Show Me a Hero: il collasso della politica americana nella miniserie con Oscar Isaac

Presentato in anteprima al RomaFictionFest, va da stasera in onda su Sky Atlantic Show Me a Hero, la miniserie HBO diretta da Paul Haggis con Oscar Isaac nel ruolo di Nick Wasicsko, un giovane sindaco alle prese con il progetto per la costruzione di case popolari per gli afroamericani nella cittadina di Yonkers.

La televisione statunitense, sia quella dal formato seriale, sia le narrazioni sviluppate in un numero limitato di episodi, non ha solo dimostrato una maturità artistica ormai pienamente consacrata da almeno quindici anni; in innumerevoli occasioni, la produzione per il piccolo schermo ha utilizzato le storie messe in scena allo scopo di riflettere sull'identità stessa della nazione americana, sui suoi valori e sull'ambiguo ruolo della politica come forma di mediazione fra esigenze e interessi spesso conflittuali.

Show Me a Hero: Winona Ryder e Oscar Isaac in una scena della miniserie
Show Me a Hero: Winona Ryder e Oscar Isaac in una scena della miniserie

È la riflessione portata avanti in maniera egregia da House of Cards, ad esempio, per quanto riguarda l'aspetto più strettamente legato alla politica, mentre nell'arco di otto anni una serie quale Mad Men ha avuto l'ambizione di tracciare un affresco più ad ampio raggio sull'evoluzione della società americana nell'epoca del boom economico, della Nuova Frontiera kennediana e del trauma della Guerra del Vietnam (con gli inevitabili rispecchiamenti fra gli anni Sessanta e i nostri giorni). E di società e politica si torna a parlare anche in Show Me a Hero, probabilmente la "punta di diamante" del palinsesto estivo della HBO: una miniserie in sei episodi diretta da un regista talentuoso come Paul Haggis (Crash - Contatto fisico), per sei ore complessive di durata, trasmessa negli Stati Uniti ad agosto e in onda da oggi, 17 novembre, in Italia, in prima serata su Sky Atlantic, dopo la sua presentazione in anteprima al RomaFictionFest.

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Il "cuore affamato" di Nick Wasicsko

Show Me a Hero: l'attore Oscar Isaac interpreta Nick Wasicsko
Show Me a Hero: l'attore Oscar Isaac interpreta Nick Wasicsko

Alla base di Show Me a Hero (un titolo preso in prestito da Francis Scott Fitzgerald) vi è la reale vicenda di Nick Wasicsko, che nel 1987 venne eletto sindaco di Yonkers, una città di New York: una vicenda ricostruita nel 1999 dalla giornalista Lisa Belkin in un libro omonimo e riadattata dal creatore di The Wire, David Simon, insieme a William F. Zorzi. La parabola di un'ascesa politica aperta dai versi di una delle canzoni meno note di Bruce Springsteen, Gave It a Name: "In the fields of the Lord, stood Abel and Cain / Cain slew Abel 'neath the black rain / At night he couldn't stand the guilt or the blame / So he gave it a name". E forse, la lotta fratricida fra Caino e Abele non è un riferimento casuale: uno dei temi al cuore di Show Me a Hero, fin dai due episodi d'apertura, è la negazione della solidarietà, rovesciata nella feroce intolleranza di un'intera popolazione. Una popolazione, quella della cittadina medio-borghese di Yonkers, in cui la corrente ideologica egemone è contaminata da interessi economici (il valore degli immobili) ed intrisa di pregiudizi razziali contro gli afroamericani: non in uno degli Stati del profondo Sud, quelli dove fino a due decenni prima il Ku Klux Klan operava indisturbato, ma entro i confini di New York, lo Stato liberal e progressista per antonomasia.

Show Me a Hero: un'immagine tratta dalla miniserie della HBO
Show Me a Hero: un'immagine tratta dalla miniserie della HBO

Su questo scenario, la prima puntata di Show Me a Hero descrive la scalata di Nick Wasicsko (Oscar Isaac), un ex ufficiale di polizia e membro del Consiglio Comunale, scelto senza alcuna convinzione come candidato del Partito Democratico alle elezioni contro il sindaco uscente, Angelo Martinelli (James Belushi), forte di ben sei mandati. Sulle note di un altro brano del Boss, questa volta un trascinante evergreen del calibro di Hungry Heart, il giovane e ardimentoso Wasicsko inizia a coltivare il sogno di poter essere l'outsider in grado di superare un avversario in apparenza imbattibile, mentre nella comunità di Yonkers monta lo scandalo per la decisione del giudice Leonard B. Sand (Bob Balaban): il Consiglio Comunale dovrà approvare il progetto per una pianificazione edilizia che fornirà degli alloggi dignitosi ai cittadini appartenenti ai ceti sociali più svantaggiati, costituiti quasi del tutto dalla minoranza afroamericana. Ma la prospettiva che i rispettabili quartieri della middle class siano affiancati da costruzioni popolari, che la purezza wasp venga contaminata da quei neri considerati forieri di criminalità e degrado, genera un'ondata di indignazione pronta ad abbattersi sul Comune.

Pastorale americana

Show Me a Hero: Oscar Isaac e Carla Quevedo in una scena della miniserie
Show Me a Hero: Oscar Isaac e Carla Quevedo in una scena della miniserie

Sulla carta, il materiale narrativo al cuore di Show Me a Hero sembrerebbe talmente legato a questioni politiche e giudiziarie da poter promettere ben poco spettacolo: ma l'abile penna di Simon e Zorzi sprigiona una costante tensione morale, evitando al contempo le facili strade della retorica e dell'opera a tesi. Nick Wasicsko, a cui un bravissimo Oscar Isaac conferisce un carisma elettrizzante (soprattutto nell'episodio d'apertura), non si presenta come l'"eroe" del titolo: almeno all'inizio, il suo personaggio è mosso in primis dalle proprie aspirazioni e da un marcato opportunismo, tanto da non esitare a cavalcare l'onda del diffuso malcontento per la decisione del giudice Sand. E proprio in questo equilibrio risiede una delle principali virtù dello script di Show Me a Hero: un equilibrio che offre a noi spettatori uno sguardo lucidissimo su una fase cruciale della politica americana, intesa proprio come amministrazione della "cosa pubblica", come necessità di far dialogare fra loro un'infinità di voci dissonanti.

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Show Me a Hero: una foto dei protagonisti
Show Me a Hero: una foto dei protagonisti

E nei primi episodi di Show Me a Hero, a emergere con inoppugnabile virulenza è appunto questo aspetto: il senso di smarrimento di una politica che fatica a rispondere ai propri obblighi, ma ancor di più il caos e la rabbia indistinta di una comunità che ha dimenticato gli ideali alla radice della democrazia americana - l'uguaglianza, la fraternità, un American Dream accessibile a tutti - per attaccarsi alle proprie paure e farsi sopraffare da uno strenuo egoismo. Una visione quanto mai cupa e pessimistica dell'America reaganiana degli anni Ottanta, ma in cui è possibile ritrovare addirittura tracce di noi stessi, della nostra drammatica attualità, dei pregiudizi e della furia indiscriminata pronti a scatenarsi (o ad essere scatenati) contro il primo capro espiatorio a disposizione: a partire dagli immigrati, dagli stranieri o dai musulmani, trasformati di volta in volta nel bersaglio di strali xenofobi e razzisti, a seconda della convenienza del momento...

Movieplayer.it

4.0/5