Anche questa settimana è un sogno ad aprire l'episodio di Terminator: The Sarah Connor Chronicles: ne è protagonista l'agente Ellison, la cui occupazione onirica è disotterrare un corpo, che una volta emerso dal terreno ci dà la sensazione di somigliare al nostro John. Più bizzarro del sogno è il risveglio dell'uomo, che scorge dalla finestra Cameron nel suo giardino, impegnata a trafiggere il suolo con un'asta di metallo ad intervalli regolari, per assicurarsi che il corpo di Cromartie non sia sepolto lì (cosa di cui noi siamo già certi, avendo visto la consegna del robot alla Weaver). Perchè Cameron pensi che possa esere lì, non ci è rivelato, ma ormai sappiamo che la mente dei terminator funziona in modo del tutto peculiare.
La storyline principale dell'episodio, però, riguarda un'azienda chiamata Dakara, che ha nel logo tre puntini che ricordano fin troppo la visione avuta da Sarah nel corso dell'onirico episodio precedente, Complications. Non ci serve un gran balzo d'immaginazione per intuire di cosa si occupi la Dakara: intelligenza artificiale. La società è impegnata, infatti, a sviluppare il progetto del giovanissimo figlio del proprietario e sta cercando finanziamenti per poter proseguire nel suo lavoro, visto che non sembra in grado di mantenere una scadenza fissata con l'esercito e potrebbe perdere il loro supporto economico.

L'incontro evidenzia come il software in via di sviluppo alla Dakara avrebbe richiesto 100.000 dollari di investimento, ma dopo il furto ne sono necessari dieci volte tanto; inoltre il direttore dell'azienda, Alex, spiega a Sarah come sia loro interesse acquistare un chip sperimentale progettato da una ditta giapponese, la stessa che ha vinto il torneo di scacchi nella prima stagione: con quel chip, spiega l'uomo, arriverebbero al risultato voluto.

La Dakara si dimostra quindi un altro vicolo cieco e la conferma per Sarah è al rientro a casa: guardandosi allo specchio con il volto sporco di sangue per il violento scontro con Alex, la donna si accorge di come una della macchie sul viso sia del tutto simile ai tre puntini del logo Dakara... una forma, quindi, facilmente riproducibile per caso e non un messaggio lasciato volontariamente dall'uomo venuto dal futuro?
Strange Things Happen at the One Two Point, però, riserva le sorprese principali nelle storie parallele che si intrecciano con quella principale.

Le indagini di Ellison, richieste dalla Weaver, hanno proprio lo scopo di stabilire questo aspetto e rivelano che, sì, il software è da considerarsi responsabile, ma non colpevole: le domande dell'agente mettono in luce come John Henry fosse del tutto consapevole dei danni che avrebbe riportato Sherman, ma non era in grado di associare un significato al concetto di morte. Perciò la responsabilità dell'incidente non è da attribuire al computer, ma a coloro che non gli hanno insegnato l'etica e la morale necessarie per valutare le conseguenze delle sue azioni. Non ci stupisce che Ellison proponga di iniziare insegnandogli i Dieci Comandamenti, data la sua già nota fede.
A noi spettatori sembra sicuramente il progetto Babylon il potenziale progenitore di Skynet e non il software della Dakara, una sensazione accresciuta dalle ultime scene dell'episodio, che ci mostrano un redivivo Cromartie usato dalla Weaver come involucro per contenere proprio John Henry: il primo passo sulla strada dei terminator che conosciamo.

Sì, le due si conoscono e sembra che anche la ragazza sia giunta dal futuro con una missione che riguarda John. In cosa consista esattamente il suo compito ancora non siamo in grado di dirlo con precisione, ma sicuramente niente di positivo, visto che proprio Riley, ormai evidentemente coinvolta emotivamente dal suo rapporto con il giovane Connor, si dimostra non intenzionata a portare a termine la missione.
