La vendetta è un piatto che va servito freddo, lo sappiamo, ma per vedere le donne al centro del dibattito sul cinema abbiamo dovuto attendere troppo tempo. Per decenni la figura femminile è stata oggetto di uno sguardo maschile più o meno voyeuristico (Alfred Hitchcock docet) che l'ha eletta a soggetto prediletto della visione negandole, però, l'autosufficienza. Fascino al top, livello di indipendenza bassino. In aggiunta a ciò spesso e volentieri la donna sul grande schermo è stata rappresentata come una vittima - in perfetta mimesi, purtroppo, con la vita reale nel passato e nel presente - una figura fragile preda dei brutali istinti maschili.
Donne vittime di umiliazioni, di violenza, donne costrette a ricorrere alla protezione degli uomini per essere salvate da altri uomini... oppure no. Spesso e volentieri il cinema di genere si è dimostrato il più reattivo nel cogliere le istanze sociali, trasponendole in sintomatiche parabole. Particolarmente significativo, in tal senso, è il revenge movie nella sua variante declinata al femminile. Film per lo più diretti da uomini, ma che pongono al centro donne capaci di prendere in mano le redini della propria esistenza, donne belle, forti e coraggiose. Donne spietate come la bionda Sposa di Kill Bill, fragili, spinose e borderline come l'icona Lisbeth Salander, donne pronte al sacrificio estremo pur di vendicare i propri cari come la misteriosa protagonista di Pietà (quanto a sadismo, Kim Ki-duk non è secondo a nessuno) oppure donne normali, capaci di spezzare le catene del quotidiano vendicandosi di chi impedisce loro di spiccare il volo.
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Matilda Luz in Revenge: vendetta nel deserto
Si intitola semplicemente Revenge il film in uscita nei cinema italiani il 6 settembre. Revenge movie al femminile all'ennesima potenza. Non solo l'action thriller è incentrato sulla figura dell'eroica Matilda Lutz, ma è diretto da una donna, la regista francese Coralie Fargeat. Pur essendo stato concepito e realizzato prima del tellurico Movimento Metoo - che ha avuto come conseguenza indiretta il merito di aver riportato l'attenzione sul numero di pellicole prodotte e dirette da donne - Revenge coniuga temi attualissimi a una forma grintosa. L'italiana Matilda Lutz si spoglia dei panni da brava ragazza cucitigli addosso da Gabriele Muccino ne L'estate addosso per incarnare una giovane donna provocante. La novità di Revenge è che Jen (questo è il nome della protagonista) vuole attirare su di sé lo sguardo maschile. Nella prima parte del film la vediamo aggirarsi nella splendida magione nel deserto del ricco amante Richard con indosso bikini o microgonne. La musica non cambia con l'arrivo degli ospiti di Richard: in una sensuale scena di danza in cui Jen flirta con i minacciosi compari, la provocazione è lampante tanto da far risuonare nelle orecchie l'eco dei tristi commenti alle notizie di stupro, "Se l'è cercata".
E' ancora Jen a stabilire il limite della seduzione e quando il brutale Stan lo supera, stuprando la ragazza contro una vetrata, lei si attira addosso l'ira dei tre uomini diventando per loro una minaccia. E che minaccia. Sopravvissuta a una orribile caduta, Jen si trasforma in una specie di novella Rambo che vaga per il deserto scalza e in bikini, si ricuce le ferite e sfrutta le risorse naturali per vendicarsi dei suoi carnefici. Il tutto senza che fascino e sensualità vengano meno. Quella di Coralie Fargeat è una provocazione bella e buona. Il suo film rivendica la libertà assoluta dello sguardo femminile confezionando un action thriller ad altissima tensione con una protagonista libera e forte, in grado di tener testa a minacce di ogni tipo. Ma chi sono le vendicatrici che in qualche modo hanno Jen? Scopriamolo in questo viaggio a ritroso nel revenge thriller.
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Le spose di Tarantino e Truffaut
In principio era la Sposa. Nell'immaginario collettivo il revenge movie al femminile per eccellenza è Kill Bill. Due pellicole fiume e una terza di cui si favoleggia da anni l'arrivo firmate da Quentin Tarantino. Uma Thurman inguainata nella tuta gialla di pelle, katana in mano, è il prototipo della vendicatrice. Pur combattendo con ogni arma a sua disposizione, la Sposa non perde un briciolo della propria femminilità mentre lotta per eliminare ad uno ad uno coloro che le hanno strappato l'amore, il futuro e la figlia che portava in grembo. E' l'amore a generare un odio profondo che spingerà Beatrix Kiddo (questo il vero nome della sposa) a punire Bill e le sue scagnozze. D'altronde lo stesso Bill non ha deciso di punire la Sposa per vendicarsi di essere stato lasciato?
In un gioco di incastri le vendette si susseguono coronate da spettacolari sequenze di violenza grafica. Beatrix è una guerriera, addestrata a diventare una killer letale, membro delle DVAS (Deadly Viper Assassination Squad) di Bill, ma la sapienza stilistica di Quentin Tarantino non ci tragga in inganno. Il suo cinema derivativo affonda le radici in un passato fertile. Basta guardare la locandina dello svedese Thriller (1972) per scoprire da chi Tarantino ha mutuato il look di Elle Driver (Daryl Hannah) e la benda che le copre l'occhio. La protagonista del rape & revenge, Trigga, è stata stuprata da bambina da un pedofilo (il trauma l'ha resa muta) e poi sottratta alla fattoria dei genitori da un uomo che la costringe a prostituirsi. Privata dell'affetto dei cari, Trigga imparerà a guidare e a maneggiare le armi per vendicarsi del suo carnefice. E che dire dei numerosi rimandi alle eroine della blaxploitation, l'infermiera Coffy, che uccide a sangue freddo per vendicare la sorella morta di overdose, e la grintosa Foxy Brown, pronta a sgominare la banda che le ha fatto fuori il fidanzato poliziotto, racchiuse nel personaggio di Vernita Green. Già in precedenza Tarantino aveva forgiato il suo personale omaggio al genere con Jackie Brown regalando a Pam Grier un ruolo che vale oro.
Di tutt'altro genere gli altri modelli di riferimento a cui il cinefilo Tarantino si ispira, il capolavoro di François Truffaut La sposa in nero e l'iconografico Lady Snowblood. La violenza di Kill Bill qui è appena accennata, eppure la determinata Julie (Jeanne Moreau), sposa in nero, non è così dissimile dalla tarantiniana Sposa in giallo per intenzioni e abnegazione. Ma è soprattutto la struttura, con il misterioso viaggio a tappe della sposa costellato dalla scia di morti, che Quentin Tarantino mutua. Il piano di Julie viene esplicitato solo alla fine, proprio come il mistero che circonda la Sposa. Le tappe della vendetta animano le suggestioni asiatiche di Lady Snowblood, incentrato sulla figlia della vendetta Yuki, concepita appositamente dalla madre per vendicare il suo orribile stupro e, tanto per ribadire la discendenza, non solo Tarantino ha citato in maniera puntuale la sequenza della lotta nella neve, ma ha inserito il tema musicale del film dopo il duello tra la Sposa e O-Ren.
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Da Furiosa a Lisbeth, le guerriere non muoiono mai
L'exploit di Mad Max: Fury Road ha riportato l'attenzione del grande pubblico sulle revenge women. Merito della Furiosa di Charlize Theron. Capelli rasati, occhi bistrati di nero, un braccio meccanico, Furiosa porta incise sul corpo le ferite inferte dalla vita. Dopo essere stata rapita dal Luogo Verde in cui era cresciuta, è stata data in sposa al tiranno Immortan Joe e poi ripudiata perché sterile. Nell'action post-apocalittico le donne vengono trattate alla stregua di bestie da riproduzione, ma sarà proprio Furiosa a prendere il controllo della situazione aiutando cinque donne destinate a Joe a riconquistare la libertà. Abilità con le armi, muscoli guizzanti, movimenti agili, esiste un'iconografia precisa sul grande schermo pronta a rovesciare il concetto di "sesso debole". La giovane protagonista de Il grinta - Kim Darby nella versione del 1969, Hailee Steinfeld in quella più recente - è solo una bambina, ma è capace di cavalcare, impugnare una pistola e ingaggiare un killer che la aiuti a vendicare la morte del padre. Ed è poco più che una bambina Natalie Portman, chiamata a interpretare l'aspirante killer assetata di vendetta in Leon di Luc Besson.
Non è necessario essere forte fisicamente per ribellarsi alle ingiustizie. L'iconica Lisbeth Salander di Millennium è uno scricciolo ricoperto di piercing e tatuaggi, ma l'aspetto punk nasconde un cervello geniale. Le sue abilità di hacker permettono a Lisbeth di reperire informazioni top secret e trasferire denaro da un conto all'altro, vendicandosi di coloro che l'hanno violata nel corpo e nello spirito - a cominciare dal padre - e rivalendosi su chi la considera un rifiuto della società. Un esempio estremo di rape & revenge ce lo regala anche l'horror I Spit on Your Grave, remake del controverso Non violentate Jennifer del 1978, mentre Robert Rodriguez, ancora in coppia con Tarantino, offre all'allora compagna Rose McGowan un ruolo da sexy guerriera con tanto di gamba artificiale a forma di fucile. Maggior dramma e introspezione nello struggente Pietà di Kim Ki-duk, dove una donna è pronta al sacrificio estremo, sottoponendosi a torture indicibili, e si spaccia per la madre di un sadico strozzino pur di vendicare la morte del figlio.
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Fuori di testa e sanguinarie: le signore ammazzatutti
Non sempre la vendetta deve essere motivata da ragioni logiche. C'è chi ne fa una ragione di vita per insofferenza o addirittura per follia. Esiste un preciso filone del revenge movie le cui eroine non brillano per equilibrio mentale. Belle e pericolose come la Glenn Close di Attrazione fatale, che non accetta di essere scaricata dall'amante Michael Douglas, intenzionato a fare ritorno dalla moglie chiudendo per sempre una relazione di solo sesso, carismatiche, ma incapaci di trovare il proprio posto nel mondo come la Kate Winslet dell'incendiario The Dressmaker - Il diavolo è tornato, perseguitata dalla sfortuna. C'è poi chi decide di accanirsi contro categorie particolarmente fastidiose come l'isterica Kathleen Turner de La signora ammazzatutti, casalinga perfetta che aborrisce tutto ciò che non è conforme al suo ideale di ordine, e chi agisce a fin di bene come le pietose vecchiette di Arsenico e vecchi merletti, che ospitano anziani soli per poi avvelenarli e "lenire" le loro sofferenze.
Dal disagio alla follia il passo è breve. Ne è una prova l'iconica Carrie, nata dalla penna di Stephen King e portata sullo schermo con passione da Brian De Palma. Carrie (Sissy Spacek) è un'adolescente disadattata, vessata da una madre ossessiva e bigotta e presa di mira dai compagni di scuola. Dopo aver assaporato un breve momento di normalità, l'atroce scherzo riservatole dai compagni libererà i suoi poteri con conseguenze catastrofiche. Più sottile e malefico il piano della statuaria Rosamund Pike in L'amore bugiardo - Gone Girl, che simula la sua scomparsa per far ricadere la colpa sul marito Ben Affleck. Quando la posta in gioco sale, anche la distinzione tra vittima e carnefice si fa più complessa, come nel caso di L'inganno, revenge movie ottocentesco in cui un soldato nordista viene soccorso da un gineceo sudista, alimentando pulsioni sessuali sopite. Tra rivalità e tensioni, le conseguenze son ben immaginabili. Straziante la vendetta della derelitta al centro de La fiammiferaia, vessata da madre, patrigno e da un uomo che la seduce senza essere realmente interessato a lei. Ancor più estrema e sanguinaria la vendetta della protagonista dello sconvolgente Audition di Takashi Miike, capace di infliggere punizioni sadiche agli uomini che non dimostrano di amarla a sufficienza.
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W la libertà
L'autoaffermazione dell'indipendenza femminile passa attraverso atti di ribellione contro il giogo familiare, contro una relazione soffocante, contro un lavoro frustrante. "Possiamo essere eroi solo per un giorno" cantava David Bowie. E così le icone del femminismo più genuino, Thelma & Louise, salgono su una decapottabile e inforcano una strada senza ritorno. L'importante è liberarsi dalle catene dell'insoddisfazione e ritrovare se stesse. In questo caso la vendetta non è limitata a un individuo o a una categoria di individui specifici, ma si trasforma in una rivincita contro il sesso maschile. A ribellarsi alle angherie del loro capoufficio maschilista e dittatoriale sono le sorridenti impiegate di Dalle 9 alle 5... orario continuato Jane Fonda, Dolly Parton e Lily Tomlin, che prima si convincono di averlo avvelenato , poi lo rapiscono e lo tengono prigioniero in casa il tempo necessario per modificare le regole della compagnia.
Sontuoso e violento, Lady Vendetta di Park Chan-Wook introduce una presenza femminile delicata e ambigua, pronta a vendicarsi del male subito dall'ex amante che ha fatto ricadere su di lei un'accusa di omicidio, facendole perdere la custodia della figlia. La vendetta si fa più sofisticata e cervellotica nel successivo Mademoiselle, dove la protagonista cerca la libertà in un gioco di specchi in cui nessuno è ciò che appare. Alla fine l'amore saffico trionfa e saranno proprio gli uomini ad avere la peggio. Si consiglia prudenza anche nella vendetta, visto che per superare il senso di colpa ci vuole pelo sullo stomaco, come insegna il raffinato noir francese I diabolici. Come rimediare? Semplice, applicando il buon senso. L'unione fa la forza ne Il club delle prime mogli, commedia che vede Goldie Hawn, Bette Midler e Diane Keaton unite per punire i mariti che le hanno lasciate per andare in cerca di carne giovane. La vendetta colpirà gli uomini là dove fa più male, nel portafoglio. Ancora una bionda sensuale per Quentin Tarantino, nel suo scatenato pamphlet bellico Bastardi senza gloria, ci aiuta a concludere la nostra carrellata. In piena Seconda Guerra mondiale la coraggiosa Shoshanna si vendica degli odiati nazisti attirandoli nel luogo emblema della libertà e bruciando la pellicola. La sala cinematografica, dimora del sogno, si trasforma in un inferno di fuoco per mano dell'implacabile Shoshanna, di rosso vestita, angelo vendicatore capace di esorcizzare il male supremo con un solo gesto.