La vita, quella di ognuno di noi, è fatta di gioie e dolori, momenti felici e drammi più o meno grandi. È così per tutti, inutile cercare di negarlo. Quello che per ognuno di noi cambia è il modo in cui affrontiamo ogni momento della nostra esistenza, la reazione che abbiamo al cospetto di ogni attimo di felicità ed in particolare ogni ostacolo che si pone sul nostro cammino di vita. La soggettività delle nostre reazioni.
È quello che ci mostra attraverso le storie di El e Conor il regista Ned Benson nel suo esordio The Disappearance of Eleanor Rigby, inserito non senza merito nella sezione Un Certain Regard di Cannes 2014 e non senza rimpianti per una possibile partecipazione al concorso della kermesse francese. Perché enormi sono la bellezza e l'intensità del suo lavoro, da lasciare il segno nei primi giorni della manifestazione. Un merito che accresce se si pensa alla genesi anomala del progetto.
Una coppia di film
Lui e lei. Le due metà di una coppia. E come tali presentate a Toronto lo scorso anno: due film distinti per raccontare la storia dai due punti di vista unici dei due protagonisti. In questo modo ha fatto la sua prima apparizione The Disappearance of Elenor Rigby, concentrandosi sulle reazioni di El e Conor al dramma che li ha colpiti: la perdita di un figlio. Lui e lei, due film montati insieme che di fatto ne generano un terzo, Them, che ha una sua ragione di essere in quanto tale, rinato in sala di montaggio tagliando, alternando, ma anche aggiungendo materiale lasciato fuori nel realizzare le sue metà singole. Un film così compatto e bilanciato che si fa fatica a pensarlo diviso... Come un coppia affiatata, come El e Conor prima del dramma che li colpisce, come li vediamo solo nelle primissime fasi della pellicola di Benson. Subito dopo il regista ce li mostra separati in una struggente alternanza di vite che cercano di trascinarsi fuori dal dramma che li ha colpiti, ognuno dei due con i suoi modi e tempi, con Eleanor, così chiamata per la passione dei genitori per i Beatles, che si allontana dal marito e cerca di ricominciare e rimettersi in gioco, seguendo un corso e tornando in famiglia; con Conor che cerca di far funzionare il suo bar/ristorante e non sa darsi spiegazioni per la sparizione della moglie.
Il cast perfetto
Entrambi perfetti i due protagonisti, diciamolo subito: James McAvoy nel trasmettere il dolore di Conor, ma soprattutto Jessica Chastain, anche produttrice del film, nel portare sullo schermo ed oltre di esso il travaglio interiore di Eleanor. La sua è un'interpretazione di quelle da premi (e ci sentiamo di prevederla protagonista della prossima Award Season), di quelle che lasciano un segno profondo nel cuore dello spettatore. Ma come il film, questo film, come una coppia, acquisiscono un senso diverso una volta insieme su schermo, per un'alchimia che sa di magico. Nè sfigura accanto al loro il resto del cast, messo insieme in modo ugualmente efficace: William Hurt nel ruolo del padre, Isabelle Huppert in quello della madre, una fantastica Viola Davis a dar volto alla professoressa di El, con la quale la ragazza intrattiene impagabili conversazioni. Un casting che sembra aver messo ogni volto al posto giusto, senza sbagliare niente, per dar vita a personaggi mai banali, capaci di aggiungere qualcosa alla storia indipendentemente dal tempo che hanno su schermo.
Un esordio miracoloso
Ma Ned Benson non sbaglia niente in ogni aspetto del film. A cominciare dalla scrittura che sa quando e come emozionare, senza eccedere in pietismi, senza calcare la mano sulla sofferenza dei personaggi, mettendoli a nudo con rispetto, senza una sequenza inutile o fuori posto. Il tutto sempre mirato e focalizzato sul già accennato tema della soggettività, ma anche dell'amore, della sua resistenza agli alti e bassi davanti ai quali ci pone la vita, analizzandoli attraverso le figure vive e realistiche dei due protagonisti. Riuscita anche la messa in scena accurata, precisa, sempre adeguata e misurata, che però non rinuncia ad offrire momenti più sognanti e delicati. E soprattutto il montaggio di Kristina Boden, miracoloso se si pensa alla genesi del film, alla sua genesi da due progetti distinti che diventano uno senza che si noti la minima forzatura.
Ned Benson non sbaglia niente in ogni aspetto del film
Conclusione
The Disappearance of Eleanor Rigby è un film incantevole, intenso, struggente, che ci mostra la soggettività delle emozioni e delle reazioni in due vite che lottano per restare unite. L'esordio di Ned Benson ci lascia con la voglia di vedere il suo prossimo film, ma anche, e soprattutto, le due versioni presentate a Toronto che hanno dato vita a questo piccolo gioiello.
Movieplayer.it
4.5/5