Quello tra il pittore già affermato Pierre Bonnard e la bella fioraia Marthe è il classico colpo di fulmine. Lui le chiede di posare per un quadro e al termine del ritratto tra loro è già scoppiata una bruciante passione. Ma lei è di umili origini e si trova poco avvezza ad entrare nelle dinamiche borghesi, cominciando inoltre a provare un senso di giustificata gelosia nei confronti della ricca Misia, una sorta di mecenate degli artisti in quella Francia di inizio ventesimo secolo.
Come vi raccontiamo nella recensione di Ritratto di un amore, nonostante litigi e incomprensioni il legame tra i due innamorati procede, con Marthe che è costante fonte di ispirazione per le opere dell'uomo, che nonostante le pressanti richieste della compagna si è finora rifiutato di sposarla e di acconsentire alla sua richiesta di formare una famiglia. Un rapporto contrastato e impulsivo, che andrà incontro ad ulteriori incognite e sorprese nel corso degli anni...
Nel cuore dell'opera
Forse meno altisonante rispetto ad altri colleghi e connazionali, ma comunque un artista capace di lasciare il segno nel suo tempo e di arrivare ai posteri con le sue opere immortali. Stiamo parlando di Pierre Bonnard, pittore dallo stile vario, erede dell'impressionismo e (f)autore di un approccio decorativo che si riscontra nei suoi numerosi quadri, molti dei quali come già descritto nella sinossi sopra esposta avevano come assoluta protagonista la donna della sua vita, quella Marthe che a un certo punto tenterà anch'essa la fortuna in campo artistico. Una relazione tormentata la loro, che non poteva passare inosservata agli occhi del grande schermo, sempre in procinto di scandagliare le dinamiche interne ad una coppia in maniera ancor più approfondita quando si tratta di resoconti ispirati a storie vere e personaggi realmente esistiti, dove all'ambito sentimentale si accompagna un istinto divulgativo memore delle migliori produzioni n costume.
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Panta rei
E Ritratto di un amore trova forza proprio nel tratteggio di questa love-story dalle mille sfumature, dominata da invidie e gelosie, con terzi incomodi e saggi consiglieri che cercano di riportare ordine in questo amour fou fuori controllo, che si dipana in quattro distinti, disomogenei, passaggi temporali, rispettivamente il 1893, il 1914, il 1918 e il 1942, indagando al contempo nelle pagine di un Paese a cavallo tra le due guerre mondiali, che rimangono sempre e comunque in sottofondo. L'ambientazione principale è d'altronde quella villetta sulla Senna, dove Marthe si tuffa nell'acqua gelida tutte le mattine per dei bagni rigeneranti: proprio lo scorrere del fiume è al centro di alcune delle sequenze più evocative e metaforiche, messe in scena con un raffinato equilibrio dal regista Martin Provost, che torna idealmente sul "luogo del delitto" dopo Seraphine (2008), anch'esso ispirato alla vita di una pittrice, ovvero Séraphine de Senlis.
Modelli e modelle
Nell'ultima parte emergono influenze dal cinema di Ingmar Bergman - qualcuno ha detto Sussurri e grida (1972)? - ma in generale le due ore di visione possiedono una compostezza intensa e sinuosa, capace di nascondere dietro le pieghe di un amore al limite dei chiari rimandi alla contemporaneità, emancipazione femminile in primis e colpe degli uomini inaffidabili e traditori a seguire, in una narrazione che si tinge di melodramma proprio quando tutti i nodi vengono infine al pettine. La buona ricostruzione d'epoca e la rapida esposizione dei rispettivi background mettono in chiaro come il focus principale sia volutamente acceso sui due protagonisti, interpretati da Vincent Macaigne e Cécile de France. Soprattutto l'affascinante attrice di origini belghe, prossima ai cinquant'anni senza dimostrarli, offre una performance totale e magnificamente estraniante, capace di portare il pubblico, maschile o femminile che sia, a empatizzare con lei in questa lotta continua tra sentimento e ragione.
Conclusioni
Nella Parigi del 1893 nasce quell'amore passionale e tormentato tra il pittore Pierre Bonnard e la sua musa Marthe, colei destinata a diventare - senza non poche complicazioni - la donna della sua vita. Una relazione tormentata che affronterà il correre degli anni e diverse insidie, con l'arte quale elemento chiave nella dipendente autodeterminazione dei singoli. Ritratto di un amore è un titolo che dice se non tutto comunque tanto, delineando i contorni e le sfumature di un legame contrastato e assimilante, messo in scena con un raffinato gioco melodrammatico e facilmente empatico, grazie soprattutto alla magistrale interpretazione di una Cécile de France che illumina lo schermo dall'inizio alla fine.
Perché ci piace
- Cécile de France magnifica in un cast eterogeneo e appassionato.
- La regia di Martin Provost è precisa e raffinata.
- Emozioni e rigore scenico e ambientale convivono armoniosamente.
Cosa non va
- Un paio di potenziali forzature melodrammatiche qua e là.