Pugni di ferro
Come in gastronomia, anche nel cinema ci sono piatti di ogni tipo, per soddisfare tutti i palati e tutte le più disparate esigenze: c'è il momento per i sapori più ricercati, quello per uno spuntino veloce e leggero, ma anche quello per un sano hamburger con patatine fritte, senza preoccuparsi troppo del salutismo alimentare. Nessuna ricetta è intrinsecamente migliore di altre e c'è sempre il momento adatto per poter gustare ogni genere di cibo, ma ognuna può essere realizzata con le proporzioni corrette e gli ingredienti migliori affinchè, nella sua dimensione, possa essere equilibrata, gustosa e di qualità.
E' un po' così anche il cinema. Sebbene tutti possiamo essere d'accordo sulla oggettiva superiorità artistica di un film cosidetto d'autore rispetto ad un altro con evidenti intenzioni commerciali ed un'anima da blockbuster, non possiamo ignorare quella voglia di qualcosa di leggero, disimpegnato e spensierato che un po' tutti abbiamo provato almeno una volta, e non possiamo negare che anche tra i film meno impegnativi si può trovare quello che funziona meglio, la ricetta ben amalgamata, in grado di concederci un paio d'ore di svago fine a sè stesso.
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A complicare la sua vita, oltre agli inevitabili infortuni al suo robot/boxer, il figlio Max, al quale decide di badare per tutta l'estate prima di concedere l'affidamento alla zia ed al suo benestante marito. Quello con il figlio è un rapporto inesistente, da costruire dal nulla passo per passo, così come l'attività di Charlie nel mondo della boxe che proprio grazie al ragazzo, e ad un vecchio esemplare di robot recuperato in una discarica, trova una nuova dimensione.
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Se sono le sequenze sul ring a fornire lo scheletro del racconto, dettando il passo della storia ed il suo sviluppo, è il rapporto tra Charlie e Max a definirne il tono, a darle colore ed emozioni, ed è per questo motivo che acquista ulteriore valore l'interpretazione dei due protagonisti. Il cast, infatti, dà sicuramente una grossa mano a Levy nella sua impresa, a partire da un Hugh Jackman che incarna il fulcro del racconto ed il giovanissimo Dakota Goyo che sa tenergli testa con sicurezza nella parte del figlio Max.
Seppur con poco spazio a disposizione, non sfigurano anche gli interpreti dei ruoli secondari, da Hope Davis e James Rebhorn nei panni dei genitori adottivi del bambino, alla Evangeline Lilly di Lost nei panni di Bailey, ex fiamma del protagonista.
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E' chiaro che ci si trovi al cospetto di un popcorn movie, ma come l'incipit di questo articolo lascerà intuire, gli ingredienti sono al posto giusto per convincere e divertire. E quando un film di puro intrattenimento come questo riesce a far passare due ore piacevoli e spensierate allo spettatore, l'operazione può dirsi sicuramente riuscita.
Movieplayer.it
3.0/5