Ci siamo passati tutti, ammettiamolo. Tutti abbiamo provato quel senso di inadeguatezza e quella voglia di integrazione che è ben analizzata nel nuovo film d'animazione 20th Century Studios in sala dal 21 Ottobre dopo il passaggio in Alice nella Città della Festa di Roma 2021. Come vedremo nella nostra recensione di Ron - Un amico fuori programma, queste sensazioni sono riprese e sviluppate in chiave fantascientifica, veicolate nel desiderio del protagonista per l'ultimo ritrovato tecnologico di cui tutti i suoi coetanei sono in possesso, un adorabile robot tuttofare con il quale (e attraverso il quale) condividere ogni esperienza.
"Il miglior amico pronto all'uso"
Il protagonista di Ron - Un amico fuori programma è Barney, uno studente delle medie impacciato, che si sente ulteriormente escluso dalla vita sociale della scuola e dei coetanei perché sprovvisto del nuovo dispositivo tecnologico che tutti possiedono, il "migliore amico pronto all'uso", un robot che cammina, parla, è sempre connesso e permette di gestire amicizie e condivisioni, online e non solo. Nonostante i limiti economici, il padre di Barney prova ad accontentare il figlio e per il compleanno prova a prendergli uno dei fantastici B-bot, ma qualcosa va storto e al ragazzo arriva un esemplare malfunzionante, incapace di connettersi ai server e per questo non aggiornato secondo le direttive della casa produttrice. Una limitazione che costringe Barney a fare i salti mortali per gestire il rapporto con il proprio B-bot e sfuggire agli addetti dell'azienda che lo produce che vogliono riprendere il possesso del prodotto difettoso.
Difettoso o speciale?
Ma è realmente difettoso Ron, il B-bot di Barney, o solo libero? Il suo funzionamento è sbagliato o assimilabile a un individuo che sta imparando cosa è giusto e cosa va evitato? Se da una parte le follie comportamentali di Ron offrono la base per la componente più comica e leggera del film di Sarah Smith e del veterano di Pixar Jean-Philippe Vine, e co-diretto da Octavio E. Rodriguez, dall'altra sono anche il terreno in cui seminare riflessioni interessanti sui vincoli che le dinamiche sociali ci impongono nella vita quotidiana e su come si possa arrivare a essere felici, accettati e integrati anche seguendo un proprio cammino personale. Un cammino che Ron e Barney, e noi con loro, compiono nel corso della storia per arrivare a una consapevolezza di sé, del significato dell'amicizia e dell'importanza di trovare il proprio posto, che non deve necessariamente assimilarsi a quello degli altri.
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Ritmo e divertimento per tutti
Un cammino lungo il quale gli autori di Ron - Un amico fuori programma ci accompagnano con uno script brillante, ben bilanciato tra attenzione ai personaggi e divertimento, tra gag fisiche e ironia nei confronti del mondo che ci circonda: siamo in un prossimo futuro, ma ci muoviamo tra vizi e peculiarità della società contemporanea, il che permette di far attecchire con efficacia le tematiche che la storia affronta, che viviamo attraverso gli occhi e il malessere di Barney. Un'efficacia che coinvolge anche il comparto tecnico, a partire dal character design dei personaggi umani, sempre adeguati alle rispettive personalità e facilmente identificabili anche quando hanno poco spazio nel corso della storia, e nel look generale degli ambienti e delle animazioni.
Una menzione speciale va destinata a Ron, il protagonista robotico della storia dal look ispirato all'estetica di casa Apple, unico tra i suoi simili pur condividendo lo stesso modello base: è ottimo il lavoro degli animatori nel rendere immediatamente riconoscibile il robot di Barney rispetto a tutti gli altri presenti nella storia, così perfetti e integrati pur nelle tantissime personalizzazioni visive possibili. Ron è buffo, goffo, sgraziato pur nel design elegante, ma così adorabile da conquistare il pubblico col suo berretto messo di traverso. Merito anche di Zach Galifianakis che gli dà la voce in originale, tra i nomi di spicco di un cast vocale che comprende Jack Dylan Grazer (Barney), Olivia Colman ed Ed Helms (rispettivamente la nonna e il padre del protagonista), mentre tra i doppiatori nostrani troviamo Lillo e Luca Tesei per i due ruoli principali.
Conclusioni
Arriviamo al termine della recensione di Ron - Un amico fuori programma con la voglia di avere un B-bot nostro per accompagnarci nelle attività quotidiane, da educare all’amicizia e rendere unico come quello del protagonista Barney. Il film 20th Century Studios ci accompagna con vivacità nel cammino di consapevolezza e accettazione di sé e della propria identità del protagonista, tra ironia e comicità fisica capace di coinvolgere il pubblico più giovane.
Perché ci piace
- Ron, dal design all’animazione e il doppiaggio che gli danno personalità e unicità.
- Il character design e il look generale del film, che immergono nella storia.
- Una riflessione interessante sulla necessità di accettare se stessi e trovare il proprio posto.
Cosa non va
- Non c’è niente fuori posto, ma manca una marcia in più che possa rendere il film unico nel panorama dell’animazione contemporanea.