Il detective della omicidi John Prudhomme, origini Cajun, lavora nel dipartimento di Chicago. Insieme al partner Hollinsworth viene incaricato delle indagini su un brutale omicidio, con la vittima che è stata ritrovata senza il braccio sinistro: l'arto gli è stato amputato quando era ancora in vita. Un omicidio efferato, per una scia di sangue destinata a proseguire.
Come vi raccontiamo nella recensione di Resurrection, soltanto qualche giorno dopo un altro corpo senza vita viene rinvenuto privo del braccio destro, con il medesimo modus operandi che ormai fa inevitabilmente pensare alla mano di un serial killer. Prudhomme va a caccia di un collegamento e pensa di averlo trovato dopo la scoperta del terzo cadavere, questa volta senza testa. La presenza di alcuni numeri romani e il nome dei defunti - Matthew, Peter e Jack - sembra infatti legata ai versi della Bibbia e alla relativa resurrezione di Cristo. Mentre la Pasqua si avvicina sempre di più, il detective farà di tutto per scoprire il colpevole e fermare quella folle mattanza prima che sia troppo tardi.
Questione di numeri
Il palese modello di riferimento è ovviamente Seven (1995), con il film di David Fincher uscito quattro anni prima che funge da principale ispirazione non soltanto narrativa ma anche a livello di atmosfere, con questa coppia di detective a dare la caccia a uno spietato serial killer che uccide le sue vittime con un macabro modus operandi. Resurrection non nasconde la sua essenza derivativa e perde il confronto con l'alto prototipo, ma preso come titolo di genere senza troppe ambizioni svolge il suo compito di puro intrattenimento tensivo con discreta efficacia, riuscendo a creare nei cento minuti di visione un buon livello di suspense e a dar vita a personaggi ben caratterizzati. Una storia co-scritta dallo stesso Christopher Lambert, anche protagonista nelle vesti del tormentato poliziotto Prudhomme.
I 20 anni di Seven: sette ingredienti per un cult da brivido
Il giorno del giudizio
Tormentato in quanto reduce da una profonda tragedia personale, ovvero la perdita del figlio in un drammatico incidente, e così maggiormente coinvolto in indagini che lo riguardano da vicino, in quanto al lutto ha conseguentemente perso la fede. E proprio nei panni del reverendo di famiglia troviamo niente meno che sua Maestà David Cronenberg, in uno dei tanti e gustosi ruoli davanti alla macchina da preso che ha infilato qua e là tra una regia e l'altra. Regia nella quale il suo collega Russell Mulcahy - suoi cult del calibro di Razorback - Oltre l'urlo del demonio (1984) e, soprattutto, Highlander - L'ultimo immortale (1986) - si dimostra ligio al dovere, gestendo al meglio il substrato mistery e l'anima tensiva, dovendo poi fare i conti con la censura che ha tagliato alcune delle scene considerate più estreme (della presunta director's cut non si è mai saputo più nulla).
Modelli macabri
La violenza è infatti sì presente ma non in maniera così eccessiva, con giusto un paio di scene, soprattutto nel finale, parzialmente disturbanti per il pubblico più impressionabile. Resurrection non eccelle ma neanche delude, rivelandosi un intrattenimento godibile ma mai trascendentale, indicato soprattutto agli amanti del filone. Tra citazioni a figure archetipiche quali Jack lo squartatore e il Killer dello Zodiaco, la sceneggiatura non teme la sua essenza di "già visto" ma anzi decide di sfruttarla a proprio vantaggio, lasciando fluire il corso della storia con il giusto ritmo, tra colpi di scena più o meno prevedibili e quei sussulti da action/crime post noir, in una confezione decorosa che si fa apprezzare anche nelle sue prevedibilità.
Conclusioni
Una coppia di detective è sulle tracce di un crudele serial killer, che uccide le sue vittime - lasciandole morire dissanguate - dopo aver loro amputato un diverso arto: un modus operandi legato ai versi biblici e alla resurrezione di Cristo, prossimo a concludersi nella Pasqua che verrà. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Resurrection, ci troviamo di fronte a un thriller che guarda senza nasconderlo ad atmosfere e suggestioni alla Seven (1995), il tutto in un'ottica più contenuta e a basso budget. Ciò nonostante il film scritto e interpretato da Christopher Lambert sa intrattenere il relativo target, con un buon mix tra tensione, dramma e colpi di scena, con quel tocco piacevolmente fine anni '90 ormai lontano ricordo.
Perché ci piace
- Atmosfera e tensione presenti all'appello.
- Una storia avvincente...
Cosa non va
- ... per quanto non originale.