Tratto da una storia vera Rinascere è un film per la televisione che racconta una vicenda tanto intensa quanto drammatica. Coprodotto da Rai Fiction e Moviheart, per la regia di Umberto Marino, la pellicola pesca a piene mani dal libro omonimo di Manuel Bortuzzo, vero protagonista delle tragiche vicende, che ha parlato in quelle pagine della sua terrificante esperienza, così come di ciò che ne è seguito: la difficile riappropriazione della propria vita, la riabilitazione e la ricerca di quei nuovi obiettivi indispensabili per essere di nuovo in grado di guardare al futuro. Manuel, infatti, vittima di uno scambio di persona, riceve due colpi di arma da fuoco alle spalle dopo una serata con gli amici. Questo gli costerà l'uso delle gambe, condannandolo a una difficile e lunga riabilitazione. È questa la storia che è stata ripresa e raccontata nel film, una narrazione piena di tranelli che di certo non ha reso facile nessuna parte del processo produttivo che ha preceduto le riprese. Ovviamente regista e sceneggiatori si sono potuti avvalere della consulenza dello stesso Manuel, ma sopratutto del padre, Franco Bortuzzo, che ha seguito e continua a seguire suo figlio nel difficile percorso di ricostruzione e rinascita.
La storia di Manuel nella trama
Le vicende risultano essere il più possibile aderenti a quelle della realtà: Manuel è una giovane promessa del nuoto, un ragazzo che insegue il sogno di andare alle Olimpiadi. Una sera, dopo una festa tra amici in cui ha finalmente potuto passare qualche momento in più con la sua ragazza Martina, viene scambiato per un'altra persona e gravemente ferito da due malviventi con due colpi di arma da fuoco. Lo scambio di persona è subito palese ma nel frattempo il ragazzo è in ospedale dove cercano di salvargli al vita. Così fortunatamente è, Manuel è fuori pericolo, ma l'uso delle gambe sembra altamente compromesso. Per il giovane atleta inizierà così una dura riabilitazione, prima di tutto per riconquistare autonomia nel gestire i propri bisogni, poi per tentare di riappropriarsi della sua vita inseguendo nuovi obiettivi. A stargli accanto in ogni momento c'è tutta la sua famiglia ed in modo particolare suo padre Franco, pilastro sul quale Manuel potrà appoggiarsi nei difficili momenti della sua rinascita.
Evitare il sentimentalismo
Abbiamo assistito alla conferenza di presentazione di Rinascere, dove oltre a Manuel Bortuzzo era presente il suo interprete, Giancarlo Commare, e l'interprete di Franco Bortuzzo, Alessio Boni. A prendere per prima la parola, però, come di consueto è stata Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction che ha evidenziato la forza di questa storia: "Manuel è precipitato nel buio, da lì può esserci solamente una risalita. Lui campione straordinario riesce a cambiare il destino; si parte da qui, il regista è partito da quel momento, dalla rottura del suo destino. Questa è una storia vera." Ed è stato proprio il regista Umberto Marino a raccontare del difficile processo produttivo della serie che è inevitabilmente passato per l'approvazione dei suoi protagonisti nella vita reale: "Abbiamo convocato una riunione con Manuel e il papà e abbiamo chiesto il permesso per quelle differenze con la realtà utili per la drammaturgia, non c'è una virgola che non sia stata approvata. Altra cosa che volevo era l'asciuttezza: da una parte si deve ottenere la commozione del pubblico, ma dall'altro si doveva evitare quel sentimentalismo nel quale la televisione spesso indugia."
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la responsabilità di essere un simbolo
A prendere la parola anche Manuel Bortuzzo, autore del libro e figura ispiratrice della storia: "È stato un onore e un piacere. Fino a metà film non ci credevo che fossi io, è stato fedele a quello che sono e a quello che ero, è indescrivibile quello che ho provato nel vedere questa pellicola." Alla domanda se poi sentisse la responsabilità di essere diventato un simbolo, il ragazzo ha così risposto: "Sento la responsabilità di essere un simbolo, ma non mi pesa perché devo essere semplicemente me stesso. Mi rende felice il fatto che possa tramettere qualcosa rimanendo me stesso." La responsabilità di interpretare il personaggio di Manuel l'ha invece sentita Giancarlo Commare: "Quando ho ricevuto la notizia sono andato nel panico, mi sono reso conto che avrei dovuto prendermi una grande responsabilità. Sono andato subito in piscina, imparare come ci si tuffa non è semplice ma devo ringraziare anche Kevin, il fratello di Manuel, che mi ha aiutato in questo percorso. Dato che abbiamo l'uomo più impegnato del mondo - dice ridendo - non ho potuto conoscere Manuel prima e sono andato in crisi, così per avvicinarmi a lui ho acquistato il suo libro ed stato la mia Bibbia, mi ha dato forza, come se lui fosse stato vicino a me. Ho cercato di non lavorare di imitazione, ho guardato ogni sua intervista per cogliere l'essenza del mio personaggio."
Anche Alessio Boni ha sottolineato come sia stato complesso preparare il suo personaggio: "La cosa particolare è che nella mia carriera ho interpretato Valter Chiari e Puccini, tutte persone che non c'erano più. Portare in scena una persona in vita è diverso, non volevo imitare Franco Bortuzzo. Mi è arrivata una bellissima sceneggiatura, poi l'abbiamo smussata, con una scrittura che rievocasse una certa drammaticità, una tragedia che coinvolge un ragazzo di 17 anni. Il punto chiave è la dignità con cui questa famiglia affronta questo dolore, senza questa non avremmo fatto il film. È importante raccontare queste cose, queste persone: mi viene in mente Alex Zanardi, Bebe Vio, è importante che la tv di stato proponga queste storie, questi esempi di vita."