Il regista svedese Ruben Östlund aveva annunciato, all'inizio della lavorazione di Turist, che i suoi obiettivi erano quelli di arrecare un danno economico al turismo alpino, incrementare il numero di divorzi in Svezia, e realizzare la migliore sequenza con una valanga mai vista al cinema. Non sappiamo dirvi se ha realizzato tutti i suoi propositi; quello che gli è riuscito, fuori di ogni dubbio, è un gran bel film.
Foto di famiglia con valanga
Quella di Ebba e Tomas è una famiglia da cartolina: quando calcano le nevi della località alpina appena raggiunta per una settimana bianca con tutti i comfort, i quattro sono raggianti, inseparabili e pronti a sfidare le piste. Il primo giorno è la perfezione, e si conclude nella piena armonia di quattro spazzolini da denti elettrici in azione contemporaneamente; il secondo giorno, però, mentre la famiglia è a pranzo in un ristorante ad alta quota, succede l'inimmaginabile. Una valanga "controllata" si trasforma improvvisamente in un fenomeno inquietante: convinta che stia per travolgerli, Ebba cerca di proteggere i due bambini, e quando si rivolge a Tomas per chiedergli aiuto lo vede raccogliere guanti e iPhone e fuggire a gambe levate.
Fortunatamente la tragedia è solo sfiorata: la slavina si è arrestata poco prima di colpire il ristorante. Quando però Tomas torna al tavolo dei suoi familiari, facendo spudoratamente finta di nulla, qualcosa si è spezzato per sempre.
Uomini e eroi
La gran parte di noi ha la fortuna di non sapere come si comporterebbe in una situazione come quella vissuta da Tomas; a livello biologico, tuttavia, nella nostra specie c'è un sesso fisicamente "obbligato" alla gestazione dei figli, e di conseguenza alla cura dei piccoli, e uno che, volendo, potrebbe anche levare gli ormeggi ed andare a ingravidare altrove. Di fatto tutte le presunte differenze che hanno scavato un abisso sociale e culturale tra uomini e donne nei millenni derivano da un dettaglio, più piccolo di una pera, che si chiama utero. Non è una giustificazione, questa, né un anatema rivolto all'intero genere maschile. Ma per quanto scossa sia la bella Ebba, alla fine dei conti, quello che succede a suo marito stupisce davvero soltanto lei.
La manifestazione di un istinto incontrollabile, tuttavia, condanna Tomas agli occhi di sua moglie e agli occhi della società, la quale stabilisce, o almeno ci prova, attraverso l'istituzione della famiglia, che anche il maschio diventi sedentario e si prenda cura dei figli che ha generato. Questa istituzione è stata un elemento funzionale al progresso della nostra specie, ma il conflitto tra il condizionamento sociale e l'istinto primario continua, per molti versi, a richiederci il suo dazio. Sul divario tra le aspettative della società e l'effettivo stato delle cose riflette con irresistibile arguzia Turist, che, dopo aver umiliato il suo eroe, lo segue nei suoi tentativi - patetici e maldestri, ma benintenzionati - di recuperare la propria dignità e il proprio status di genitore rispettabile agli occhi di moglie e figli.
Lassù sulle montagne
Ma la finezza e la brillantezza di script e dialoghi non è l'unico pregio del film di Östlund, che, nonostante la modestia della produzione, è riuscito a portare sul grande schermo i paesaggi alpini, le terribili tempeste (evocate dall'insistito tema vivaldiano), le coltri di nebbia in tutta la loro gloria: e, se non è riuscito a girare la migliore scena con una valanga mai vista al cinema, ne ha comunque realizzata una maestosa.Conclusione
Divertente, intelligente e coinvolgente, Turist è uno dei migliori titoli della selezione Un certain regard del 67. Festival di Cannes e un ottimo motivo per tenere d'occhio i progetti futuri del quarantenne Ruben Östlund.
Movieplayer.it
4.0/5