Sono un disastro ma tutti gli adolescenti lo sono ed è per questo che penso sia importante parlarne.
"Mi dica cosa non le piace di se stessә" diceva il buon Christian Troy in Nip/Tuck, mettendo di fronte le persone al loro rapporto con la bellezza e con il proprio corpo. "Che problema hai con il sesso?" è invece la domanda-tipo di Otis Milburn, il protagonista di Sex Education, la dramedy british di Netflix senza peli sulla lingua che scherzando sui miti da sfatare e sull'ignoranza sul sesso soprattutto tra gli adolescenti, ha voluto sensibilizzare il pubblico su argomenti considerati ancora tabù nel XXI secolo. Per l'ultimo giro di boa, annunciato per tempo onde evitare il fuggi fuggi del cast principale che era nell'aria in un'eventuale quinta stagione, la serie ha scelto di alzare il tiro aggiungendo un punto di vista scomodo ed importante all'equazione e allo stesso tempo chiudere tutte le storyline principali, lasciando aperte le porte per il futuro, ovvero l'inizio della vita da adulti dopo il liceo, come spiegheremo nella recensione di Sex Education 4, dal 21 settembre sul servizio streaming.
Tre terapisti
La quarta ed ultima stagione di Sex Education inizia con le nuove vite della maggior parte dei protagonisti, tanto giovani quanto adulti. Dal liceo Moordale ci spostiamo a Cavendish, la nuova scuola che frequentano i personaggi, dove la parola d'ordine è "niente gossip" e c'è apertura e sensibilizzazione verso qualsiasi tipo di gender o disabilità. Un luogo che sembra quasi fin troppo ideale ed idilliaco ad Otis (Asa Butterfield) ed Eric (Ncuti Gatwa), e fin troppo zuccheroso ed edulcorato a Ruby (Ruby Matthews) che vorrebbe disperatamente entrare a far parte del gruppo "popolare" della scuola - che non è per niente come lo potreste immaginare, e infatti la ragazza fa fatica. Un posto quasi fuori dal tempo e dallo spazio e proprio per questo parodistico di un certo tipo di luoghi privi di tossicità, che gioca moltissimo coi colori, la luce e la fotografia per metterli in contrasto col "mondo là fuori" e con ciò che accade oltreoceano. Otis vorrebbe aprire anche qui una consulenza gratuita come terapista sessuale mentre cerca di far funzionare la "relazione" a distanza con Maeve (Emma Mackey), partita oltreoceano per gli Stati Uniti grazie al prestigioso corso di scrittura ottenuto, dove metterà in dubbio le proprie capacità quando la posta in gioco si farà alta.
Peccato però che scopre che esiste già un consulto in tal senso, gestito dalla misteriosa "O" (Thaddea Graham), una ragazza molto sicura di sé che darà non poco filo da torcere al protagonista. Ma il punto è proprio questo: vale davvero la legge di "chi arriva prima" se l'altro lo sa fare meglio? E chi è stato ad avere prima un'idea così "rivoluzionaria" per quel posto nell'entroterra britannico? Il fatto che questa "nemesi" si faccia chiamare "O" (iniziale di Otis) è emblematico e il fatto che proprio il protagonista, maschio bianco cisgender, si metta in discussione lo è altrettanto. Ciambellotis non è però l'unico a dover superare la lontananza di Maeve. Anche la sua migliore amica Aimee (Aimee Lou Wood) deve affrontarla insieme al trauma dopo la molestia subita.
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Dilemmi morali... e sessuali
Perfino Eric ha i propri dilemmi morali, anzi religiosi: da un lato con la famiglia che vorrebbe si battezzasse, dall'altro la consapevolezza che la sua identità sessuale dovrebbe rimanere silente se lo facesse. Eppure è cristiano ed è una comunità a cui vorrebbe appartenere tanto quanto a quella LGBTQIA+. Ci sono poi i due migliori amici Jackson (Kedar Williams-Stirling) che scoprirà dettagli su se stesso che gli faranno mettere in discussione la propria identità e lo porteranno a voler indagare le proprie origini biologiche, e Viv (Chinenye Ezeudu) che vuole concentrarsi totalmente sullo studio e sugli esami finali ma un nuovo incontro potrebbe distrarla da questo obiettivo. Infine Adam (Connor Swindells) ha deciso di mollare la scuola e gettarsi nel mondo del lavoro... sempre con la scure del padre eternamente insoddisfatto sopra le spalle.
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Sex Education per adulti
Anche gli adulti hanno una nuova vita, lavorativa e personale. A proposito di Adam, il padre Michael (Alistair Petrie) è ora un insegnante alla Cavendish e sta provando a migliorare come uomo e come persona sia col figlio che con l'ex moglie ma i risultati tardano ad arrivare. Mentre la madre di Otis, la terza terapista sessuale di questa recensione, Jean Milburn (una sempre meravigliosa e qui quasi sommessa Gillian Anderson) accetta un lavoro in radio per non perdere il "treno professionale" nonostante abbia avuto da poco Joy (senza rivelare a nessuno chi sia il padre). La donna non riesce a trovare un equilibrio casa-lavoro con i due figli, tanto da ritrovarsi tra i piedi la sorella minore Joanna arrivata per aiutarla con la bambina. C'è un grande lavoro da parte della creatrice Laurie Nunn nel voler chiudere tutte le storyline senza il bisogno di un happy ending a tutti i costi ma scegliendo piuttosto una risoluzione delle varie linee narrative che lasci aperto al futuro il destino dei personaggi.
Il sesso è per l'ultima volta la lente attraverso cui vengono raccontate le storie e attraverso cui si parla al pubblico, tanto gli adolescenti quanto i genitori, per provare a sensibilizzarli su come parlare ai propri figli di certi argomenti senza rendere necessariamente tutto imbarazzante e soprattutto poco produttivo. C'è una certa disomogeneità tra le tante storyline messe in campo in questo ultimo ciclo di episodi, soprattutto per quanto riguarda i nuovi personaggi, non sempre approfonditi a dovere, ma allo stesso tempo è interessante e stimolante vedere così tante identità di genere mescolate insieme che parlano proprio di sessualità. Questi adolescenti sbagliano e commettono errori, in primis Otis, che si ritroverà diviso fra un nuovo possibile amore e una vecchia "fiamma", e nel suo rapporto con Eric che comincerà a scricchiolare, mentre altre relazioni inaspettate sbocceranno a sorpresa. Altri background saranno portati alla luce per provare a chiudere un cerchio: quello della famiglia Milburn da parte materna, quello di Jackson, quello di Cal. Non sempre il serial ci riesce appieno, ma porta a riflettere su così tanti aspetti che spesso diamo per scontati nella nostra quotidianità e non è un fattore da poco. Chissà se dopo quattro stagioni ci siamo sex-educati un po' anche noi.
Conclusioni
Abbiamo parlato per l’ultima volta di sesso tra i banchi di scuola nella recensione di Sex Education 4, la quarta ed ultima stagione della serie Netflix in cui la location cambia ma non la cartina di tornasole attraverso la quale guardare le storie degli adolescenti protagonisti (e dei loro genitori). Fa bene alla narrazione l’idea di aver aggiunto un ulteriore terapista sessuale con un ulteriore punto di vista e, nonostante la stagione non risulti completamente coesa e voglia accelerare troppo alcune storyline per metterne da parte altre, è talmente ricca di spunti e suggestioni da farci perdonare il resto.
Perché ci piace
- Preoccuparsi tanto delle storyline adolescenziali, che abbracciano davvero l’identità di genere, quanto di quelle degli adulti e del sesso in età “avanzata”.
- Il liceo Cavendish come luogo idilliaco e quasi irreale contrapposto a Moordale.
- La new entry “O” come nuova terapista a creare disordine…
Cosa non va
- … per quanto risulti parecchio respingente.
- Alcune storyline sono più riuscite di altre.
- Il quadro generale manca un po’ di coesione.