Quegli occhi grandi, blu come il cielo, non sono più quelli di una bambina troppo piccola per capire i meccanismi della seduzione, ma quelli di una madre terrorizzata all'idea di aver perso il proprio figlio. La mano che accoglie una lettera sbagliata in Espiazione, in Blitz è quella di una madre che tocca pareti, spalle, alla ricerca di un figlio perduto in una Londra squarciata dalle bombe. Saoirse Ronan non è più la tredicenne Briony di Espiazione. Film dopo film, l'attrice è maturata, ha assimilato un'auto-consapevolezza profonda di sé e dei suoi mezzi interpretativi.
Eppure, c'era già, nascosta dietro a quegli occhi una corrente di impetuoso talento scorreva in lei. Che sia nei panni di una ragazza dall'estro sognatore e conscio dei propri talenti (Piccole Donne, Brooklyn), bambine perse nel tempo e cadute tra le mani di orchi e assassini (Amabili resti, Hanna), regine (Maria Regina di Scozia) giovani amanti dall'animo fragile (Ammonite, Chesil Beach) e madri in balia dell'orrore della guerra (Blitz) vivono nella Ronan mille sfumature dell'essere donna e delle difficili fasi di crescita. In occasione dell'uscita di Blitz su Apple TV, scopriamo i 5 migliori film che restituiscono al meglio le fasi che hanno portato la Ronan a farsi bambina dalla forte immaginazione, e donna dalla fragilità combattiva.
1. Espiazione
Era il 2007 quando al cinema uscì uno dei film destinati a segnare per sempre non solo l'immaginario collettivo, ma anche e soprattutto la vita di una tredicenne di nome Saoirse Ronan. Già, perché quello affidato a questa giovanissima attrice in Espiazione non solo era il punto nevralgico di una storia giocata sulla forza distruttrice delle parole, quanto un personaggio ricolmo di rimorsi, paure, incomprensioni, tutte emozioni così complesse da comprendere, figuriamoci da restituire per una ragazza nemmeno adolescente. Eppure, Joe Wright lo sapeva; aveva colto dietro a quegli occhi blu cobalto, un talento più unico che raro. Con assoluta naturalezza, Saoirse Ronan fa un passo indietro per lasciare spazio a una Briony mefistofelica, burattinaia saccente, che crede di conoscere tutto del mondo, senza sapere niente. Dopotutto lei scrive, gioca con le parole, e per chi è bravo con il mondo della fantasia, viene quasi naturale giostrare l'universo altrui. Ma così non sarà. Quella prima raccontata da McEwan, e poi da Wright, sarà una richiesta di perdono lunga decenni. Un processo di espiazione sancito da quella piccola bambina, che tra le mani terrà prima una lettera, e poi una penna, destinati a segnare, con inchiostro di sangue, il destino altrui, tracciandolo di morte e sofferenza.
2. Hanna
Le fiabe dei Fratelli Grimm non sono pagine intrise di umorismo, o di sogni a occhi aperti, ma parole di inchiostro intinto nel sangue, colme di un senso di catartico terrore ancestrale, o di monito didattico. Sono fiabe nere, come nere sono le infanzie spesso portate sullo schermo da Saoirse Ronan. Dopo Briony in Espiazione, l'attrice ritrova nel 2011 il regista Joe Wright per portare sullo schermo il thriller Hanna. Nei panni della protagonista, la Ronan sfoggia un aspetto angelico, quasi etereo, ma dietro quei capelli lunghi, biondi, la pelle diafana, si nasconde una macchina da guerra. Cresciuta lontana dall'universo civilizzato in un landa ghiacciata della Finlandia, Hanna si allena con il padre (Eric Bana) nell'attesa di dar forma alla propria vendetta personale.
Dovrà aspettare, Hanna, ma appena giungerà l'ora, potrà finalmente addentrarsi in quel mondo a lei sconosciuto e volgere così il suo sguardo iniettato di odio sulla "strega" cattiva Marissa. In Hanna si nasconde pertanto in maniera implicita e simbolica, l'entrata a volte traumatica, dei giovani nell'età adulta: un'età in cui è normale ritrovarsi scombussolati, spaesati, incapaci di combattere contro ostacoli, responsabilità e scelte pericolose tanto quanto la Marissa di Cate Blanchett. E allora tanto vale munirsi di coraggio e attaccare per sopravvivere, proprio come fa Hanna. Proprio come fa Saoirse Ronan.
3. Chesil Beach
Se Briony è la burattinaia che tutto muove in Espiazione, il film di Joe Wright è un insieme di fili che legheranno non solo il destino di Saoirse Ronan a quello del regista inglese, ma anche a quello di uno scrittore come Ian McEwan. Sono sue, infatti, le mani che compongono l'opera che ha lanciato la carriera dell'attrice trentenne, ma anche di quel Chesil Beach - Il segreto di una notte in cui la Ronan dona vita a un personaggio così fragile, colmo di insicurezze e paure come Florence Ponting. Diretto da Dominic Cooke, il film trova nella sua semplicità il punto di forza con cui accarezzare il proprio spettatore, prendendolo per mano e trascinarlo tra i meandri di un attimo così intimo, eppure così carico di tensione, come la prima notte d'amore.
Inghilterra, 1962. Edward Mayhew e Florence Ponting hanno appena detto 'sì'. A passeggio sulla spiaggia di Chesil Beach, questi due neo-sposini raggiungono la camera dove soli, vergini, si guardano in attesa di consumare l'amore. La tensione cresce, l'insicurezza anche, e così, dopo una cena sgradevole, sotto gli sguardi irrisori del personale, e un amplesso compromesso dal terrore, questa prima notte d'amore si trasforma in un incubo dagli strascichi desolanti. Il vestito di Florence, azzurro come gli occhi della Ronan, e il mare che bagna Chesil Beach, è dunque vestiario simbolico e cromatico di quell'oceano interiore pronto ad abbattersi dall'interno, distruggendo ogni sicurezza, sigillando per sempre il destino di questi giovani.
4. Lady Bird
Ospite al noto programma televisivo The Graham Norton Show, Saoirse Ronan ha tentato non una, ma ben tre volte, di prendere la parola. Non è stato facile, ma quando ci è riuscita ha zittito tutti. Che sia un cellulare, o qualsiasi altro oggetto, tutto agli occhi di una donna può tramutarsi in un'arma da scagliare contro l'eventualità di un attacco fisico, o di una violenza. "Chi mai penserebbe a un cellulare come arma di difesa personale?" scherzano Eddie Redmayne e Paul Mescal sul divanetto di Graham; "Noi. Noi donne ci pensiamo tutto il tempo" risponde la Ronan. Gelo in studio. Scroscio di applausi.
Quella rivendicazione personale, quella sicumera nata in seno a una situazione che pone il genere femminile perennemente all'erta, è la stessa che l'attrice vanta nella costruzione di un personaggio divenuto ormai iconico come in Lady Bird. Svestita di perfezione, per vivere di sbagli, la protagonista ideata da Greta Gerwig si fa punto di riferimento di un coming of age intriso di ironia, e di forte aderenza al substrato reale. Ambiziosa, indipendente, Lady Bird non ha bisogno di un principe azzurro per affrontare il mondo, o trovare un proprio posto nell'universo; ha bisogno di sbagliare, di gettarsi da una macchina in corsa e spaccarsi un braccio, di provare dolore per modellare il proprio destino e così volare nel cielo di un futuro incerto... e per questo così attrattivo.
Lady Bird: Greta Gerwig e un film per (tornare a) volare
5. The Outrun
Essere adulti non è facile, soprattutto in un'epoca come quella contemporanea, dove tutto si abbiglia di incertezza, e l'anima si squarcia in tanti buchi, come un maglione mangiato dalle tarme. Gli adulti vagano allora nel vuoto, senza bussola, ritrovando in una forma di dipendenza uno strumento per colmare tali lacune e rimarginare le fratture interne. Per Rona, protagonista di The Outrun (adattamento cinematografico dell'autobiografia "Nelle isole estreme" di Amy Liptrot) il bere diventa un amico con cui consolarsi, uno squarcio momentaneo su una felicità evanescente, un riempimento liquido di un vuoto emotivo. Saoirse Ronan sa cosa vuol dire combattere con la bottiglia; lei stessa è scesa su quel ring, sconfiggendo quel mostro dall'alito alcolico che illude di sostenerti, rallegrarti, per poi tradirti e gettarti nel buio di una voragine senza fine. Strizzando l'occhio a Se mi lasci ti cancello, The Outrun perde la propria linearità narrativa, per evidenziare quel senso di perdita di chi si ancora a squarci mnemonici per ritrovare se stesso.
Come fu per la Clementine di Kate Winslet, a fare da bussola in questo labirinto narrativo sono i colori dei capelli di una Rona che ritrova nel raffronto diretto con una natura selvaggia (e per questo sublimemente attrattiva) un ricongiungimento con se stessa, senza bottiglie, senza birre, ma solo con un puro, profondo, respiro. Se i poeti romantici inglesi avessero potuto eleggere il proprio film dell'anno, questo sarebbe The Outrun. Al resto ci pensa la performance di una Ronan impeccabile, fragile, e per questo maledettamente umana.