Quante versioni del Riccardo III di Shakespeare sono già state sfornate tra cinema, teatro e televisione? Ebbene, da oggi ve n'è una in più ed è colorata, misteriosa, gotica e piena di musica. Tutto merito di Roberta Torre, la regina del cinema pop che stavolta ha deciso di prendere in presto i versi del Bardo per sfogare la sua creatività visiva. Riccardo va all'inferno arriva al cinema il 30 novembre con Medusa Film. Essendo, questa, una rilettura canora, chi meglio di Massimo Ranieri avrebbe potuto interpretare il sovrano claudicante? La Torre prende in presto il talento e la teatralità del divo napoletano trasformandolo fisicamente nel suo Riccardo dark. Cranio rasato, tatuaggio sul collo, abiti di pelle scura a fasciare la gobba e la gamba ferita avvolta in un sistema di cinghie.
Perché un altro Riccardo III? A domanda Roberta Torre risponde: "Avevo già lavorato a un adattamento di Riccardo III a teatro e mi era venuta voglia di farne un versione cinematografica e musicale. Stavolta ho voluto lavorare sul testo entrando nei dettagli. Riccardo è un personaggio di grande fascino, un eroe negativo. Stavolta ho deciso di sviluppare il rapporto tra l'eroe principale e la Regina Madre per riflettere sulla duplicità del male. Riccardo è un uomo come gli altri, non è un demonio, ma nasce in lotta con questa madre e si ritrova a lottare tutta la vita con la mancanza d'amore. Volevo insistere sulle ferite fisiche, i personaggi si mutilano reciprocamente e io volevo lavorare sui pezzi di corpo che mancano".
Leggi anche: Shakespeare per sempre: da West Side Story a Il re leone, perché il cinema non può fare a meno del Bardo
Re contro regina, uomo contro donna: la modernità di Shakespeare
Massimo Ranieri, protagonista eccezionale, riflette sulla genesi del suo Riccardo, un miscuglio di napoletanità, romanità, teatralità e oscurità. L'attore e cantante mette le mani avanti: "Se la mia napoletanità non ci fosse sarebbe un guaio, è la mia base. Veniamo scelti dai personaggi, non li scegliamo noi. Venticinque anni fa mi è stato proposto Riccardo, ma non l'ho preso in considerazione, anni dopo è stato Riccardo a scegliermi. Il progetto di Roberta mi ha attirato perché la sua visione è affascinante. Questo è un film sopra le righe, di quelli che al cinema non si vedono quasi mai e io vado spesso al cinema". Riflettendo sull'ambiguità e sulla ferocia di Riccardo, Ranieri prosegue: "Di Riccardo non mi affascina la malvagità, ma il suo bisogno di affetto. Con il mantello indosso ricorda un po' Nosferatu, ma non si abbevera di sangue, bensì di affetto. Brama l'amore primordiale che gli è mancato, quello per la madre. Riccardo ama. Non importa chi o perché".
A interpretare questa madre terribile e spietata è un'irriconoscibile Sonia Bergamasco, sepolta sotto strati di cerone: "In passato c'erano versioni di Riccardo III in cui le regine quasi non apparivano. La mia, invece, è la coprotagonista. I lavoro fisico è stato il dato più importante, ci abbiamo pensato a lungo, abbiamo fatto prove, provini per il trucco. Alla fine ci siamo convinti ad adottare un invecchiamento che non rinunciava a una forma di sensualità. E' un femminile degenerato, che si trasforma e si mostrifica. E' la mia prima volta con una regista donna e ne sono felice, è stata un'occasione speciale e unica".
Leggi anche: Torino 2017: i 10 film da non perdere
Un'opera pop dallo spirito lirico
Protagonista tra i protagonisti, la musica. Di adattamenti shakespeariani in versione musical ve ne sono ormai parecchi, ma l'originalità di Riccardo va all'inferno deriva in parte dalla passione per un barocchismo dal sapore tutto italiano di Roberta Torre e in parte alla presenza di Mauro Pagani come autore delle musiche, scelta "quasi naturale". "La prima cosa che ho chiesto a Mauro è mettere in musica L'inverno del nostro scontento" racconta la Torre. "E' il primo brano del film. Dopo un momento di "scontento", ha fatto un lavoro straordinario".
Leggi anche: Torino Film Festival 2017: il programma di un'edizione "felina" tra Gary Oldman, Asia Argento e De Palma
Interviene Mauro Pagani: "Ridurre Shakespeare in musica non è uno scherzo. Nel musical il musicista ha una responsabilità enorme. La parte più elettrizzante del lavoro è stata leggere lo script, parlare con Roberta, rileggere Shakespeare e poi decidere. La prima cosa che ho scritto sono stati i testi. Li ho sottoposti a Roberta, lei li ha approvati e mi sono tranquillizzato. Il resto è nato spontaneamente. Le doti vocali di Massimo Ranieri sono note a tutti, ma sono contento che si colga l'aspetto sentimentale dei miei testi". La presenza di Mauro Pagani a Torino permette di riflettere sull'andamento lirico del film che, pur ospitando brani rock ritmati, nella struttura e nella fluidità è debitore dell'opera lirica.
Pagani osserva: "Io vengo dal blues, non sono mai stato un grande amante del musical, ma qui abbiamo lavorato per arrivare a un grado di bellezza e grazia che ricorda l'opera. Abbiamo inserito un duetto perché era fondamentale per la struttura, per lo stesso motivo abbiamo eliminato un brano di troppo. La storia si sussegue in modo fluido, senza stacco tra canto e recitazione proprio come in un'opera". Roberta Torre conferma: "L'impronta lirica forse deriva dalla mia grande passione per l'opera. Trovo che il film sia molto legato all'opera, infatti pensavamo di definirlo street opera o musical drama".