscito a salvarsi, ma decide di prendersi un periodo di riposo. Nel frattempo, M finisce sotto accusa da parte del governo, e in particolare su iniziativa di Gareth Mallory (Ralph Fiennes), il quale ritiene che l'MI6 vada completamente rivisto e che per la donna sia giunto il momento di andare in congedo dal servizio. Di lì a poco, però, si verifica un'esplosione nel palazzo dell'intelligence britannica: si tratta di un attentato.
Dopo aver saputo dell'accaduto, James Bond decide di rientrare a Londra e presentarsi a M. Per poter tornare operativo, 007 deve sottoporsi a dei test fisici e psicologici, che in realtà non supera ma, grazie all'intervento del suo capo, otterrà nuovamente la licenza di uccidere. Così, Bond si metterà ancora una volta sulle tracce di Patrice: a Shangai scoprirà che il mercenario lavora in realtà per Raoul Silva (Javier Bardem), un ex agente dei servizi segreti britannici mentalmente disturbato e in cerca di vendetta contro M...
Skyfall: perché il finale è uno dei più importanti per la saga
La genesi di Skyfall
Con Casino Royale e Quantum of Solace, la saga di James Bond aveva conosciuto una profonda riscrittura. Non più capitoli a sé stanti ma film narrativamente concatenati, con uno sviluppo univoco del protagonista. Il 007 di Daniel Craig si era già presentato nella sua complessità: glaciale, spietato, ma anche vulnerabile sul piano emotivo, soprattutto quando si era innamorato della bellissima Vesper Lynd, prima che la perdesse tra le acque di Venezia credendo di essere stato tradito.
Skyfall segna la chiusura di un cerchio, in particolare nel rapporto tra Bond e M: spesso conflittuale, ma inossidabile. In realtà, il personaggio interpretato da Judi Dench era già presente nella quadrilogia con Pierce Brosnan: per la prima volta nella serie, con Il mondo non basta, M era stata inserita nel fulcro della trama del film, non più in maniera collaterale. Con il ciclo Craig si è compiuto un passo in avanti ulteriore, poiché tra lei e 007 non c'è soltanto un rapporto tra superiore e "dipendente", ma anche tra mentore e allievo e, soprattutto, tra madre e figlio, considerata anche la differenza d'età e il ruolo di riferimento rivestito da M.
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Alle origini di James
Ma c'è una figura che irrompe, in maniera drammatica, in Skyfall. È quella di Raoul Silva, che si pone sullo stesso piano di James Bond nei confronti di M inserendosi nel sistema dell'intelligence britannica, che mai era stata attaccata con tale violenza nei precedenti capitoli della saga.
Silva è un ex agente dell'MI6, e il suo vero nome è Tiago Rodriguez. Ma egli è adesso spinto dalla vendetta contro M, poiché durante una missione ella lo aveva "venduto" ai cinesi, abbandonandolo al suo destino. Certamente interessante la scelta degli sceneggiatori John Logan, Neal Purvis e Robert Wade, che hanno disegnato uno schema inedito per la serie: Silva si pone come "figlio" tradito di M e dunque come "fratello" di James, essendo quest'ultimo l'agente più vicino al capo dei servizi segreti. Bond, rimasto orfano molto giovane e assolutamente restio nel parlare delle proprie origini, viene qui coinvolto da un suo ex collega impazzito in una sfida senza quartiere: da una parte il criminale che vuole colpire M, dall'altra Bond che deve difenderla a ogni costo.
Silva si introduce così nella sfera privata di Bond, il quale dovrà adattarsi alle inattese circostanze. Anche Skyfall, come da tradizione, avrà delle ambientazioni internazionali, ma la parte centrale del film sarà all'interno di Londra: nei suoi palazzi, nelle sue strade e nella metropolitana, ed è anche questo un elemento scenografico quasi unico nella saga, che raramente della capitale britannica aveva fatto il teatro degli scontri tra 007 e i suoi nemici. Ma non basterà: il finale, infatti, sarà lontano dal contesto cittadino, e si consumerà nella brughiera scozzese, la terra natia di James.
Un epico duello tra Silva e Bond, fino all'ultimo colpo. 007 farà della propria magione d'infanzia il baluardo di difesa per M, e fronteggerà gli sgherri del criminale con tutte le risorse a sua disposizione (e l'aiuto del vecchio guardacaccia Kincade, interpretato da Albert Finney). Finché il confronto tra i due "figli" non sarà inevitabile. Il ritorno alla tenuta di Skyfall, lì dove era cresciuto con i propri genitori, sarà un'ulteriore discesa nell'abisso per James: stavolta non in fondo a un fiume, ma nel mare dei dolorosi ricordi, che riaffioreranno sfuggevoli, mentre tra la nebbia della vallata apparirà il malefico Silva.
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Sam Mendes tra Mann e Nolan
Dal punto di vista tecnico e spettacolare, Skyfall è certamente uno dei film della saga di James Bond dal maggiore impatto. La regia di Sam Mendes e, complessivamente, l'intero sforzo produttivo, sia dal punto di vista scenografico che dell'utilizzo degli effetti speciali e visivi, hanno regalato alla pellicola una cifra artistica altissima, determinante per il successo ottenuto. Dopo un capolavoro quale Casino Royale e un film forse meno riuscito, ma estremamente spettacolare come Quantum of Solace, alzare ancora l'asticella era un chiaro intento di Metro-Goldwyn-Mayer e EON Productions, che non a caso hanno scelto un autore come Mendes (già premio Oscar per American Beauty) per dare un'impronta ancora più decisa al ventitreesimo capitolo della saga.
E il regista britannico ha certamente sorpreso il pubblico. Skyfall è un action drammatico che si prende i propri tempi, approfondendo ogni aspetto con grande attenzione alla scrittura, in una fusione perfetta tra il tocco di Mendes e la sceneggiatura di Logan, Purvis e Wade. Ma fa anche qualcosa di più: omaggia il miglior cinema d'azione degli anni Novanta e Duemila, rendendosi a sua volta come un riferimento del genere.
Infatti, Mendes ha seguito due altri maestri della macchina da presa, traendo spunto e cogliendo l'essenziale: si tratta di Michael Mann e di Christopher Nolan, e in particolare dei loro Heat - La sfida (1995) e Il cavaliere oscuro (2008).
Il film con Al Pacino e Robert De Niro protagonisti è il caposaldo degli heast movie: rapine e inseguimenti in una lotta senza quartiere tra il tenente Vincent Hanna e il criminale Neil McCauley, sullo sfondo urbano di Los Angeles. Il secondo capitolo della trilogia di Batman è il cinecomic per eccellenza, in grado di riscrivere le regole del genere supereroistico. Due capolavori a confronto che in Skyfall vengono citati a più riprese. Silva non è poi così lontano dal Joker contro il quale il Vigilante di Gotham deve lottare: i duetti tra Christian Bale e Heath Ledger ricordano da vicino quelli tra Daniel Craig e Javier Bardem, che interpreta magistralmente il folle ex agente in cerca di rivalsa.
Così come fa Joker in The Dark Knight, anche Silva si lascerà catturare per portare avanti il proprio piano eversivo, colpendo le istituzioni senza scrupoli; e infine, sfidando in campo aperto Bond, senza risparmiargli nulla. La fuga tra le strade di Londra dello stesso Silva, poi, ricorda senza dubbio quella di McCauley tra i palazzi e i grattacieli, attraverso inquadrature ben calibrate che rendono la metropoli britannica protagonista come mai in precedenza.
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La musica di Skyfall
La saga di James Bond non è mai stata particolarmente apprezzata dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Fino al 2012, erano state riservate alla serie soltanto due statuette: una per Missione Goldfinger (miglior montaggio sonoro) e un'altra per Thunderball (migliori effetti speciali). Con Skyfall si è spezzato finalmente un digiuno durato quasi cinquant'anni: Oscar ancora per il miglior montaggio sonoro e, soprattutto, per la miglior canzone originale (intitolata come il film), cantata da Adele e scritta dalla cantante britannica con Paul Epworth. Un brano straordinario che attraverso sonorità classiche regala un tocco di classe alla pellicola, evidenziandone la drammaticità. La partitura del film, composta da Thomas Newman, completa il quadro musicale con altrettanta efficacia.
È, del resto, molto difficile trovare dei difetti a Skyfall: il James Bond più oscuro è anche quello più perfetto.