Roma, esterno, giorno. Un paio d'anni fa viene annunciato Loro, il nuovo film di Paolo Sorrentino che racconterà Silvio Berlusconi. Tutti si chiedono immediatamente se abbia senso, se non sia fuori tempo massimo. Le risposte, dopo aver visto Loro 1 e Loro 2, sono ben chiare: sì, ha senso, e no, non è fuori tempo massimo, vista la chiave di lettura scelta dal regista de La grande bellezza, quella della "tenerezza", dell'umanità, dell'immaginazione.
Ma tutti si chiedono anche una cosa: chi farà Silvio Berlusconi? Mentre gira una fake news secondo cui il prescelto sarebbe stato Massimo Boldi, subito smentita, in quell'esterno giorno io mi trovo in un parco giochi, dove ne parlo con un mio amico e collega, mentre portiamo i bambini a giocare. "Vuoi vedere che lo fa Toni Servillo?", butto lì come battuta. Dopo qualche tempo viene annunciato proprio Servillo come protagonista del film. Servillo che era stato già Andreotti. La scelta lì per lì lascia un po' perplessi. Ma, appena visto il doppio film di Sorrentino, è una scelta perfetta. Siamo andati a ripercorrere tutti i volti di Silvio Berlusconi sul grande e piccolo schermo di questi anni, prima di Servillo. E nella galleria dei migliori Berlusconi della nostra vita ci sono altre perle.
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Elio De Capitani (Il Caimano)
Il primo, grande film su Silvio Berlusconi è stato Il caimano. Un vero caso, all'epoca, oltre che un gran film, metacinematografico, ispirato. E anche schierato. Il caimano è un film nel film, in cui si immagina che una regista, Teresa (Jasmine Trinca) voglia fare un film su Berlusconi che nessuno vuole produrre. E, forse, nessuno vuole interpretare. Nanni Moretti sceglie di far interpretare Berlusconi a tre attori diversi. Il primo, il Berlusconi dell'ascesa, che il produttore Bruno (Silvio Orlando) immagina leggendo la sceneggiatura, è Elio De Capitani. L'attore interpreta psicosomaticamente il futuro premier (con tanto di annuncio della discesa in campo riproposto tale e quale), affinché non ci siano dubbi sul fatto che si parli proprio di lui. È un Berlusconi identico, perché appare attraverso l'immaginazione di Bruno, e quella che avremmo tutti noi leggendo la sceneggiatura, associandola immediatamente a un volto e un look. È il costruttore che vuole "un quartiere che induca all'ottimismo", il tycoon che fonda la tv commerciale, dicendo alle donne "l'ho fatto per voi, aspettavate tutto questo da anni", entra nel mondo del calcio e della politica, chiedendo sostegno a tutti. È in questa fase del film, la lettura della sceneggiatura, che compare la domanda "Tutti questi soldi da dove vengono?": è quella che la Veronica Lario di Elena Sofia Ricci fa al marito nelle scene finali di Loro 2.
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Michele Placido (Il Caimano)
Nella seconda parte de Il caimano arriva finalmente un grande attore, che accetta di essere Berlusconi nel film di Teresa. È Michele Placido, che impersona un attore vanesio e un po' istrione, un attore che più che Berlusconi mette in scena se stesso, più che il Potere la sua idea di Potere. Lo vediamo durante le prove del film che verrà, ed è un Berlusconi gigione ed edonistico, che mette in luce il suo lato più suadente e mellifluo, il suo essere attore, qualcuno che, come dirà Veronica in Loro 2, vive in una "lunghissima, ininterrotta, messinscena". Ma la presenza di Michele Placido ne Il caimano svela anche l'altra natura del film di Nanni Moretti, che non è solo una stilettata verso il Cavaliere, ma anche una critica all'ambiente del cinema italiano. E a quegli attori che si proclamano di sinistra, citando a più non posso Gian Maria Volonté, e poi finiscono per andare dove li porta il denaro. E verso quel film su Cristoforo Colombo...
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Nanni Moretti (Il Caimano)
Nanni Moretti era stato già un grande politico corrotto, Botero, ne Il portaborse. E torna a impersonare un politico nel sorprendente finale del suo film. Una volta che l'attore principale ha lasciato il ruolo, è proprio Nanni Moretti, che era stato interpellato in precedenza, interpretando se stesso, a vestire i panni di Berlusconi nelle scene dell'auspicato finale del film di Teresa: la sua condanna. Moretti dà a Berlusconi il suo lato più perfido e arrogante, superbo. Il Berlusconi interpretato da Moretti, che dice "la legge è uguale per tutti, ma io sono più uguale degli altri, perché sono stato eletto dal popolo", mentre nel film scoppia una sommossa incendiaria davanti al Palazzo di Giustizia, da un lato si avvicina molto al vero Berlusconi di quel periodo. Dall'altro fa sì che quelle parole, slegate dal personaggio e dal suo seguito, messe in bocca a un attore che le dice in modo grave, serio, solenne, diventino effettivamente quelle che sono: qualcosa di inaudito, sovversivo, gravissimo. È la Giustizia che brucia.
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Paolo Pierobon (1993)
Tra il Berlusconi di Moretti e quello di Sorrentino ce n'è stato un altro, sorprendente, autentico, indelebile. È quello di Paolo Pierobon che appare in 1993, la serie in tre stagioni (1992, 1993, 1994) che racconta un triennio fondamentale nella nostra storia, quello di Tangentopoli, la Seconda Repubblica, l'ascesa di Forza Italia. Quel Berlusconi, come il Di Pietro di Antonio Gerardi, ha una statura diversa da quella che ha oggi. È colto nel pieno della sua gloria, in un tempo lontano, ignaro del declino. È un personaggio quasi letterario, archetipico, mitico. La scrittura di Sardo, Rampoldi e Fabbri, e l'interpretazione di Pierobon, sobria, asciutta, secca, lontana dalla caricatura e senza bisogno di grande trucco, ne fanno un personaggio perfetto, un Berlusconi originale e lontano da tutti quelli visti finora. Stefano Sardo ci ha raccontato che il segreto è stato lasciar fuori l'ideologia e sposare un punto di vista interno. Dal punto di vista di uno che era al suo fianco, come Leo Notte (Stefano Accorsi), quel Berlusconi è un gigante. Ed è così che deve apparire per essere funzionale al racconto di 1993.
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Toni Servillo (Loro)
Agli antipodi del Berlusconi di Pierobon c'è quello di Toni Servillo. Uno è il Berlusconi in ascesa, l'altro è il Berlusconi in stallo, e poi all'inizio del declino. Il Berlusconi di Servillo ha una cadenza milanese perfetta, che non è mai caricaturale: è figlia del suo lavoro a teatro sulla Trilogia della Villeggiatura di Goldoni, e un po', ma forse è una suggestione nostra, di Guido Nicheli. Il Berlusconi di Loro è ancora una volta il brutto che diventa bello, un tipico tratto della poetica di Sorrentino: è bello perché riesce a farcelo capire, a farcelo trovare interessante. Servillo è magistrale quando duetta con se stesso, con quell'Ennio (Doris) dai capelli biondi e i luminosi occhi blu, il suo alter ego, il suo passato da venditore. Ed è tremendamente intenso nel momento dell'addio di Veronica Lario (Elena Sofia Ricci): il suo Berlusconi diventa un personaggio tragico. È un momento viscerale, vero, doloroso: per Silvio, per Veronica, ma anche per tutti noi. Perché è il momento in cui capiamo che quella storia d'amore non è stata solo con Veronica, ma con l'Italia (o meglio, una parte), e la fine di questa storia è qualcosa in cui abbiamo perso tutti. Truccato con un pesante cerone in volto, con i capelli nero pece (del resto è l'originale che è truccato così), Servillo è una maschera. Ma è la maschera che, come diceva Oscar Wilde, rivela invece che nascondere.
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Silvio Berlusconi
C'è ancora un Berlusconi che è arrivato sul grande schermo. È Berlusconi stesso, il migliore, irraggiungibile da qualunque attore. Appare in immagini di repertorio ne Il Caimano (ma anche in Quando c'era Silvio di Deaglio, in Viva Zapatero! della Guzzanti). Sono le immagini, indimenticabili, in cui definisce "kapò" un deputato tedesco e "turisti della democrazia" gli altri europarlamentari: un momento talmente incredibile da non poter entrare in nessuna fiction. Un fenomeno che all'estero non riuscivano, e forse non ci riescono ancora, a capire. Tanto da dire, come il produttore polacco che doveva finanziare il film nel film di Teresa ne Il caimano, "siete così buffi, ridicoli, siete un popolo a metà tra l'orrore e il folklore".