Recensione The German Doctor (2013)

Wakolda è un film piccolo come la sua protagonista, ma come lei ha tanto da comunicare e lo fa con grazia ed eleganza.

La ricerca della perfezione

Negli anni che seguirono la Seconda Guerra Mondiale, molti nazisti scappati dalla Germania si rifugiarono in Argentina, dove trovarono accoglienza e tolleranza, al punto da poter continuare a usare i loro veri nomi. Un atteggiamento su cui molti ancora oggi riflettono, e tra questi c'è la regista Lucia Puenzo. Sorvolando sulle motivazioni di questa accoglienza a livello politico, l'autrice si interroga sull'impatto che queste presenze possono aver avuto sul piano più intimo e quotidiano, per esempio sulla vita degli adolescenti dell'epoca. Oggetto di questa analisi è la dodicenne Lilith, protagonista di Wakolda.


Siamo in Patagonia nel 1960. La famiglia di Lilith, composta da padre Enzo, madre Eva e due fratelli, sta percorrendo la lunga strada deserta che conduce a Bariloche, dove apriranno un albergo nella zona del lago Nahuel Huapi. Nel corso del viaggio si imbattono in un medico tedesco che chiede se può seguirli per evitare di percorrere da solo quella strada così spaventosa per tanti e diventa poi il loro primo cliente.
L'uomo, che poco per volta affascina tutta la famiglia con i suoi modi, è in realtà lo scienziato criminale nazista Josef Mengele e la vicinanza con quelle persone, ed in particolare con Lilith, risveglia la sua curiosità scientifica: il corpo della ragazza è meno sviluppato di quanto dovrebbe alla sua età ed il medico si offre di sottoporla ad un trattamento per stimolare la crescita.

Non si sa molto del periodo trascorso da Mengele in Argentina, dove ha lavorato come veterinario, ma continuando a perseguire la sua ossessione per la purezza della razza ed il limitare gli ostacoli genetici che impediscono al corpo umano di esprimere tutto il suo potenziale, comprando sangue di donne incinte per i suoi studi. Una leggenda vuole anche che si fosse specializzato nella realizzazione di bambole di rara perfezione ed è una suggestione che la Puenzo trasferisce nel suo Wakolda, ispirato all'omonimo suo romanzo.
La regista argentina mette al centro della sua storia la piccola Lilith, con il coraggio di affidare il difficile ruolo alla giovane esordiente Florencia Bado: la ragazza trasmette quella malinconica purezza che rende riuscito il personaggio e regge il continuo confronto con la sicurezza del Mengele di Àlex Brendemühl, che le illustra il fascino della genetica.
La Puenzo mette in scena con attenzione il piccolo microcosmo dell'albergo, attenta ai dettagli delle vite dei suoi personaggi, in netto contrasto con gli immensi spazi della Paragonia che li circondano, rendendo l'intimità della famiglia di Lilith ancora più forte.
Wakolda è un film piccolo come la sua protagonista, ma come lei ha tanto da comunicare e lo fa con grazia ed eleganza.

Movieplayer.it

3.0/5