Sky Rojo 3, la recensione: l'amore lascerà il posto a qualcos'altro…

La recensione di Sky Rojo 3: la terza stagione della serie, disponibile in streaming su Netflix dal 13 gennaio, fa ripartire di fatto la storia dopo che le prime due avevano (temporaneamente) chiuso la vicenda, proprio come avveniva con La casa di carta.

Sky Rojo 3, la recensione: l'amore lascerà il posto a qualcos'altro…

Una telefonata ti allunga la vita. Lo diceva un famoso spot pubblicitario. Ma nel mondo di Álex Pina, il creatore de La casa di carta e della serie di cui vi parliamo oggi nella recensione di Sky Rojo 3, disponibile in streaming su Netflix dal 13 gennaio, è tutto diverso. La terza stagione della serie fa ripartire di fatto la storia dopo che le prime due avevano (temporaneamente) chiuso la vicenda, proprio come avveniva con La casa di carta. E, se in quella serie era stata una telefonata di Rio a Tokyo, intercettata dall'Interpol, a far ripartire la caccia alla banda del Professore, qui è un'altra telefonata a creare il panico. È quella che Gina fa alla propria madre a Cuba per darle una notizia: gli sgherri di Romeo la intercettano e così l'ex protettore delle tre ragazze può ricominciare a dar loro la caccia. Il fatto che schemi del genere si ripetano è sintomatico di una serie di cose di cui parleremo. Ma vi possiamo anticipare che Sky Rojo, arrivata alla terza stagione, di cui abbiamo visto i primi due episodi, ci sembra una serie ripetitiva nei temi e nelle situazioni.

Coral, Wendy e Gina: la quiete prima della tempesta

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Sky Rojo 3: una foto di scena

Coral (Verónica Sánchez), Wendy (Lali Espósito) e Gina (Yany Prado) sono riuscite a fuggire da Romeo, e anche a rubargli una somma sconsiderata di denaro. Per riciclarlo hanno aperto una pasticceria in un paesino sperduto nel nulla e lontano da tutto. Coral è però tormentata dagli incubi. Wendy è attratta da una ragazza che fa la benzinaia nella stazione di servizio del paese. Gina è incinta, ha trovato un uomo che la ama e che vuole sposarla. Sembra un idillio, ma è soltanto la quiete prima della tempesta. E proprio Gina, che vuole portare in Spagna il figlio che ha lasciato a Cuba, si tradisce e telefona alla madre. Ed è proprio questa telefonata ad essere intercettata e a scatenare l'inferno.

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Il punto di vista di Moisés

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Sky Rojo 2: una foto di scena della seconda stagione

Detto che stiamo valutando la terza stagione di Sky Rojo sulla base dei primi due episodi che fanno da introduzione e fanno storia a sé, la prima novità che balza agli occhi, anzi alle orecchie, è che c'è una doppia voce narrante. A quella di Coral, che ci ha accompagnato finora nelle prime due stagioni di Sky Rojo e lo fa anche in questa, c'è quella di Moisés (Miguel Ángel Silvestre), un uomo che, nelle stagioni precedenti - e tutto ci lascia intendere che sarà così anche in questa - è sempre stato combattuto tra la fedeltà al suo capo, Romeo, e a una sorta di empatia con le tre ragazze. Sentire anche il suo punto di vista ci permetterà, forse, di vedere la storia da un'angolatura diversa. Ma basterà?

Un mix temerario di melodramma, telenovela, comicità e pulp

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Sky Rojo 3: una scena della terza stagione

Tornando al discorso della telefonata come espediente per far ripartire la storia, il fatto che uno schema simile si ripeta in due serie diverse come La casa di carta e Sky Rojo può essere visto in due modi. Il primo è che Álex Pina abbia dei marchi di fabbrica che si ripetono in tutti i suoi prodotti. L'altro, che depone meno a suo favore, è che torni su schemi già visti per mancanza di idee. Sky Rojo, arrivata alla terza stagione, si conferma un mix piuttosto temerario di melodramma, telenovela, azione, comicità e pulp. È un mix di generi che, anche se con dosaggi diversi, in qualche modo ne La casa di carta funzionava. In Sky Rojo tutto questo funziona molto meno. La forza de La casa di carta era nell'intreccio, nell'iconografia e nei personaggi che, per quanto stilizzati, erano approfonditi, disegnati bene, e che riuscivano a far scattare l'empatia con lo spettatore. Qui tutti questi elementi vengono a mancare, nonostante la simpatia dell'autore per le tre protagonista ci sia, e in qualche modo ci capiti di voler bene a loro, ma senza mai innamorarci del tutto.

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Come Thelma & Louise

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Sky Rojo 3: un'immagine della terza stagione

Come abbiamo detto in occasione delle stagioni precedenti, è proprio la simpatia dell'autore per le ragazze il problema della serie. Perché volendo denunciare lo sfruttamento e la violenza nei confronti di queste donne, Álex Pina finisce per caderci dentro. Ci sembra che la violenza della serie sia sempre troppo compiaciuta e che, invece di difendere le ragazze, si finisca per oltraggiarle ancora. Si finisca, cioè, per indugiare su degli atti violenti senza prenderne adeguatamente le distanze. Certo, in queste due puntate abbiamo ancora visto poco: ma l'arsenale bellico messo in piedi da Romeo per cacciare queste ragazze sembra presagire una terza stagione sulla falsariga delle prime due. In quella caccia alle tre ragazze ci sembra di rivivere l'eccesso del finale di Thelma & Louise (uno dei modelli di Sky Rojo, come scritto in precedenza, sono proprio le eroine di Ridley Scott).

Un gioco di citazioni

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Sky Rojo 3: un'immagine della serie

Certo, Sky Rojo è una serie che non annoia, che scorre veloce (la durata degli episodi, 30 minuti, aiuta molto) che colpisce sempre con una serie di trovate visive e di citazioni più o meno volontarie. Quelle mura che si stringono attorno a Coral mentre è a letto, per cercare di trasmetterne l'ansia, riprendono una famosa scena di Guerre stellari (Episodio IV - Una nuova speranza). Il trip di Coral dopo la prima "botta" di droga ha un che del cinema di Almodovar (un mondo da cui quello di Álex Pina è molto distante) e quella immaginifica "linea" per nulla sottile fatta di droga che divide Coral dalle altre due sembra citare Trainspotting, ma anche l'altro prodotto di Pina, White Lines, fin qui la meno riuscita delle produzioni Vancouver Media.

Quel senso di vergogna

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Sky Rojo: un'immagine tratta dalla serie Netflix

Eppure, qualcosa di buono in Sky Rojo ci sarebbe. Vediamo se sarà portato avanti nei prossimi episodi. È quel senso di vergogna, drammatico, di ogni donna che è stata una prostituta, che porta al fatto di non poter davvero dire quello che si è state. È la sensazione dolorosa di aver vissuto una vita che, anche se passata, non se ne andrà mai da loro. Soprattutto, non di può dire cosa si è state all'uomo che si ama. Altrimenti, "l'amore lascerà il posto a qualcos'altro: la pietà, i dubbi, la compassione". La scena in cui Gina, senza dire niente, riesce comunque a dire tutto, è commovente. Vedremo se momenti simili torneranno nel prosieguo della stagione, o andranno persi come lacrime nella pioggia.

Conclusioni

Nella recensione di Sky Rojo 3 vi abbiamo parlato di una serie che ci sembra ripetitiva nei temi e nelle situazioni. Si tratta di un mix piuttosto temerario di melodramma, telenovela, azione, comicità e pulp; un mix di generi che, anche se con dosaggi diversi, in qualche modo ne La casa di carta funzionava. In Sky Rojo tutto questo funziona molto meno.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Il cast si diverte e funziona.
  • Gli episodi hanno ritmo, in virtù della durata di 30 minuti, e intrattengono.
  • Il discorso sul passato che non si può raccontare è intenso e interessante.

Cosa non va

  • Arrivato alla terza stagione, il gioco sembra diventare ripetitivo.
  • La serie non ha la forza de La casa di carta, a causa di personaggi disegnati con meno cura.
  • La denuncia della violenza sulle donne rischia di diventare altra gratuita violenza.