Doveva essere un incontro di coppia, ma Ricky Tognazzi è stato bloccato a casa da un malessere. Simona Izzo, però, fa per tre e riesce a catalizzare l'attenzione dei giovani presenti a Giffoni con la passione per il proprio mestiere di autrice cinematografica, per la sua numerosa famiglia e con opinioni ben precise su ciò che la circonda. La Izzo, nota per il carattere deciso, non fa sconti per nessuno, ma quando viene stimolata a parlarci di sé non si lascia pregare troppo.
Simona, oome si fa ad attrarre i ragazzi e a portarli al cinema?
Simona Izzo: Non lo so. Secondo me sono i ragazzi che dovrebbero attrarre gli autori. Come scrittrice io mi occupo spesso della gioventù. Canone inverso - making love ha ispirato molti giovani a suonare il violino. La scorta era un film di ragazzi, morti mentre svolgevano il loro lavoro, e anche Ultrà era un film che fotografava un certo tipo di giovani.
Il teatro è l'arte dle presente, quindi non deve mai finire, ma vive nell'attimo. Il cinema invece rimane, è un arte non solo del presente, ma anche del passato e del futuro. Verlaine diceva: "Il cinema non morirà mai perché noi abbiamo tutti bisogno di vederci vivere". Con internet i giovani diventano direttori della propria televisione perché scelgono cosa vedere senza vincoli e senza raccomandazioni.Anche io talvolta riprendo la realtà, realizzo i miei piccoli film e li metto su YouTube.
Quindi sei a favore di un cinema realista?
Io credo nella libertà dell'autore. Ogni film è un prototipo e può esprimere con libertà una visione. La cosa importante è che nasca da un'emozione perché se viene creato a tavolino non funziona.
Come è nata la tua passione per la scrittura?
Io sono una sceneggiatrice e ho cominciato perché quando avevo 12 anni sono stata operata di appendicite. In realtà volevo sfuggire alla scuola, ma in ospedale ho incontrato un bambino di nome Omar malato di leucemia. Io avevo con me un libro di favole, ma quando ho finito di leggerlo lui mi ha convinto a inventare le fiabe. Alla fine non volevo più uscire dall'ospedale perchè condividevo con quel bambino qualcosa di speciale. Così io ho cominciato a scrivere per consolare un'altra persona e in seguito ho capito che avevo bisogno di consolare me stessa e il dolore che mi porto dentro.
Nessuno lo sa. Molti puntano a fare film per accattivarsi il pubblico giovane, ma , come dicevo prima, non esiste una formula. Quando ho realizzato Maniaci sentimentali è stato un grande successo, ma nessuno se lo aspettava. Poi ho fatto altri film che però sono andati male in sala. La fortuna dei giovani, oggi, è che possono realizzare film con mezzi leggeri con estrema facilità. Questo è l'inizio per raccontare una storia.
Dal 2003 non fai più la doppiatrice. Ti manca questo mestiere?
Mi manca un po' il buio della sala. Io ho cominciato a doppiare perché mio padre faceva il regista. Il doppiaggio è stata la mia vera scuola di recitazione. A cinque anni mi hanno portato in una sala da Vittorio De Sica. C'era bisogno di doppiare un bambino, ma io non volevo assolutamente farlo perché volevo doppiare solo femmine. De Sica mi ha risposto che maschi e femmine hanno la stessa voce da piccoli. Alla fine mi sono messa a piangere e lui ha inciso la mia voce nel film. Mi sono sentita tradita, ma poi ho capito che tutti i registi ti tradiscono perché vogliono prendere da te ciò che tu non vorresti mai dar loro.
Cosa pensi della polemica sul doppiaggio e sulla lingua originale?
E' vero, in alcuni casi il linguaggio rovina la recitazione degli attori, ma in molti altri casi li migliora. Credo che il doppiaggio sia un male necessario, però ci dovrebbero essere delle sale che ci permettano di vedere il film in lingua originale. Il pubblico deve poter scegliere.