La rivoluzione della DreamWorks
Tanto tempo fa in un mondo del cinema lontano lontano c'erano eleganti principesse, cavalieri splendenti e regni incantati. C'erano mostri, certo, ma erano inequivocabilmente i cattivi di quelle favole dolci e rassicuranti.
Ma tutto cambia, anche nel mondo delle fiabe, e capita che il mostro possa diventare protagonista assoluto, che il suo accompagnatore possa essere un asino e non un elegante destriero e che la sua fiamma possa preferire una vita da orco piuttosto che baciare e sposare il pur bellissimo Principe Azzurro.
E' il mondo delle favole riveduto e corretto dalla DreamWorks in Shrek nel 2001, un debutto, liberamente ispirato al libro scritto ed illustrato nel 1990 da William Steig, che ha saputo scardinare i luoghi comuni di tanta animazione occidentale con una freschezza ed un'anima sovversiva incarnata alla perfezione dal verde orco che ne è protagonista, che non solo è riuscito negli ultimi dieci anni a diventare uno dei personaggi più amati dai bambini di tutto il mondo, ma ha contribuito a sdoganare i film d'animazione nell'immaginario collettivo. Shrek è infatti il primo film ad aver vinto l'Oscar come miglior film d'animazione, ma anche ad essere candidato per la miglior sceneggiatura, ad aver vinto sei BAFTA (compreso quello come miglior non protagonista per Eddie Murphy). E quanti personaggi disegnati (sia a penna o con poligoni in CGI) possono vantare la propria stella sulla Walk of Fame di Hollywood?
Addio al Principe Azzurro
Un effetto dirompente, causato dalla perfetta miscela di diversi elementi: una trama lineare ed accessibile al pubblico più giovane, ma resa matura ed attraente per il pubblico più smaliziato con battute dissacranti ed intelligenti; citazioni, o sarebbe meglio dire sfottò, di luoghi comuni e situazioni tipiche dei cartoni animati classici, per lo più di casa Disney, ovvero di quello che agli occhi dello spettatore medio rappresentava il mondo dell'animazione; personaggi fuori dagli schemi per il genere, antieroi in grado di bucare lo schermo, anche grazie alle performance dei loro doppiatori originali, da Mike Myers ad Eddie Murphy e Cameron Diaz; un discreto livello tecnico che gli permetteva di non sfigurare nel confronto con le altre produzioni dello stesso tipo.Elementi che hanno fatto entrare di prepotenza la saga di Shrek tra i punti di riferimento del genere e soprattutto hanno elevato la DreamWorks Animation a reale competitrice di quello che è diventato lo studio più famoso ed ammirato a cavallo del 2000: la Pixar.
Il primo sequel
Ma quello che ha nella spontaneità e nella geniale freschezza il suo principale punto di forza è difficile da replicare a tavolino e lo dimostrano gli sviluppi successivi della saga.Si deve aspettare il 2004 per vedere nelle sale Shrek 2, un sequel che riesce a mantenere parte degli elementi che avevano resto unico il primo film, dando una spinta in più dal punto di vista tecnico e visivo e sapendo aggiungere alcuni motivi di interesse, non per ultimo il brillante personaggio del Gatto con gli Stivali, a cui ha dato voce, carisma e personalità Antonio Banderas.
Manca la carica dell'originale, si perde parte di quella spinta dissacrante; soprattutto, ed inevitabilmente, non se ne ritrova la stessa originalità e freschezza. Eppure il sequel regge e sa regalare al suo pubblico divertimento e svago.
Il terzo capitolo
L'ora di Shrek Terzo arriva nel 2007, ma a questo punto la saga dell'orco verde sembra aver perso gran parte del suo mordente per adattare il suo spirito eversivo al popolo di MTV, con un Artù doppiato da Justin Timberlake e una high school medieval-fantastica dove gli atleti si fronteggiano con lancia e destriero e i freak si sballano con incenso e mirra. Non manca una buona dose di girl power, con Fiona e le varie Biancaneve, Cenerentola e Bella Addomentata che, mentre Shrek è impegnato nella sua quest per trovare il vero erede del regno, restano a Molto molto lontano ad affrontare, non senza rivelare eccellenti doti marziali, l'improvviso attacco dell'inviperito principe azzurro e dei cattivi delle fiabe, suoi nuovi alleati. I temi più umani della storia restano universali, in questo caso abbiamo l'orco innamorato che si scopre riluttante ad affrontare nuove responsabilità, come quella, decisiva, di diventare padre.Shrek è rimasto solo
In Shrek e vissero felici e contenti (2010) si cerca di rinnovare una formula un po' stantia grazie ad un ribaltamento di prospettive, con Shrek che, a causa di un momento di nostalgia della sua indipendenza e dell'incantesimo dell'avido e crudele Tremotino, ha a disposizione un solo giorno per fare innamorare nuovamente di sé Fiona, in un mondo alieno e ostile in cui lei ha dovuto liberarsi da sola dal castello del drago, in cui Ciuchino non riconosce il compagno di mille avventure, e in cui Tremotino e le sue streghe imperversano e opprimono gli orchi, che in questo episodio sono un vero esercito, e sono i protagonisti di una gran finale che è allo stesso tempo epico e romantico, e che sembra siglare (accanto ai titoli di coda che celebrano non solo Shrek e vissero felici e contenti ma l'intera saga) una definitiva e soddisfacente conclusione per le vicende del nostro eroe e dei suoi amici.Gli spin-off
Come ogni franchise contemporaneo, il merchandising la fa da padrone, con giocattoli, videogame e tutto quanto possa essere desiderato dal pubblico di giovanissimi, fino ai parchi a tema (ben tre) dedicati all'orco di casa DreamWorks. E come ogni saga moderna che si rispetti, il filone principale si arricchisce di binari secondari, che se ne separano per proseguire paralleli ed autonomi. Se non è questo il caso degli speciali di Halloween e di Natale Scared Shrekless - Shrekkato da morire e Shrekkati per le feste, trasmessi rispettivamente dalla NBC nel 2010 e dalla ABC nel 2007, nè del corto Lo spettacolare Natale di Ciuchino del 2010, rientra sicuramente in questo fenomeno il film dedicato alla co-star degli ultimi capitoli del franchise: il già citato Il Gatto con gli stivali.Il film è un prequel/spin-off che sa raccontare le origini del personaggio di Banderas e ne segue le avventure prima della sua apparizione in Shrek 2, quando accompagnato da Humpty Dumpty e Kitty Softpaws (Zach Galifianakis e Salma Hayek) deve vedersela con Jack e Jill, due fuorilegge che minacciano il mondo dopo aver scoperto un antico potere.
Non sorprende che sia proprio lo stesso Banderas a doppiare sè stesso anche nella versione italiana de Il Gatto con gli stivali, considerando quanta personalità abbia saputo donare al suo personaggio.
Il futuro di Shrek
Considerando la qualità degli ultimi capitoli delle avventure di Shrek, possiamo dire che è negli artigli del Gatto con gli stivali che risiede il futuro della saga, e chissà che non sia proprio lui a saper lasciare il segno nei cuori degli spettatori di tutto il mondo, guadagnandosi il diritto di proseguire il suo cammino. Con o senza Shrek, Fiona e Ciuchino al suo fianco.