La Sposa approda agli Hampton. O, meglio, la Figlia, ma resta il fatto che manca giusto qualche pennellata pulp in più per fare sì che questo scenario potesse essere uscito dalla mente di un Quentin Tarantino: perché la protagonista di Revenge, Emily Thorne, precedentemente nota come Amanda Clarke, è bella, bionda e pronta a tutto per ottenere una spettacolare vendetta nei confronti delle persone che hanno rovinato suo padre e il loro perfetto idillio, facendo di lei una reietta e un'orfana.
Una sorpresa attende Amanda al compimento dei suoi diciotto anni: l'amato genitore le ha lasciato una immensa fortuna, un prezioso alleato, una scatola contenente tutta la verità sul complotto da lui subito, e l'identità di tutti coloro che hanno distrutto la sua vita - oltre a un toccante invito al perdono, che rimarrà inascoltato.
Perché Revenge - e come potrebbe essere altrimenti? - non è una storia sul perdono, ma racconta un grandioso, complicato, esaltante piano di vendetta messo in atto con largo uso delle moderne tecnologie, di un ampio patrimonio e di una freddezza da campione di poker. Eppure, quando Amanda torna, sotto mentite spoglie, nel cottage degli Hampton dove suo padre è stato arrestato tanti anni prima, che sorge in vista della favolosa dimora estiva dei Grayson, i principali obiettivi della nostra fiera vendicatrice, sono i sentimenti di tenerezza che prevalgono: per il padre, per la sua innocenza perduta, e per un amico d'infanzia che ora rischia diventare solo l'ennesimo strumento al servizio del suo progetto. L'ambiguità psicologica è infatti uno degli elementi vicenti dello show di Mike Kelley: non potremmo godere dei trionfi di questa avvenente e inesorabile fanciulla se non intravedessimo attraverso un look inappuntabile e un guardaroba da urlo anche una bambina sofferente, che a volte fatica a vincere gli scrupoli nel calpestare il prossimo per raggiungere i suoi scopi. Così è per gli avversari, che sono sì multimilionari ipocriti e autoindulgenti, ma anche esseri umani che custodiscono segreti dolorosi e strazianti sensi di colpa. Se Emily Vancamp, nei panni di Miss Thorne, si dimostra una protagonista efficace e carismatica, e il suo "complice" Gabriel Mann/ Nolan Ross un'accattivante e imprevedibile spalla, forse il cuore di Revenge è proprio la regina cattiva, la splendida Madeleine Stowe che veste le sete e i diamanti della tormentata e potentissima sovrana della buona società newyorkese Victoria Grayson. Se cercate Il conte di Montecristo, presunto ispiratore della serie ABC, le sue atmosfere cupe e inquietanti, guardate in libreria; sintonizzarvi su Revenge significherà però scoprire una storia quasi altrettanto appassionante e ricca di colpi di scena, posto che abbiate una buona tolleranza per scenari patinati, look da designer, raduni di società e party elegantissimi come se piovesse, oltre che per l'insistenza praticamente ineludibile sul produttivo binomio cinismo-romanticismo. Perché la vendetta, in tempi di crisi, è un piacer serbato ai ricchi.