Ha distrutto la Casa Bianca (due volte), reinventato Godzilla e messo in dubbio la paternità delle opere di Shakespeare. Ha anche firmato un blockbuster come L'alba del giorno dopo che, in tempi non sospetti, ci metteva in guardia sui pericoli del cambiamento climatico. Parliamo di Roland Emmerich, cineasta tedesco che, dopo i primi lungometraggi realizzati in patria, si è trasferito a Hollywood e ha realizzato diversi film di successo (il suo nuovo action bellico, Midway, uscirà il 28 novembre nelle sale italiane). Il Festival di Zurigo ha deciso di assegnargli quest'anno uno dei suoi premi alla carriera, e prima di ritirarlo Emmerich si è concesso al pubblico svizzero tramite una delle consuete conversazioni nell'ambito dell'iniziativa ZFF Masters.
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Inizi accademici
"È una frase fatta, ma credo davvero che non ci sia bisogno di presentarlo, perché statisticamente tutti in questa sala hanno visto almeno un film di Roland Emmerich", dice il moderatore dell'incontro introducendo il regista. Il cineasta tedesco trapiantato a Los Angeles non viene da una famiglia artistica: il padre faceva attrezzi per il giardinaggio. "Già da piccolo mi ero detto che non avrei seguito le orme di mio padre, ci hanno pensato i miei fratelli maggiori", spiega Emmerich. "Io e mia sorella abbiamo scelto di fare altro." L'interesse per la sfera artistico-culturale quando è nato? "Mentre i miei amici giocavano, io stavo dentro a leggere. Sono sempre stato molto artistico." E il cinema nello specifico? "Mi interessava molto l'architettura, ma mi resi conto che bisognava essere bravo in matematica e fisica, cosa che io non sono. Mi avvicinai al teatro, ma il percorso sarebbe durato circa otto anni, era troppo. Mi consigliarono poi di tentare la strada della scuola di cinema."
Da quella scuola è uscito The Noah's Ark Principle, film di diploma particolarmente costoso ("Abbiamo rischiato di mandare in bancarotta la scuola"), e successivamente selezionato in concorso alla Berlinale. È in tale occasione, suddividendo gli incarichi all'interno del gruppo, che Emmerich si è ritrovato a fare il regista, firmando un paio di altri titoli in patria prima di rispondere alla chiamata di Hollywood, una prima esperienza memorabile: "La Carolco, che all'epoca era abbastanza importante, mi propose un film con Sylvester Stallone, che annunciammo con tanto di poster a Cannes. Il produttore era Joel Silver, con cui non andai per nulla d'accordo. Lo studio mi autorizzò a riscrivere la sceneggiatura insieme al mio amico Dean Devlin, ma Silver rifiutò di leggere la mia versione, e così io abbandonai il progetto. Quel film non è mai stato realizzato." E poi è arrivato I nuovi eroi: "Doveva costare 35 milioni di dollari, io lo feci per 20. Anche in quel caso mi lasciarono riscrivere tutto, a patto che il titolo e la premessa restassero invariati."
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I grandi successi: Stargate, Godzilla e Independence Day
Nel 1994 è toccato a Stargate, di cui il regista è piuttosto fiero: "Lo completammo senza che avesse ancora una distribuzione americana, e nonostante sia finito in mano alla MGM, che ai tempi significava condannare a morte il progetto, andò bene, miglior incasso del mese di ottobre per una decina d'anni." E poi c'è Independence Day, progetto insolito in quanto completato in meno di un anno, cosa rara per un lungometraggio di tali dimensioni. Il motivo? La concorrenza. Spiega Emmerich: "Volevo fare un film su un'invasione aliena, e convinsi Dean a scriverlo con me anche se lui inizialmente era scettico. Strada facendo scoprimmo che sarebbe uscito Mars Attacks! di Tim Burton, le riprese erano già iniziate e sarebbe arrivato nelle sale nell'agosto del 1996. A quel punto io e Dean decidemmo di puntare sul festeggiamento dell'indipendenza americana come vero e proprio elemento narrativo, e quando proponemmo il progetto agli studios la condizione inderogabile era che uscisse il weekend del 4 luglio." Una scommessa che ha dato i frutti sperati, poiché il film fu il più visto di quell'anno.
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È un po' meno positivo il ricordo di Godzilla: "Non mi interessava farlo, ma ogni volta che rifiutavo mi aumentavano il cachet e la percentuale sui guadagni. Chiesi allora se fosse possibile modificare il design della creatura, e mi dissero che serviva l'approvazione della Toho, che detiene i diritti. Andai a Tokyo, presentai la mia versione e, forse perché loro gestivano la distribuzione giapponese del mio film precedente, mi diedero l'ok dicendo che avrebbero poi continuato per conto loro con la versione giapponese. A quel punto ero fregato, dovevo fare il film." Quanto agli incassi, Emmerich sostiene che il genere abbia un pubblico limitato: "La gente mi diceva che avrebbe incassato più di Independence Day, e io risposi che avrebbe fatto la metà di quei soldi, e così fu. Il bacino d'utenza per quel tipo di film è ristretto. Prendete il King Kong di Peter Jackson, per esempio: con l'inflazione, il mio film e il suo sono più o meno alla pari per quanto riguarda gli incassi."
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The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo e il riscaldamento globale
La consegna del premio alla carriera a Zurigo è accompagnata da una proiezione speciale di The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo, film che il regista dovette realizzare un po' con l'inganno: "Volevo fare un film sugli effetti del riscaldamento globale, ma appena dici quelle parole ti guardano in modo strano, lo faceva anche mia sorella, che gestisce insieme a me la nostra casa di produzione. Mi serviva qualcosa per rendere appetibile il progetto, e mi imbattei in un libro che parlava dell'avvento di una nuova era glaciale come possibile conseguenza del cambiamento climatico. A quel punto diedi al film una struttura da disaster movie."
Come vede la situazione oggi? "Non è particolarmente positiva, ma sono un po' più ottimista grazie a questa ragazza svedese (Greta Thunberg, n.d.r.) che è riuscita a dare una spinta nella direzione giusta ai giovani. Le nuove generazioni sono importanti." Cosa pensa del cinema americano oggi? "A Hollywood la creatività non interessa più, conta solo il guadagno. Spero che passino di moda i supereroi, li trovo diseducativi. Preferisco i film catastrofici, perché lì i protagonisti sono esseri umani che compiono azioni eroiche."
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A fine anno uscirà nelle sale Midway, un progetto che Emmerich insegue da diverso tempo: "Dovevo girarlo dopo Godzilla, ma mi serviva un budget di almeno 120 milioni di dollari per fare tutto ciò che avevo in mente, e non me ne potevano dare più di 90. Per poterlo finalmente realizzare mi sono rivolto ai produttori e distributori indipendenti, era l'unica possibilità. Trovo comunque giusto che esca adesso, perché al giorno d'oggi la gente è pronta per un film dove ci si oppone al fascismo." La sua carriera alterna per lo più blockbuster e film biografici, ci sono altri generi a cui vorrebbe mettere mano? "Non sono in molti a saperlo, ma c'è una sceneggiatura che ho scritto vent'anni fa, intitolata Shooting Star, e ci ho rimesso mano di recente, l'ho riscritta quasi da zero. Il tono è più da commedia, e racconta la storia della lavorazione di un film nel deserto californiano, nel 1919 o 1920. Quello è un progetto che non vedo l'ora di realizzare, anche se molto probabilmente dovrò fare un paio di altre cose prima."