"In violent times, you shouldn't have to tell your soul". Sono le ultime parole della sigla iniziale di Romulus, la serie in onda su Sky e NOW TV dal 6 novembre, prodotta da Sky, Cattleya e Groenlandia. "In tempi violenti non dovresti vendere la tua anima", recitano le parole, quelle dell'ipnotica cover di Shout dei Teras For Fears cantata da Elisa. Sembrano volerci avvisare, farci capire cosa vedremo al momento di introdurci in un mondo lontano, quello dell'ottavo secolo avanti Cristo. Sì, quello dove hanno luogo gli avvenimenti che porteranno alla fondazione di Roma: è un mondo violento, primitivo, spietato. Un mondo di uomini, di re, guerrieri e schiavi. Dove le donne sembrano essere schiacciate. Nell'episodio 3 e nell'episodio 4 restiamo colpiti, scioccati da tutto quello che deve subire Ilia, il personaggio interpretato da Marianna Fontana, una vestale che abbandona il suo ruolo per trovare il proprio posto nel mondo. Una serie di prove anche violente, che sopporta, che supera, a cui ribatte colpo su colpo con un'incredibile forza di volontà. Possiamo dire che sia un ruolo che ci parla anche delle condizioni in cui sono trattate le donne oggi? "Penso che la violenza sia un argomento talmente delicato che è difficile parlarne" ci ha risposto Marianna Fontana, che abbiamo intervistato insieme agli altri protagonisti in occasione del lancio della serie. "In questo caso Ilia non subisce una violenza, ma un addestramento. Lei è consapevole di andare incontro a questo trattamento. Cerca quella forza interiore, non è una violenza, ma un modo di addestrarsi a quella che è la vita. Si toglie la corazza e cerca la sua femminilità e la sua forza. È un personaggio che decide consapevolmente di prepararsi a quello che dovrà affrontare".
Marianna Fontana: Ilia, una voce che muta con il suo corpo
È sorprendente la Marianna Fontana che vediamo in Romulus. L'attrice che abbiamo conosciuto con Indivisibili ha un percorso di crescita che compie insieme al suo personaggio. Conoscevamo la sua voce da Indivisibili. Ma qui trova una voce nuova, anzi tante voci nuove. "Il latino ti dà comunque una sonorità diversa" ci ha spiegato l'attrice. "Ho cercato di rendere più vere le mie sensazioni, che attraverso il latino mi venivano naturali. Ho cercato per Ilia una voce che poi mutasse man mano che lei cambia. Prima ha una voce da ragazzina, poi man mano che diventa donna è più consapevole del suo corpo. E in base al corpo ho cercato di trovare una voce per questo personaggio. Ilia diventa più sicura di sé, si impone". Il lavoro di Marianna Fontana e dei creatori della serie (Matteo Rovere è lo showrunner e la dirige con Michele Alhaique e Enrico Maria Artale) nella costruzione del personaggio è straordinario. "Mi sono avvicinata a questo personaggio in punta di piedi" ci racconta l'attrice. "Avevo sentimenti contrastanti: quando avevo letto il personaggio di Ilia non sapevo come rendere vera la sofferenza, quel suo essere un personaggio che vive sempre al buio. È stato un passaggio molto graduale. ci ho messo del tempo per costruirlo, già dal provino mi sono chiusa una settimana nella mia stanza per entrare nella sua emotività. Quando Ilia va all'esterno ha una percezione diversa". Ilia ci mostra anche la difficoltà per una donna nel muoversi in quello che, come direbbe James Brown, "is a man's world", un mondo per uomini. "È un mondo maschile, ma ci sono personaggi come Yemos e Wiros che nascondono anche una sensibilità femminile" riflette Marianna Fontana. "Gli uomini hanno un potere in più. Ma le donne che si fanno sentire, hanno presenza scenica ed emotiva, influiscono molto sugli uomini". Che siano uomini o donne, i protagonisti di Romulus sono prima di tutto dei giovani, e in questo aspetto va ricercata anche l'attualità, la contemporaneità della serie. "Questa storia appartiene ai giovani di oggi" riflette Marianna Fontana. "La voglia di emanciparsi, la voglia di ribellione, la fragilità che tutti noi abbiamo oggi. Il fatto di non sapere cosa sarà il nostro futuro. La serie è molto contemporanea anche per questo. Ci sono dei sentimenti molto forti. Ognuno di noi si può trovare in questi legami. Ad esempio, io mi trovo, da spettatrice, nel ruolo Yemos ed Enitos perché sono due gemelli".
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Andrea Arcangeli: preparazione fisica per entrare in un mondo brutale
Guardando Romulus vi troverete immersi in un mondo ancestrale, duro, ma a suo modo anche incantato. Il lavoro sui set è stato incredibile, e davvero degno di una produzione internazionale. Nell'episodio 3 vi troverete in uno scenario quasi metafisico, insieme ai personaggi vi muoverete in una pianura tra delle ossa enormi, i resti di un grande animale. Questi scenari fantastici e suggestivi hanno aiutato gli attori a entrare in un mondo, in un'esperienza che gli attori hanno definito totalizzante, insieme al duro addestramento a cui hanno dovuto sottoporsi. "La preparazione fisica è stata una degli elementi fondamentali per entrare nella brutalità del mondo che si andava a raccontare" ci svela Andrea Arcangeli, che è Yemos, il Principe di Alba. "Ci siamo ritrovati tutti quanti, tutti i giorni, a fare ogni mattina tre ore di preparazione. Abbiamo affrontato percorsi militari, abbiamo imparato a usare la spada, ad andare a cavallo". La prima questione che un attore si trova a fronteggiare di solito è quella psicologica. "Ma la costruzione del personaggio avviene anche attraverso il fisico" ci spiega Arcangeli. "Più volte, piuttosto che una strada mentale alla scena trovavo una strada fisica: correre, fare flessioni per trovare una tensione corporea, un nervosismo che si poteva mettere in scena con una certa credibilità". "Anch'io mi sono trovato a entrare nel personaggio con il fisico prima che con la testa" concorda Francesco Di Napoli. "Wiros è uno schiavo della città di Velia. Mi sono immaginato un personaggio un po' gobbo, un po' goffo, mi sono immaginato che fosse sempre chinato a pulire. È un ragazzo che viene vessato. Attraverso il fisico si possono raccontare tante cose". "La preparazione fisica è stata dura" aggiunge Marianna Fontana. "Ci siamo preparati due-tre mesi prima, ogni giorno. Il pomeriggio andavamo a cavallo, non è stato semplice, non solo durante la preparazione ma anche durante le riprese".
Francesco Di Napoli: fare nostro il latino è stata la cosa più difficile
Come Il primo re, il film di Matteo Rovere a cui Romulus è intimamente legata (pur non essendo un vero e proprio prequel), la serie è girata in una lingua antica, una sorta di protolatino che prova a immaginare come potessero parlare le persone nell'ottavo secolo avanti Cristo. Dopo l'intensa preparazione fisica, questo è stato un altro grande impegno per gli attori. "La sfida più grande è stata sicuramente il latino" ci racconta Marianna Fontana. "È stato difficile soprattutto rendere credibile questa cosa, imparare ogni giorno le battute in protolatino: le scene magari arrivavano due giorni prima, dovevi correre per imparare e soprattutto interpretare queste parole". "La cosa più difficile è stata trovare una naturalezza in una lingua a noi sconosciuta" concorda Francesco Di Napoli. "Farla nostra, far credere al pubblico che noi parliamo così dalla nascita, è una cosa difficilissima". Imparare e rendere credibile questa lingua è stata una delle sfide di un'esperienza totalizzante. "La soddisfazione più grande è quella di essere arrivato alla fine" ci tiene a dire Andrea Arcangeli. "Quando diciamo che è un progetto totalizzante lo intendo veramente in ogni aspetto. Sei circondato costantemente dalla preparazione del ruolo. Lo sei dal punto di vista fisico, psicologico, dal punto di vista della lingua e dell'alimentazione. Io ero sotto dieta iperproteica, per mettere su massa, tutti i Luperci erano in dieta dimagrante. Hai la sensazione di dover mantenere una linea di attenzione dal primo all'ultimo giorno, perché qualunque cosa può andare storta. Se non hai preparato il combattimento con lo stunt rischi di farti male, se non hai imparato il copione non sei in grado di preparare il dialogo, se non mantieni la dieta rischi di fare una scena girata tre mesi dopo, ma che in continuità viene prima, e sei più magro della scena precedente. Cerchi di entrare in un loop e di non uscirne mai fino a che non arrivi alla fine delle riprese. Che sembra sempre lontanissima".
Romulus, sul set della serie che racconta la nascita del mito di Roma