Bill Lawrence e Brett Goldstein devono essersi trovati bene sul set di Ted Lasso: creata dal primo e interpretata dal secondo, che ha il ruolo del mitologico Roy Kent, i due hanno pensato bene di continuare a fare squadra e, sempre con AppleTV+, hanno dato vita a un'altra serie, Shrinking, con protagonisti Jason Segel e Harrison Ford nei ruoli di Jimmy e Paul, due psichiatri che lavorano nello stesso studio.
Nella seconda stagione, in streaming sulla piattaforma dal 16 ottobre, con 12 nuovi episodi, Goldstein passa anche davanti alla macchina da presa, con quello che quasi sicuramente è il ruolo più difficile di tutta la serie. L'attore è Louis, uomo che, più o meno volontariamente, ha avuto un effetto determinante nella vita di Jimmy e di sua figlia Alice (Lukita Maxwell).
Shrinking 2 ha la dote rarissima di parlare con leggerezza, che non vuol dire superficialità, di temi delicati come la salute mentale, l'importanza di aprirsi agli altri e affrontare il passato. Nella nostra intervista Goldstein e Lawrence ci parlano del loro approccio alla psichiatria. E il secondo ci rivela anche da dove viene il nome Cox, che ha dato al dr. Cox, tra i personaggi più amati della sua opera di maggior successo, Scrubs.
Shrinking 2: intervista a Brett Goldstein
Il personaggio di Harrison Ford, Paul, è burbero, ma le sue frasi sono quelle che regalano maggior saggezza. In Shrinking 2 parla di come non si possa sfuggire al passato. Ma affrontarlo non è facile, come si fa?
Brett Goldstein: "Penso alla vita come se ci fossero dei livelli, quasi come un videogioco. Se si continua a ignorarlo, ogni volta che si presenta un problema, anche se cerchiamo di evitarlo, il nostro passato tornerà a manifestarsi in una forma diversa. Se non le affronti, le stesse cose continuano ad apparire nella tua vita. Non sono un esperto in materia, perché anche io ho lo stesso problema. Però credo che ci si debba provare. Bisogna essere coraggiosi, ma è molto difficile. Ci si deve far guidare dal cuore, dire la verità e sperare di avere la forza di superarlo".
Shrinking 2: intervista a Bill Lawrence
Sempre sull'argomento affrontare il proprio passato, cosa ne pensa invece Bill Lawrence? L'autore: "Senza diventare troppo pesanti, credo che scriviamo di cose da cui tutti noi sceneggiatori siamo ossessionati. E credo di aver raggiunto un'età in cui, se continui a vivere nel passato e rivivere i tuoi errori, non riesci a perdonare te stesso. Ho tre figli. Spero che nessuno di loro veda o legga questa intervista, ma ho fatto un casino un po' con tutti loro! E mi è andata bene".
E prosegue:"Io e mia moglie Christa, insieme, certamente abbiamo fatto del nostro meglio. Ma credo davvero che non ci sia niente di buono nel crogiolarsi nel passato. Infatti sto cercando di andare avanti. Non mi aspettavo di divertirmi così tanto e di avere una rinascita della carriera a metà dei miei 50 anni, ma, anche se non l'avessi fatto, penso di essere arrivato a un punto in cui potrei continuare ad andare avanti semplicemente essendo felice di essere un idiota. E di insegnare da qualche parte, o qualcosa del genere".
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L'importanza di aprirsi agli altri
Sempre Paul dice che due persone vulnerabili troveranno sempre un modo per connettersi. Ma come si fa a trovare il coraggio di aprirsi agli altri? Di nuovo, non è facile. Secondo Brett Goldstein: "Penso che si debba ascoltare l'istinto per capire se la persona con cui stai parlando sia degna di fiducia. Se lo è, allora puoi essere coraggioso e aprirti con lei, sapendo che sarai accolto e non sarà disgustata dalla tua vulnerabilità. Ma non si deve farlo con chiunque, perché alcune persone non sono quelle giuste con cui aprirsi".
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Il rapporto mentore-allievo nelle serie
In ogni serie creata a Bill Lawrence c'è un rapporto mentore-allievo che è fondamentale. In Shrinking è quello tra Jimmy e Paul, mentre in Scrubs è tra lo specializzando J.D. e il primario dr. Cox. Perché è così ossessionato da questa dinamica?
Lawrence: "Sono felicissimo che tu me l'abbia chiesto! In tutte le mie serie scrivo di relazioni con i mentori perché sono fondamentali per me. Ti dirò due cose: una è che Hollywood ha una cattiva reputazione, come è giusto che sia in alcuni casi, perché ci sono certi personaggi che sono cattivissimi. Ma non c'è nessuno, nessun giovane uomo o donna, che sia entrato in questo settore senza una sorta di mentore, senza qualcuno che li aiutasse a trovare la loro strada. In secondo luogo, non sono cresciuto in una famiglia di Hollywood. Ho sempre saputo di voler fare questo, ma non avevo conoscenze. Non ero il miglior studente delle superiori. Non ero uno studente modello".
"Ma sono stato molto fortunato al liceo. Un insegnante di inglese, e sono così grato di poterne parlare, perché è mancato circa un mese fa, ha detto a me, e a un amico, al terzo anno, che invece attraversare di nascosto dall'altra parte della strada per bere birre e fare l'idiota durante il mio tempo libero avrei fatto meglio ad andare da lui per parlare di libri, film e tv. Mi ha detto che secondo lui ero un ottimo scrittore e avrei potuto farlo per lavoro. Si chiamava Bob Cox e ho dato il suo nome al dottor Cox. E una delle cose più belle del mio lavoro è proprio quella di fare da mentore ai giovani in questo settore. Penso che sia la via d'uscita da molti problemi del nostro mondo in questo momento. E quindi continuerò a scriverne fino alla fine dei tempi".