Un'idea radicale, certamente non inedita, ma mai prima d'ora utilizzata in maniera così efficace è quella alla base di Searching di Aneesh Chaganty, regista esordiente che ha anche firmato la sceneggiatura e che si è avvalso del supporto alla produzione di Timur Bekmabetov e della sua Bazelevs, oltre che della Sony/Screen Gems. Non è mancato quindi un lancio in grande stile per il film che vede protagonisti John Cho e Debra Messing, che ha vinto il premio del pubblico al Sundance Film Festival e che è il primo thriller hollywoodiano mainstream con protagonista un attore di origini asiatiche.
John Cho, coreano di nascita e americano d'adozione, lanciato dai film di Harold & Kumar e celebre per il ruolo di Sulu nella saga reboot di Star Trek, veste qui i panni di un padre che vive a San Josè, California. La moglie Pam è morta da due anni per un linfoma e David sta crescendo da solo la figlia sedicenne Margot, una ragazza studiosa e responsabile. Tutto va improvvisamente in pezzi un venerdì, quando David scopre che la figlia non è andata a scuola né a lezione di pianoforte, e nessuno dei suoi amici sa dove sia. Comincia presto una ricerca frenetica, con David che collabora con la polizia e in particolare con la detective Wick (Debra Messing), una donna competente ed empatica che cerca di frenare gli eccessi e i rischi a cui inevitabilmente l'uomo si espone mentre, sempre più sconvolto, sempre più solo, esplora la vita on line - e l'intimità emotiva - della sua bambina.
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L'eroe alla scrivania
La particolarità di Searching sta tutta nel cercare di rendere cinematica e "spettacolare" un'indagine che si svolge attraverso conversazioni in chat, chiamate Facetime, ricerche su Google, letture di email e visualizzazioni di videoblog. La chiave per vincere la sfida è l'aderenza al punto di vista del protagonista e l'attenzione all'umanità di David, alla credibilità delle sue reazioni: in questo senso il film parte con l'idea più semplice e calzante, perché si apre con la traccia digitale dell'intera famiglia, un album di immagini e di parole che racconta tre persone e il loro percorso comune, ma anche la fragilità e il senso di spaesamento di padre e figlia dopo la morte di Pam.
Aneesh Chaganty non deve appoggiarsi solo alla buona prova di John Cho per rendere coinvolgente una vicenda in cui l'azione si svolge esclusivamente dentro lo schermo di un computer o di uno smartphone, perché il lavoro di ricerca alla base della sceneggiatura è ineccepibile, le procedure sono realistiche e dettagliate e l'aderenza alle dinamiche della Rete evidenzia una certa sensibilità e attenzione al mondo contemporaneo e alle sue derive più volgari e disumane - con David che viene automaticamente giudicato responsabile della scomparsa della figlia dai milioni di opinionisti improvvisati che popolano il web.
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Noi dentro lo schermo
Grazie all'intelligenza e all'equilibrio della sceneggiatura, firmata da Chaganty in tandem con Sev Ohanian (i due sono al lavoro su un nuovo progetto, il thriller/horror Run, a cui è già legata la meravigliosa Sarah Paulson), il film non perde mai di vista il vissuto dei personaggi, anche al di là del rapporto padre-figlia, e offre lo spunto per riflessioni utili sulle implicazioni delle nostra "traccia" telematica e sull'impatto culturale e umano delle moderne tecnologie.
Se le idee e la sostanza comunicativa sono buone, l'esecuzione non è da meno, il montaggio è millimetrico e le musiche di Torin Borrowdale danno il loro contributo alle creazione della tensione a partire, a volte, da una manciata di pixel. Insomma Searching dimostra che il successo nel raccontare una storia prescinde dalle modalità narrative e regala allo spettatore un'esperienza originale e allo stesso tempo familiare, chiedendogli, certo, un minimo di concentrazione in più rispetto al tradizionale thriller, ma ripagandolo con intrattenimento intelligente, più di un twist inatteso e una sorprendente carica emotiva.
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Movieplayer.it
3.5/5