Ron - Un amico fuori programma ci porta in un prossimo futuro, ma parla di presente. Di tecnologia, social e i loro pericoli, di crescita e accettazione di sé, di consumismo e incapacità di integrarsi in un mondo in cui possedere l'ultima novità tecnologica è indispensabile. In sala dal 21 ottobre dopo il passaggio alla Festa di Roma, il film 20th Century Studios riesce a raccontare tutto questo con leggerezza, divertendo ed emozionando lo spettatore. Ne abbiamo parlato insieme al cast vocale, tra cui Jack Dylan Grazer e Zach Galifianakis che interpretano in originale il protagonista Barney e il suo compagno robotico Ron, ma anche con i registi Sarah Smith e Octavio Rodriguez, che ci hanno spiegato le scelte fatte per mettere in scena questa storia di amicizia e scoperta di sé.
Dar voce ai personaggi di Ron - Un amico fuori programma
È stato un processo lungo per l'interprete di Barney, Jack Grazer, che ha ricordato quanto tempo abbia passato legato a questo personaggio: "Abbiamo iniziato nel 2017 quando avevo 13 anni e ne ho 18 ora. Il progetto ha avuto una grande evoluzione ed è diventato molto diverso da come era all'inizio, ma sono contento di esser rimasto coinvolto." E uno dei motivi che l'hanno spinto ad accettare questo ruolo e volerlo mantenere è il riuscire a capire Barney e i suoi problemi nell'integrarsi. "Avevo appena finisco le scuole medie, che sono state il periodo peggiore della mia vita, e ho trovato Barney e ho pensato di potergli dar vita. L'ho fatto per tre anni e potrei farlo per altri cinque!" E lo farà, nel lavorare al sequel del film, lasciandosi andare a un semplice consiglio: "bisogna sapere chi si è a ogni età, capire se stessi e accettarsi."
Ron - Un amico fuori programma, la recensione: Un divertente cammino di autoconsapevolezza
Al suo fianco anche Ed Helms nel ruolo del padre di Barney, che non ha mancato di lodare l'incredibile lavoro degli animatori nel rendere la comicità fisica dei personaggi, ma ha ammesso di aver dato tutto se stesso: "non sono uno che si trattiene quando registra, mi agito molto e penso che aiuti a suonare nel modo giusto e con la giusta fisicalità e mi fa entrare nel personaggio." Diverso e controllato invece il lavoro di Zach Galifianakis su Ron, dovendo dar voce a un robot: "A volte mi capitava di essere troppo emotivo e dubitavo del mio lavoro, ma non credo che volessero che facessi un robot, piuttosto che volessero che mettessi qualcosa di mio. È stato difficile camminare sul filo tra il non mettere troppa emozione, ma renderlo adorabile. E poi c'è bisogno di tanta immaginazione, perché soprattutto all'inizio non hai molto da vedere per entrare nel clima del progetto. Ma mi hanno aiutato moltissimo e sono stati molto pazienti con me."
Nel mondo dei social
Si approfondisce il tema dei social e del loro utilizzo in Ron - Un amico fuori programma, e lo si fa anche e soprattutto attraverso la figura di Savannah, compagna di scuola del protagonista. "È la classica ragazza popolare" di ha detto la sua interprete Kylie Cantrall, "vista dal di fuori sembra avere il controllo di tutto e i social sono parte di questa immagine che ha costruito. Ma in fondo è solo una ragazza che cerca di trovare il proprio posto e spero che il pubblico possa entrare in sintonia con lei per capire le pressioni della vita quotidiana." L'importante, ha avvertito la Cantrall, "è non lasciare che prenda il possesso della tua vita, sapere che quando metti giù il telefono hai attorno delle persone reale con cui confrontarti."
L'idea alla base di Ron
Una vita quotidiana che è presente nel film e di cui ha parlato Octavio Rodriguez, uno dei registi della pellicola: "Abbiamo cercato di legarci molto al contesto di San Francisco. Mi piacciono i boschi e ci sono dei momenti bellissimi con Barney e Ron che si rotolano tra le foglie. È un modo per portare avanti la discussione sui social, ma mantenere la possibilità di creare una connessione con la storia, mantenendola semplice e immediata." Un mondo che potesse essere "elegante, ma plausibile", come sottolineato dall'altro regista Jean-Philippe Vine, per raccontare "una storia di formazione nell'era dei social media."
"L'idea del film mi è venuta guardando Lei di Spike Jonze, che mi ha fatto pensare che avrei dovuto fare un film del genere per mia figlia di tre anni, che se ne sta là immersa nel suo iPad" ci ha raccontato la co-regista Sarah Smith, che si è chiesta per chi avrebbe voluto realizzare film: "perché facciamo film per gli adulti? A chi teniamo di più? Sono i nostri film e le nostre famiglie e come filmaker voglio fare film che posso guardare con i miei ragazzi. Nel film ci sono idee sofisticate, che possiamo discutere con i nostri figli, ma è anche molto divertente."