Il primo (e speriamo ultimo), autentico tonfo della sezione Un certain regard della 67. edizione del Festival di Cannes arriva dal Regno Unito, ed è la tediosa, insopportabilmente confusa esplorazione della coscienza di un piccolo criminale intontito dalle droghe, schiacciato dal rimorso e diviso tra due datori di lavoro.
Quella consegna maledetta
A scatenare gli eventi (si fa per dire) alla base di Snow in Paradise è la semplice consegna di una partita di droga, un lavoro assegnato a Dave dal tirannico zio Jimmy. Il nostro eroe, a questo punto, è un piccolo criminale abbastanza in pace con la sua coscienza, ma stavolta qualcosa va storto, e a subirne le conseguenze è il suo migliore amico, Tariq. Dopo la sua morte, della quale si sente inevitabilmente responsabile, Dave si lascia andare a un vortice di autodistruzione, preso tra il violento, crudele Jimmy, la promessa di una carriera meno violenta da parte di Mickey, vecchio amico di suo padre, e una speranza ancora più elusiva, quella rappresentata dalla conversione all'Islam.
Redenzione da incubo
Montato in maniera non lineare, calato in un'atmosfera opprimente e claustrofobica, il film di Hulme - al debutto come regista dopo numerose, buone prove da montatore - Snow in Paradise intende evidentemente trasportarci nel mondo interiore di un uomo che, sconvolto dal senso di colpa, improvvisamente disgustato dal crimine e dalla violenza che sono stati fino ad allora il suo pane quotidiano, cerca vanamente sollievo nell'alcool, nel sesso e nelle droghe, per poi rivolgersi, non senza dubbi e ripensamenti, alla religione dell'amico scomparso a causa sua, l'Islam. Purtroppo, in mancanza di una solida struttura narrativa e di un lavoro dignitoso dei personaggi (anche solo il protagonista sarebbe bastato), il tutto risulta soltanto pretenzioso, ammorbante e soporifero. Un paio di momenti si sollevano sulla mediocrità complessiva del film, grazie alla simpatica parlata di David Spinx, ma per il resto le interpretazioni condividono la nebulosa e stolida qualità della pellicola.Una storia vera
Snow in Paradise è tratto da una storia vera, quella di Martin Askew, un uomo nato e cresciuto nei bassifondi criminali dell'East End londinese e nipote del selvaggio boss Lenny McLean, detto "The Guv'nor", la cui storia di redenzione attraverso la fede religiosa ha affascinato il neoregista Hulme. Askew ha scritto il film insieme a Hulme, lo interpreta nel ruolo del terribile zio, ed è legato a un progetto in lavorazione dedicato esclusivamente a McLean. Che, ahinoi, a questo punto non moriamo esattamente dalla voglia di vedere...Conclusione
Alla luce del risultato, è difficile vedere ragioni di interesse persino nel soggetto di matrice biografica. Il problema principale di Snow in Paradise è una sceneggiatura nebulosa e approssimativa da cui non può svilupparsi una narrazione coerente, ma c'è ben poco da salvare nell'intera produzione.
Movieplayer.it
1.5/5