Era stata evidente fin da subito l'ambizione cinematografica della saga Capcom, da quando il Resident Evil originale arrivò su Playstation 25 anni fa con quell'incipit in live action per introdurre le vicende degli sfortunati protagonisti, per la prima volta alle prese con gli orrori prodotti dalla Umbrella. Un quarto di secolo dopo, Resident Evil Village ha confermato quell'approccio rivelandosi uno splendido viaggio all'interno del genere horror, con la capacità di esplorarne suggestioni diverse e tutte le sue potenzialità, spaziando tra tensione, ansia, violenza e adrenalina. Un viaggio che andiamo ad analizzare concedendoci qualche dettaglio in più rispetto alla nostra recensione di Resident Evil Village, pur limitando il più possibile gli spoiler veri e propri sull'intreccio del gioco e i suoi colpi di scena.
Parleremo, insomma, soprattutto di ambientazioni, dinamiche e suggestioni, di luoghi e approcci, piuttosto che di quel che materialmente accade, ma l'avvertimento sulla presenza di qualche anticipazione sul contenuto del nuovo gioco del la saga horror di casa Capcom è comunque d'obbligo. Procedete pure, siete i benvenuti, ma a vostro rischio e pericolo! D'altra parte non è l'atteggiamento che abbiamo sempre avuto giocando a Resident Evil ed entrando baldanzosi in stazioni di polizia dal look barocco, villaggi poco ospitali, case di certo non accoglienti e, come in questo caso, un fascinoso quanto minaccioso castello?
Un incipit tra favola e home invasion
Si muove fin da subito in territori interessanti Resident Evil Village e agli autori basta la duplice suggestione del prologo per mettere in chiaro quanto si abbia intenzione di spaziare tra atmosfere diverse. Il gioco apre infatti con un magnifico incipit di stampo favolistico, che si avvale di uno stile grafico peculiare e capace di accogliere il giocatore nel mondo immaginifico del gioco. Un racconto nel racconto che svela subito le sue carte per portarci nella calma familiare di casa Winters: ritroviamo Ethan e Mia, con la piccola Rose, in una parentesi di intimità e quelle atmosfere di quiete che già sappiamo non dureranno a lungo. Ce lo dice la nostra esperienza di spettatori.
Calma e tensione vanno di pari passo mentre ci aspettiamo l'inevitabile, che puntualmente accade con una messa in scena da fare invidia ai migliori thriller da grande schermo e viene accompagnato da un primo efficace twist, che ci conduce all'inizio nel percorso horror che Ethan si troverà di nuovo ad affrontare dopo quanto vissuto in Resident Evil VII. Ancora una volta l'immedesimazione tra giocatore e personaggio è assicurata dalla visuale in prima persona introdotta nel capitolo precedente, ancora una volta sappiamo che il protagonista dovrà affrontare ogni sorta di pericolo con la sfacciataggine che lo contraddistingue.
Ritorno al villaggio e al passato
Non è un ritorno alle origini ma sicuramente un ritorno al passato la prima porzione di gioco vera e proprio. Il villaggio in cui muovere i primi passi di questo spaventoso viaggio trasuda le stesse sensazioni che aveva evocato con efficacia Resident Evil 4. Non ci sono cittadini bizzarri questa volta a ostacolare il protagonista, ma mostri in tutto e per tutto, dei minacciosi lycan pronti ad attaccarci alla prima occasione: in alcuni casi li vediamo da lontano, appostati su tetti o aggirarsi tra le abitazioni, altre volte appaiono all'improvviso alimentando con efficacia il meccanismo dei jump scares che non possono mancare quando si affrontano le moderne declinazioni dell'horror (uno in particolare costruito con tale maestria che vi sfidiamo a non saltare, pad alla mano).
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Benvenuti nel Castello Dimitrescu
Le sensazioni familiari proseguono anche nel segmento successivo, quando dal villaggio entriamo finalmente nel fascino macabro del Castello Dimitrescu, un momento atteso fin dalle prime battute di gioco per quanto visto nella demo rilasciata qualche mese fa. Sappiamo che ad accoglierci sarà la maestosa Lady Dimitrescu che abbiamo conosciuto attraverso il materiale promozionale, un personaggio già iconico che si rivela all'altezza delle aspettative in quanto a capacità di generare ansia nel giocatore. Sentiamo il suo fiato sul collo, e i suoi artigli sulla pelle, mentre affrontiamo dinamiche di gioco che sono quelle consolidate e rassicuranti della saga, tra esplorazione ed enigmi da risolvere per proseguire il cammino, con l'aggiunta di riferimenti ironici e meta al passato più o meno recente del franchise.
Angoscia da escape room a casa Beneviento
Ma non basta perché RE Village punta ad ampliare ed espandere il discorso quando si tratta di possibili declinazioni del terrore e il castello non è che l'inizio del cammino di Ethan. Di ritorno al villaggio, inizia la caccia a quattro oggetti, quattro fiaschette, che sono in possesso di altrettanti scagnozzi della vera villain del gioco, quella Madre Miranda che va a incastrarsi nella lore tradizionale della saga. La ricerca della prima fiaschetta ci porta a Casa Beneviento per l'esperienza più agghiacciante del gioco, una sorta di escape room per atmosfera e dinamiche in cui i nemici da affrontare scarseggiano, ma la tensione è alle stelle: sappiamo che qualcosa accadrà, ma non cosa o quando, e ci aggiriamo tra le stanze e gli enigmi con i nervi a fior di pelle e la prospettiva di incontrare le spaventose bambole che caratterizzano questa porzione di gioco. Senza fornire particolari dettagli, ma vi assicuriamo che il momento in cui siamo stati nascosti, al buio, sotto un letto, è tra i più spaventosi mai vissuti in un videogioco.
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Azione e adrenalina verso la fabbrica di Heisenberg
Resident Evil Village si preoccupa, però, di accontentare tutti i palati e alla tensione fa seguire l'adrenalina di porzioni di gioco più dinamiche. Se per affrontare Moreau ci si muovo tra frenesia e puzzle che sanno di platform, le rovine ci immergono in quello che ricorda uno sparatutto affollato di lycan con tanto di classici barili esplosivi, per arrivare alle atmosfere sporche, industriali e macabre della fabbrica di Heisenberg. Qui i toni si fanno cupi e carichi di tensione mentre ci si muove tra stanze e piani decadenti, con avversari sporadici ma difficili da affrontare e propensi agli agguati, un labirinto in cui perdersi sulle tracce degli elementi per sbloccarsi il cammino e procedere fino a quel finale del gioco che fornisce gli indizi necessari a contestualizzare la storia vissuta da Ethan Winters all'interno della mitologia della saga.