Recensione Storie pazzesche (2014)

Sei episodi grotteschi e un po' pulp per una satira arguta ed esilarante sulla società contemporanea e sulla innata brutalità umana.

Quanto è sottile la linea che separa l'uomo contemporaneo da un animale selvaggio? E' quello che sembra chiedersi il semi-sconosciuto (ma ancora per poco) regista argentino Damián Szifron con il suo Storie Pazzesche (in inglese Wild Tales, in originale Relatos Salvajes), film ad episodi che sembra provenire dal filone, tanto in voga negli anni '80, delle serie antologiche quali I racconti della cripta o Storie Incredibili, ma lascia da parte il soprannaturale e racconta invece l'orrore quotidiano con cui abbiamo a che fare tutti noi, le ingiustizie, la corruzione, la prepotenza dei più forti.

Dal produttore Pedro Almodóvar, Szifron prende un po' della follia e della sfrontatezza che da sempre contraddistingue la carriera dello spagnolo, ma il suo stile è personale e le sei storie che racconta, collegate tematicamente ma non dal punto di vista narrativo, dimostrano non solo un umorismo sprezzante e a tratti irresistibile, ma anche grande capacità di messa in scena, considerato che tutto il film, nella fotografia così come negli effetti speciali, nella musica di Gustavo Santaolalla e nella ispirata scenografia, è visivamente e tecnicamente ineccepibile.

Istinti animaleschi

Wild Tales: Darìo Grandinetti in una scena
Wild Tales: Darìo Grandinetti in una scena

Già dai bellissimi titoli di testa d'altronde era facile notare la cura e l'attenzione per i dettagli; rimanendo infatti fedele al tema del film, ad ogni attore e ad ogni membro del cast tecnico è associato un animale "selvaggio", prestando particolare attenzione al ruolo svolto: è così che per scenografi e costumisti ci sono giraffe e zebre con il loro caratteristico manto, per il fonico un piccolo animale con le orecchie particolarmente pronunciate e dritte, i coraggiosi produttori vengono accostati a due leoni, mentre l'arguto regista e sceneggiatore si ritaglia giustamente il ruolo della volpe. Ma se questo è un vero e proprio tocco di classe che nessuno può mancare di notare, Szifron cattura l'attenzione dello spettatore prima ancora dei credits, con il primo episodio, Pasternak, che racconta dell'insolito viaggio in aereo di alcune persone che scoprono tutte di avere qualcosa in comune e che in pochi minuti, e soprattutto con il geniale e irresistibile freeze frame finale, detta il tono per l'intero film e fa capire fin da subito che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio instant cult.

"I bastardi governano il mondo"

Wild Tales: Erica Rivas con Rita Cortese in una scena
Wild Tales: Erica Rivas con Rita Cortese in una scena

Subito dopo i titoli di testa, ci sono The Rats e Road to Hell, i due episodi forse più pulp e in cui si consumano due sanguinose e spettacolari vendette: nel primo una cameriera di un ristorante deserto si ritrova davanti come cliente un malavitoso che ha rovinato la sua famiglia anni or sono, e, su suggerimento di una cuoca poco ortodossa, medita di servigli del veleno; nel secondo invece, una sorta di "evoluzione" dello spielberghiano Duel, tutto nasce dal più classico scambio di insulti tra due automobilisti e termina in una resa dei conti senza esclusione di colpi, anche di natura scatologica.

La violenza è dappertutto

Wild Tales: Ricardo Darìn in una scena del film
Wild Tales: Ricardo Darìn in una scena del film

Con il quarto episodio, Bombita, quasi un'ode alla giustizia e all'anarchia, il tono del film si fa più serio e caustico e il bersaglio della satira diventa non più il singolo, ma la società stessa: un ingegnere delle demolizioni (Ricardo Darín, il volto più noto di tutto il cast) parcheggia per pochi minuti in una zona di sosta vietata non segnalata e si vede l'auto erroneamente portata via dal carro attrezzi; durante la vana ricerca di razionalità e giustizia tutta la sua vita va in frantumi e a quel punto decide di porre rimedio a modo suo. Ancora più amaro il quinto episodio, The Bill, la storia di un uomo ricco che cerca un capro espiatorio per il giovane figlio che ha appena investito una donna incinta. Si tratta della storia meno divertente e forse, per questo, quella che più stona all'interno di un film dal tono generale più leggero, ma anche in questa occasione non mancano dialoghi graffianti ed alcune buone trovate.

Finché (la tua) morte non ci separi

Wild Tales: Erica Rivas con Leonardo Sbaraglia in una scena
Wild Tales: Erica Rivas con Leonardo Sbaraglia in una scena

Ben consapevole della piega fin troppo seriosa e contenuta dell'episodio immediatamente precedente, Szifron si lascia per ultimo l'episodio più cult di tutti, 'Til Death Do Us Part, ovvero quelle che probabilmente sono le nozze più divertenti e brutali che siano mai state portate sullo schermo. In questo caso il regista punta il suo sguardo sui rapporti personali, sulla brutalità delle emozioni umane e su come, quando si perde il controllo, chiunque di noi, anche una sposa nel giorno più bello della sua vita, sia in grado di trasformarsi nella più feroce delle belve. La donna in questione è interpretata dalla attrice Erica Rivas, principalmente nota in patria per tanti ruoli televisivi, ed è a lei e alla sua trascinante performance che la pellicola viene affidata per chiudere esattamente come era cominciata, in un crescendo di situazioni imprevedibili e sempre più assurde che finiscono col raccogliere con tutta probabilità le risate e gli applausi a scena aperta degli increduli spettatori.

Wild Fiction

Non è facile per un film così sopra le righe riuscire trovare spazio all'interno della selezione competitiva di un importante festival internazionale. Per questa ragione includere Wild Tales nel concorso di Cannes 2014, farlo concorrere per la Palma d'oro, è stata certamente una scelta coraggiosa e non mancheranno certamente le polemiche di chi non lo ritiene degno di uno spot così prestigioso. Al di là dei giudizi qualitativi e soggettivi, ci sembra invece importante ed indicativo che proprio a venti anni del riconoscimento a Pulp Fiction - che, non vogliamo correre il rischio di essere fraintesi, è comunque un film di gran lunga superiore per qualità ed importanza - si voglia ricordare che a volte sono proprio i film che rompono gli schemi, che sanno divertire e provocare al tempo stesso, a rimanere più a lungo nell'immaginario collettivo e anche nella storia di un evento cinematografico di stampo classico come può essere il festival francese.

Conclusione

Un po' squilibrato nel bilanciamento tra i vari episodi e nel passaggio tra profondità e puro divertimento pulp, Wild Tales è però un film trascinante, irriverente e molto divertente, che ha tutte le caratteristiche per diventare un classico del genere grazie ad alcune intuizioni davvero geniali ed una realizzazione all'altezza di produzioni ben più ricche e prestigiose.

Movieplayer.it

4.0/5