È davvero interessante il percorso fatto da Sex Education nelle sue quattro stagioni di programmazione, entrata di diritto nell'Olimpo di Netflix tra le serie più attese e soprattutto quelle di cui tutti inevitabilmente parlano e che seguono con curiosità. Curiosità che si è acuita con l'arrivo dell'ultima stagione sulla piattaforma, che va a concludere quanto fatto con lo show e i suoi personaggi, in questi giorni sulla bocca di tutti. Un epilogo che ci ha sorpreso perché risolve il triangolo amoroso al centro della storia, così come tutte le altre relazioni sentimentali e sessuali dei protagonisti, proprio nella maniera in cui non ci saremmo aspettati. Proviamo a riassumere le nostre impressioni nella recensione del finale di serie di Sex Education, chiedendovi se vi ritrovate nel nostro giudizio complessivo.
Il triangolo no
Dopo gli sviluppi delle due precedenti stagioni, in quest'ultimo ciclo di episodi Otis (Asa Butterfield) si divide tra la "relazione" a distanza con Maeve (Emma Mackey) e un possibile ritorno di fiamma "in casa" con Ruby (Mimi Keene). Alla fine però la creatrice Laurie Nunn ha scelto di far compiere ad ognuno di loro uno slancio verso l'età adulta, rappresentata dalla fine del liceo che si intravede in questa stagione. Mettere davanti il proprio percorso personale rispetto a quello di coppia. È così che Maeve torna negli Stati Uniti per seguire il corso di scrittura e ottiene quell'insperato tirocinio proprio grazie alla sua compagna di corso "raccomandata" che ha segnalato il suo racconto alla casa editrice. Otis ha acquisito molta più consapevolezza di se stesso, anche rispetto all'altra terapista adolescente che abbiamo conosciuto in questa stagione, Sarah Owen detta "O" e che rappresenta il tema dell'asessualità (proprio come Isaac in Heartstopper).
Il ragazzo comprende che non si tratta di una competizione e che può beneficiare addirittura dal lavorare insieme, collaborare piuttosto che farsi la guerra. Nemmeno con Ruby alla fine le cose vanno a buon fine, perché lei stessa dopo la rivelazione dell'amicizia con Sarah e del bullismo da lei subìto, riesce a fare pace con se stessa e col proprio passato. Ed è portatrice di un monologo molto toccante che forse riassume bene lo spirito e il messaggio finale della serie, ovvero di come nonostante il nuovo liceo Cavendish in cui è ambientata la stagione sia surreale e fin troppo aperto ed inclusivo, "almeno voi state cercando di cambiare le cose, e mi avete messo voglia di provare a farlo anche io". Mai sensibilizzazione, detta poi dalla "villain" di turno - che in realtà ha fatto un percorso intenso e ricco di sfumature negli anni - fu più riuscita in una serie per adolescenti.
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Questione di identità (sessuale)
Anche Eric (Ncuti Gatwa) e Adam (Connor Swindells) non l'hanno l'endgame che in molti potevano aspettarsi e in cui sperare. Il primo conclude il proprio percorso religioso affrontato in questa stagione uscendo definitivamente allo scoperto nella propria comunità cristiana sperando che quest'ultima possa fare altrettanto - e c'è uno spiraglio in tal senso, alla raccolta fondi di fine anno. Il secondo ammette la propria bisessualità con la sua responsabile al maneggio ("Non è una fase, è ciò che sono"), dove si sta costruendo una carriera lavorativa piuttosto che scolastica, per poi chiederle di uscire. Altrettanto possibilista e aperto verso il futuro è il destino dei suoi genitori, che si sono riavvicinati e per il quale il padre sta facendo un percorso per far capire al figlio che vuole far parte della sua vita. Quando si sono rincontrati al funerale della madre di Maeve, Eric e Adam si sono augurati il meglio l'uno per l'altro: sinceri, onesti, realistici.
Il fil rouge di quest'ultimo episodio sembra quindi essere incentrato sulle identità, sessuali e sentimentali, che i personaggi, vecchi e nuovi, di Sex Education, raggiungono nel finale di serie. Ancora una volta, inoltre, si tratta di uno spiraglio verso ciò che verrà: Jackson (Kedar Williams-Stirling) scopre la propria identità genetica, ovvero che una delle madri ebbe una relazione con un uomo sposato rimanendo incinta, per poi conoscere la compagna e scoprire che l'uomo non voleva avere niente a che fare con una prole, e non vuole tuttora. Viv (Chinenye Ezeudu), la migliore amica di Jackson - e che rimane tale, di nuovo addio al fanservice - affronta invece la relazione tossica col nuovo compagno di scuola per allontanarsene definitivamente e capire che si vuole concentrare sullo studio e sulla propria carriera. Dopo essersi comportata come una bambina capricciosa e dopo aver iniziato a superare il lutto della madre, Maeve fa ammenda con Aimee (Aimee Lou Wood) e Isaac (George Robinson) e condona la loro possibile relazione (non che ne avessero bisogno): un'endgame alla fine c'è in questo finale ed è forse il più inaspettato pensando al passato. I due si danno una possibilità e solo il tempo sa a cosa porterà. Lei trova la propria voce nel suo progetto fotografico di autoritratti, ovvero una denuncia della molestia subìta e di ciò che rimane dopo, mentre lui pensa all'indipendenza dal fratello grazie ad un corso d'arte.
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Nuove generazioni
L'intero finale è incentrato sulla ricerca disperata di Cal (Dua Saleh) dopo l'autogestione vista nella puntata precedente che voleva denunciare la disattenzione sugli aspetti che gli etero normativi e normodotati danno per scontata ogni giorno. La raccolta fondi alla fine è per Cal - per la sua transizione finale - che ha modo di confrontarsi con la madre e capire che non è una persona sola al mondo. Anche gli adulti hanno il loro rendezvous, non solo i genitori di Adam ma anche Jean (Gillian Anderson) che riesce a far ammettere alla sorella Joanna le molestie subìte dal compagno della madre quando erano adolescenti, per iniziare un percorso di terapia insieme. Sarà anche l'occasione per rivelare l'identità di padre di Joy, ovvero l'uomo che Joanna voleva iniziare a frequentare, con cui la terapista decide di parlarne finalmente a cuore aperto.
Non solo: Jean aveva ammesso con Maeve di essere tornata a lavoro troppo presto, denunciando la paura di rimanere indietro nel proprio lavoro quando si diventa madri, e se non si ha un uomo dietro a coprirti le spalle: un sistema patriarcale ancora fin troppo diffuso e discriminatorio. Inizialmente la donna vuole lasciare il lavoro per occuparsi totalmente della neonata e di Otis. Denunciando questa tematica il serial prosegue in modo intelligente il discorso della terza stagione sulla maternità in età matura, mentre quella relativa alla sorella è importante ma sembra meno coesa al resto, nonostante spieghi il bisogno di controllo di Jean e soprattutto il suo aver voluto studiare il sesso in tutte le sue sfaccettature. Alla fine però la donna decide di fare dietrofront e pretendere di tornare a lavoro alle proprie condizioni e con Joy quando ne avrà bisogno. È purtroppo sui personaggi "secondari" e sulle new entry che questa conclusione fa cilecca perché le troppe storyline e tematiche aperte hanno inevitabilmente una risoluzione affrettata e spesso approssimativa, mentre per il resto non può non emozionare e far scendere anche una lacrimuccia.
Conclusioni
C’è un punto in comune nella recensione del finale di serie di Sex Education, ovvero il fatto che a tutti i personaggi venga dato non l'epilogo che potevano aspettarsi ma quello che si meritavano, così come un’apertura verso il futuro piuttosto che un happy ending totalmente chiuso e risolutivo.
Perché ci piace
- L'esito non fan service delle coppie Otis-Maeve, Otis-Ruby e Eric-Adam.
- Le tante tematiche messe in campo…
Cosa non va
- … forse troppe anche se tutte importanti, attuali e abbastanza contestuali.
- Perdiamo le new entry per strada.