La rivoluzione che la Juliette di Rebecca Ferguson ha scatenato nella seconda stagione di Silo, ogni venerdì su Apple TV+, parte dal fondo. Ma finisce per colpire tutti i livelli della catena alimentare all'interno della struttura. Soprattutto i meccanici, tacciati di colpe e crimini non loro dai piani alti pur di metterli a tacere.
Tra questi, non solo Knox e Shirley, ma anche altre due persone vicine alla protagonista: Martha Walker, mentore e seconda madre per la giovane donna fin da quando era piccola, e la sua ex moglie Carla McLain, che lavora alla fornitura. Le loro strade si erano divise per poi rincontrarsi in occasione della ribellione. Parola delle loro interpreti.
Silo 2: video intervista a Harriet Walter e Clare Perkins
Juliette più che un'eroina è il simbolo non solo della ribellione ma anche della libertà. Martha e Carla fanno il possibile per mantenere vivo quel sentimento, anche se pensano che sia morta. Quanto sono importanti i simboli per la massa, specialmente oggi?
Dice Harriet Walter: "Penso siano importanti ma poi si finisce in ambito religioso e si rischia di creare il capo di una setta. Penso che se riconosci ciò che rappresenta, capisci che si tratta di un'idea, un'icona, qualcosa con cui misurarti, qualcuno a cui aspirare, allora diventa qualcosa di buono perché punta ad un'ideale migliore. Allo stesso tempo, se si tratta di affidare tutto ad un'altra persona e non seguire se stessi ma qualcun altro ciecamente senza realizzare che spetta a noi, può non essere d'aiuto".
Continua: "Certamente serve un simbolo di speranza in questo mondo. Abbiamo bisogno di qualcuno che abbia l'ardire di farsi valere di fronte al potere. Vediamo esempi di questo grande coraggio non nella classe politica ma nelle persone che si ribellano contro di essa. Ma è molto difficile trovarli nella realtà e non dobbiamo affidarci totalmente a loro ma imparare a vivere con quegli ideali noi stessi. Lasciare che il coraggio ci influenzi".
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Una società senza libri
I libri sono molto importanti in questa serie distopica. Tengono viva la memoria più delle storie orali, al contrario di quanto potremmo aspettarci in quel tipo di società. Questo forse ci ricorda che dovremmo aprire un libro più spesso di un device con uno schermo. Ne è convinta Clare Perkins: "Io sono un'avida lettrice. Avevo sempre un libro a portata di mano sul set. Credo sia un aspetto che salta alla mente quando penso al Silo perché non hanno libri lì sotto. Non sono banditi ma fanno parte dell'era precedente".
Scherza poi: "Una società che è cresciuta senza. Per me questo è come un horror (ride). Sono sicura che le persone raccontino storie, magari è un aspetto meno approfondito per il momento nello show. Perché noi esseri umani viviamo di storie. Facciamo gossip, che sono tali. Cerchiamo notizie, che sono narrazioni di diversa natura. Forse è l'aspetto del Silo di cui non riesco a farmi una ragione (ride). Magari torneremo alla tradizione orale perché sono sicura che i bambini nella struttura lo facciano di notte e che siano inventate dall'immaginazione delle persone".
Le fa eco Walter: "Ci sono società che non permettono la lettura di certi libri oppure li censurano in modo massiccio. La curiosità dell'uomo tende a sconfiggere questo, ad un certo punto la verità verrà fuori, speriamo".
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Chimica sul set della serie Apple TV+
Ciò che fa la seconda stagione di Silo è creare molte storyline a coppie di personaggi quasi fossimo in una buddy series e questo vale anche per Martha e Carla. Un legame da portare sullo schermo, come racconta Walter: "Possiamo discutere del nostro passato ma puoi mostrare solo ciò che hai in quel momento. Mi piace che la nostra relazione sia dipinta una pennellata alla volta nel corso della storia, il cui fulcro è la rivoluzione ma lungo il percorso ci sono tante piccole indicazioni di familiarità e amore e anche guardarsi l'un l'altra in modo leggermente diverso perché non ci siamo incontrate per molto tempo. Amo che sia raccontata per gradi. Si tratta della punta dell'iceberg e dobbiamo scoprire cosa c'è sotto".
Chiosa Perkins: "È un po' il nostro segreto (ride). Inoltre a volte leggi una sceneggiatura e ti chiedi come sarà messa in scena. Non sai mai davvero come andrà finché non sei sul set con quella persona. Mi è già capitato di fare film e serie e finire per dire 'Oh no' alle riprese pensando a mio marito che se la ride, in quei casi devi lavorare più duramente. Altre volte pensi che andrà benissimo perché conosci l'altra persona ma alla fine non va tutto a gonfie vele. Stavolta sembra proprio filata liscia fin dall'inizio, quindi ogni scena era una gioia". D'altronde sono i piccoli momenti a fare la differenza, soprattutto in una società distopica.