Illuminato da una fotografia dalle tonalità cromatiche accese e sovraccariche, disseminato di dialoghi surreali e nonsense, pervaso da situazioni sempre sopra le righe e al limite del demenziale, il colorato ed enigmatico film della Satrapi è una sorta di fumetto vivente, un cartoon live action che stordisce lo spettatore, suscitando sensazioni che vanno dal divertimento al disorientamento.
Dimenticate Persepolis e Pollo alle prugne: The Gang of the Jotas (La bande de Jotas, in originale) non assomiglia a niente di quello per cui Marjane Satrapi è riconosciuta internazionalmente. Non è un film d'animazione, non parla dell'Iran e soprattutto non contiene riferimenti autobiografici. Anzi, su quest'ultimo aspetto, la celebre fumettista - oramai divenuta anche regista e persino attrice - ci scherza con una notevole autoironia: il personaggio interpretato dalla Satrapi, infatti, nel film nutre un vero e proprio rifiuto per le sue origini, e si sottrae categoricamente dal rivelare ai suoi compagni di scorribande da quale paese proviene, limitandosi ad affermare cripticamente di essere una "Terzo-mondana".
È davvero un oggetto non identificato questo mediometraggio realizzato in totale autonomia e con assoluta libertà espressiva da parte dell'autrice (che cura praticamente ogni aspetto del film, dalla regia, alla sceneggiatura, passando per i costumi). Un divertissement girato in maniera quasi improvvisata con un budget ridotto e utilizzando una macchina da presa digitale, che appare quasi una sorta di sfogo liberatorio, con il quale Marjane Satrapi "resetta" la sua precedente poetica, prendendo almeno temporaneamente le distanze da quello che era stato sino adesso il suo stile di riferimento. Eppure, nonostante le idiosincrasie e le eccentricità di questo progetto, si possono comunque rintracciare anche qui alcune caratteristiche tipiche del suo percorso artistico.
È davvero difficile definire un'operazione folle come La bande de Jotas, pastiche grottesco che per la sua impronta anarchica e naif e per il modo con cui destruttura il genere poliziesco e gioca con la cultura pop ricorda non poco gli esperimenti della Nouvelle Vague francese (viene in mente, in particolare, un film come Pierrot le Fou, in italiano Il bandito delle ore 11). Si tratta di una specie di sgangherato road movie ad ambientazione spagnola, che ha per protagonista una misteriosa donna (impersonata dalla stessa Marjane Satrapi con notevole verve), braccata da una bizzarra gang di mafiosi conosciuti come "La bande de Jotas" perché tutti i suoi membri (oltre ad avere le medesime fattezze) posseggono un nome che inizia con la lettera "J". Durante il viaggio la donna scambia la sua valigia con una coppia di uomini (almeno in apparenza gay) appassionati di badminton, stringendo con loro amicizia. Dal momento che è stato annullato il torneo di badminton cui volevano iscriversi, i due accettano di scortarla e finiscono, loro malgrado, per divenire dei veri e propri sicari a servizio della ragazza, assassinando pian piano tutti i "J" che compongono la banda con modalità sempre più assurde e fantasiose.
Costantemente illuminato da una fotografia dalle tonalità cromatiche accese e sovraccariche, disseminato di dialoghi surreali e nonsense, scandito da una movimentata colonna sonora pop-rock, pervaso da situazioni sempre sopra le righe e al limite del demenziale, il colorato ed enigmatico film della Satrapi è una sorta di fumetto vivente, un cartoon live action che stordisce lo spettatore, suscitando sensazioni che vanno dal divertimento al disorientamento. Eppure, nonostante La bande de Jotas possa sembrare un vero e proprio Ufo nella filmografia dell'autrice, è possibile comunque rintracciare alcuni nodi chiave della sua poetica, a partire dalla centralità che viene ancora una volta ad assumere una figura femminile forte e determinata, in netta contrapposizione a personaggi maschili accessori, asessuati e facilmente manipolabili. Un forza che deriva soprattutto dalla straordinaria capacità di immaginazione della ragazza, vero e proprio potere che le consente di plasmare la realtà a proprio uso e consumo. Un tema, questo, sempre presente nelle opere di Marjane Satrapi - siano essi fumetti, libro illustrati o film - anche se in La bande de Jotas la sua elaborazione porta a esiti decisamente spiazzanti.