Risate, curling e sentimenti: arriva in sala La mossa del pinguino
Presentato a Roma il primo film da regista di Claudio Amendola, una commedia divertente a tratti amara incentrata sullo sport, sull'amicizia e sull'importanza dei sogni.
C'era il dream team olimpico al completo a Roma presso il cinema Barberini, dal regista Claudio Amendola all'unica protagonista femminile Francesca Inaudi, passando per gli 'atleti' Antonello Fassari, Edoardo Leo, Ennio Fantastichini e Ricky Memphis. Quattro disadattati, quattro uomini che dalla vita qualche sonoro schiaffo l'hanno preso, quattro sgangherati appassionati di sport (uno è campione di bocce, l'altro di biliardo e gli altri due lo guardano solo in tv) che un bel giorno decidono di buttarsi in un'avventura ai limiti dell'impossibile: diventare i componenti della Nazionale italiana di curling e partecipare ai Giochi Olimpici Invernali di Torino 2005. Il film, prodotto dalla De Angelis Group, arriverà a partire da oggi nelle sale in 200 copie distribuito da Videa. Ecco cosa ci hanno raccontato i protagonisti di questa esperienza sul set con il neoregista Amendola e dei loro personaggi.
Amici, bugie, calcetto e... curling
Il film, scritto da Amendola insieme al protagonista del film Edoardo Leo, nasce nel 2004 da un'idea di Giulio Di Martino e Michele Alberigo rimasta per qualche anno chiusa in un cassetto. Protagonista di diverse commedie di successo uscite di recente, da Tutta colpa di Freud a Smetto quando voglio passando per l'imminente Ti ricordi di me? al fianco di Ambra Angiolini, Edoardo Leo si è innamorato anni fa del personaggio di Bruno ma non sentendo il film del tutto suo da volerlo dirigere, ha pensato che l'amico Claudio Amendola sarebbe invece stato perfetto. Dal canto suo Amendola aspettava da molti anni il film giusto per affrontare il fatidico esordio dietro la macchina da presa ed ecco che è nato il progetto che ha portato nelle sale La mossa del pinguino. "Avevo voglia che qualcuno mi dirigesse in questo ruolo" - ha spiegato Edoardo Leo in conferenza stampa - "perché per me lo sport, l'amore e l'amicizia sono sentimenti molto importanti e sapevo che Claudio, un uomo sincero e intimamente romantico che conosco nel profondo, lo avrebbe amato e lo avrebbe fatto suo in un modo molto delicato". Dopo un anno e mezzo di riscrittura intensiva notturna sono iniziate le riprese del film che ha realizzato in un solo colpo un sogno nel sogno, quello di Leo di essere diretto da Amendola e quello del regista di debuttare in un film che lo rispecchiasse in tutto e per tutto; il tutto unito al sogno dei veri protagonisti la cui storia vera ha dato vita al soggetto originale. Ma La mossa del pinguino non è solo dedicato al pubblico maschile, ai fan del curling e dello sport in generale. La dedica principale è alle fidanzate, alle compagne e alle mogli: "E' stato il nostro modo più efficace per spiegare alle donne il lato più ingenuo e naif dell'uomo" - ha raccontato Edoardo Leo sorridendo timidamente - "cosa ci spinge a uscire di casa di sera tardi per gli allenamenti e a partecipare a tornei di calcetto mediocri dando sempre il massimo, con nel cuore quell'emozione spicciola che trasforma ogni partitella in una partita di Champion's League".
La 'mossa' di Claudio
Una carriera lunga trent'anni a contatto con tanti registi, con tanti attori, con tante storie con tante cose da imparare e da insegnare. Claudio Amendola ha atteso a lungo di poter dirigere un film tutto suo, ha saputo aspettare la storia giusta e lo ha fatto, a nostro modesto parere, nella maniera più naturale e spontanea possibile. La mossa del pinguino è un film che gli somiglia molto, che gli ha dato l'occasione di mettere in pratica tutti gli insegnamenti raccolti negli anni e che soprattutto è arrivato in un momento propizio in cui era forse arrivato il momento di cambiare e buttarsi in una nuova avventura. "Sono sempre rimasto affascinato dalla parte artigianale di questo mestiere, dalla parte più tecnica. Erano anni che provavo a scrivere storie ma probabilmente o non erano quelle giuste o non era il momento giusto e forse inconsciamente non c'ho mai creduto fino in fondo e provato a realizzarle". Un'esperienza, quella della regia, che lo ha fatto crescere professionalmente e umanamente ("mi ha regalato cose che il mio mestiere non mi aveva ancora mai dato") e gli ha aperto le porte di un mondo sconosciuto, quello della post-produzione e della promozione, spesso totalmente ignorato dagli attori. "C'è molto di mio in ogni personaggio" - ha dichiarato Amendola - "c'è molto del mio carattere e del mio modo di vedere i rapporti con gli altri in un momento storico in cui le persone non si toccano più, non si stringono più la mano e non si abbracciano, cose che per me sono ancora molto importanti". Probabilmente non sarebbe stato l'attore giusto per nessuno dei quattro ruoli principali e non sarebbe neanche stato in grado di dirigersi da solo, ma sta di fatto che questo passo indietro (dietro la macchina da presa) sembra avergli giovato alla grande anche in termini di stimoli e di entusiasmo.
Un cast "da sogno"
Oltre al disoccupato Edoardo Leo ecco chi sono gli altri tre sgangherati cavalieri del curling all'italiana che ce la mettono tutta per realizzare il sogno olimpico che cancellerà in un solo colpo tutte le avvilenti sconfitte che la vita ha inflitto loro. C'è il pensionato Ennio Fantastichini (uno che il destino di sognatore ce l'ha anche nel cognome) che nei panni di Ottavio, un goffo vigile urbano in pensione appassionato di bocce, riesce a divertire e a commuovere allo stesso tempo. "Ho sempre avuto uno strano rapporto con lo sport" - ha dichiarato Fantastichini in conferenza - "e ho pensato che partecipando a questo film avrei potuto aiutare questo Paese a riflettere sui motivi che lo hanno spinto a rinunciare ai sogni. Ho amato molto la parte sognatrice e fanciullesca dei personaggi e della storia e la visione dello sport che non è prettamente competitiva ma racconta di come in ogni periodo della vita ognuno abbia bisogno di abbandonarsi al sogno". Antonello Fassari veste invece i panni di Neno, un campione di biliardo spaccone dal parrucchino invadente, uno di quei 'personaggi da bisca' che celebra gli anni '70: "Quella di Neno è una personalità borderline dall'identità imprecisata" - ha spiegato l'attore romano - "questi ceffi li vedi ancora oggi, fuori dai bar e da certi locali di Roma. La mossa del pinguino non è un film che parla di me e di Ennio perché c'è di mezzo il curling e un mondo, quello dello sport giocato, che non ci appartiene. E' quel che esce fuori dal film che ci appartiene e ci avvicina tantissimo". A concludere una battuta di Ricky Memphis, che nel film interpreta il ruolo di Salvatore, il migliore amico del protagonista, un precario che lavora in un'impresa di pulizie che si occupa da anni del padre malato e non si tira indietro quando c'è da supportare gli amici veri: "Ricordo con piacere le notti passate sul set insieme a tutti loro e al grande Sergio Fiorentini (suo padre nel film come nella fortunata serie di Distretto di Polizia ndr) che nonostante stesse attraversando un momento difficile, per quanto riguarda la salute, si trasformava in un ventenne nel momento in cui si andava in scena". Un personaggio, quello interpretato da Sergio Fiorentini, che nella sceneggiatura originale non c'era e che Amendola e Leo hanno voluto creare per conferire alla storia e al film intero un'umanità e una potenza emotiva che altrimenti non avrebbe avuto.