La ricerca della perfezione
Negli anni che seguirono la Seconda Guerra Mondiale, molti nazisti scappati dalla Germania si rifugiarono in Argentina, dove trovarono accoglienza e tolleranza, al punto da poter continuare a usare i loro veri nomi. Un atteggiamento su cui molti ancora oggi riflettono, e tra questi c'è la regista Lucia Puenzo. Sorvolando sulle motivazioni di questa accoglienza a livello politico, l'autrice si interroga sull'impatto che queste presenze possono aver avuto sul piano più intimo e quotidiano, per esempio sulla vita degli adolescenti dell'epoca. Oggetto di questa analisi è la dodicenne Lilith, protagonista di Wakolda.
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L'uomo, che poco per volta affascina tutta la famiglia con i suoi modi, è in realtà lo scienziato criminale nazista Josef Mengele e la vicinanza con quelle persone, ed in particolare con Lilith, risveglia la sua curiosità scientifica: il corpo della ragazza è meno sviluppato di quanto dovrebbe alla sua età ed il medico si offre di sottoporla ad un trattamento per stimolare la crescita.
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La regista argentina mette al centro della sua storia la piccola Lilith, con il coraggio di affidare il difficile ruolo alla giovane esordiente Florencia Bado: la ragazza trasmette quella malinconica purezza che rende riuscito il personaggio e regge il continuo confronto con la sicurezza del Mengele di Àlex Brendemühl, che le illustra il fascino della genetica.
La Puenzo mette in scena con attenzione il piccolo microcosmo dell'albergo, attenta ai dettagli delle vite dei suoi personaggi, in netto contrasto con gli immensi spazi della Paragonia che li circondano, rendendo l'intimità della famiglia di Lilith ancora più forte.
Wakolda è un film piccolo come la sua protagonista, ma come lei ha tanto da comunicare e lo fa con grazia ed eleganza.
Movieplayer.it
3.0/5