Scontro di culture
Ernesto (Sergio Castellitto) è un pittore, separato, con un figlio che adora, e ateo. Ma la sua vita all'apparenza tranquilla viene stravolta da una notizia inaspettata; un messo del vescovo lo informa che da tre anni è stata avviata la causa di canonizzazione della madre, uccisa dal fratello Egidio durante una delle sue crisi. E improvvisamente Ernesto si ritrova catapultato in un mondo che non comprende. Parenti, amici e persino l'ex-moglie lo spingono a testimoniare sulla grande fede della madre, sul perdono che avrebbe dato al suo assassino in punto di morte. Ma lui non vuole occuparsene; la fede per lui è sempre stata solo una fonte di paure, di timori e di assoluta sfiducia. E soprattutto non riesce a conciliare la figura della madre con quella di una santa; questa donna che ricorda solo come indolente, con quel sorriso di apatia che tutti vedono come un segno di beautitudine, ma che lui rivede come sua unica eredità, un sorriso che irride e sorride della follia che gli gira intorno e che non sa interpretare.
Ma Ernesto non è l'unico ad avere dubbi su questo punto. Tutti i parenti e gli amici che perseguono la santificazione della donna in verità non seguono la loro fede, ma semplicemente dei fini personali; quello che vogliono è la fama, il potere o comunque pensano che una santa in famiglia fa sempre comodo, magari per il futuro dei figli. E' la zia Maria (Piera degli Esposti) che gli apre gli occhi; lui non sa vivere, non sa lasciarsi andare, non è mai stato neppure in televisione. Si deve sciogliere, magari trovarsi un'amante.
E proprio questo è lo scontro di "culture". Ernesto, con il suo ateismo, in verità è l'unico con un senso morale, con degli ideali di eticità e di amore. Lui, come il fratello assassino, è un puro e proprio per questo serve agli altri; è l'unico in grado di convincere Egidio a testimoniare a favore della causa. E Egidio reagisce con la furia e con il dolore più intensi, esplodendo in una bestemmia clamorosa, primo caso nel cinema italiano, ma sicuramente non gratuita. Bellocchio la rende un grido di impotenza e di furore, pieno dell'angoscia per lo scontro con la piccineria del mondo. E anche Ernesto vi si trova immerso e incapace di capirlo, verrà catapultato in una dimensione a tratti onirica, popolata da donne misteriose e da assurdi duelli all'alba. Ma riuscirà comunque a non rimanerne invischiato, puro come sempre e vivo nel suo amore per i cari.
Con questo film Marco Bellocchio firma un grande capolavoro, sui temi della morale e dell'etica personale. Lungi dall'essere un attacco alla Chiesa e alla religione cattolica, L'ora di religione dimostra di essere un'intensa riflessione sulla fede e sulla moralità nel nostro mondo sempre più caratterizzato da meschinità e arrivismo e sui veri valori da rispettare e preservare.
Una coinvolgente presa di posizione, servita da un cast eccellente e da un regista fra i migliori in Italia.