"Da un grande potere derivano grandi responsabilità" diceva il vero capostipite dei cinecomic che Christopher Nolan ha saputo rendere grandi; e deve essere un motto che il geniale regista britannico deve aver sentito ronzare per la sua testa quando, qualche anno fa, il fratello sceneggiatore Jonathan Nolan ha cominciato a lavorare ad un film tratto da una teoria del fisico Kip Thorne sulla possibilità di viaggi interstellari attraverso i wormhole, ovvero dei cunicoli spazio-temporali.
D'altronde, a soli quarant'anni, Nolan si è ritrovato regista, produttore ed autore di enorme successo, forse addirittura insperato, con in più la responsabilità di avere saputo costruire, con la trilogia del Cavaliere oscuro prima e con Inception poi, un pubblico adulto ed anche raffinato in grado di tenere testa a quello teen, family o comunque modaiolo ormai padrone del botteghino internazionale.
Con la decisione di abbandonare, almeno per il momento, gli eroi da fumetto che l'hanno reso celebre in tutto il mondo, si trattava così di trovare un nuovo progetto che ben si sposasse con la sua idea cinema spettacolare e comunque per le grandi masse, ma che rappresentasse al tempo stesso un ulteriore gradino verso la sua ascesa di vero e proprio mogul cinematografico, degno erede di due dei suoi miti quali George Lucas e Steven Spielberg (a cui in un primo tempo la Paramount aveva pensato di affidare questo Interstellar), forieri di quel blockbuster d'autore di cui oggi Nolan si erge come unico e incontrastato paladino.
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E per un regista che vuole costantemente stupire, vuole puntare alto e vuole farci a tornare a vivere la sala cinematografica come un luogo ricco di magia e stupore, non poteva esserci una storia più adatta che quella di Cooper, un ex pilota ed ingegnere della NASA, a cui viene affidata una missione per cercare di salvare l'umanità intera andando alla ricerca di un nuovo pianeta abitabile.
La Terra è ormai diventata invivibile, a causa dei continui e bruschi cambiamenti climatici, la scarsità di prodotti commestibili e il collasso economico ed industriale di paesi grandi e piccoli. Per tutti la nuova vita consiste nel pensare alla mera sopravvivenza: stringere i denti, lavorare sodo come agricoltori e sperare in un improbabile miracolo che possa salvarci tutti. Ma questo a Cooper non basta, e nemmeno a sua figlia Murph che ha preso da lui il desiderio di conoscere, di esplorare, e soprattutto di sognare. "Un tempo alzavamo lo sguardo al cielo chiedendoci quale fosse il nostro posto nella galassia, ora lo abbassiamo preoccupati ed intrappolati nel fango e nella polvere."
Un evento inspiegabile e soprannaturale permette a padre e figlia di scovare una stazione segreta della NASA dove trovano alcuni scienziati che stanno lavorando ad un piano di evacuazione verso una nuova galassia grazie ad un wormhole che è misteriosamente comparso nel nostro sistema solare. L'arrivo di Cooper, con la sua esperienza da pilota, dona una nuova speranza ad un progetto che sembrava destinato a fallire. Ma partire per una missione nello spazio inesplorato vuol dire anche lasciare indietro i propri cari senza avere la certezza di rivederli mai più...
Spazio, ultima frontiera del cinema
Parlando di un film che menziona spesso esploratori e pionieri, viene naturale accostare quest'etichetta anche al suo regista: da sempre avverso al digitale ed al 3D stereoscopico, Nolan ha girato questo suo ultimo film in pellicola a 35mm e IMAX 70mm spingendosi ulteriormente oltre nel realizzare un film visivamente impeccabile, che forse non regala lo stesso tipo di immersione di un Gravity, ma riesce perfettamente a rendere il senso di meraviglia se non addirittura di terrore di fronte all'ignoto e all'imperscrutabile.
La sensazione di accompagnare davvero Cooper e la sua squadra nello spazio profondo è davvero incredibile, così come l'esplorazione di pianeti alieni affascinanti ma assolutamente letali, ed è davvero esemplare il lavoro fatto in termini di fotografia e art direction, prima ancora che effetti speciali, per restituire al meglio le stesse sensazioni di spaesamento che provano i protagonisti. Così come tutte le loro emozioni, tensione in primis, vengono perfettamente accompagnate dalle musiche di Hans Zimmer (che omaggia Philip Glass): imponenti, sontuose e a tratti anche un po' invadenti, ma di grande impatto.
Un'odissea per il nuovo millennio?
Per la sua capacità di attraversare i generi e di rendere originali e personali dei soggetti spesso abusati è stato anche (ingiustamente) accostato al Maestro Stanley Kubrick, e sebbene siamo convinti che Nolan sia una persona troppo intelligente per non capire le enormi e inconciliabili differenze con un modo di far cinema che ormai non esiste e non esisterà mai più, non facciamo fatica a credere che il suo ego debba in qualche modo aver risentito di questo paragone e che l'idea stuzzicante, seppure impossibile, di creare in un qualche modo un nuovo 2001: Odissea nello spazio gli fosse certamente balenata nel cervello.
Interstellar, però, non è il 2001 di Kubrick. E non lo è non solo in termini qualitativi, ma perché non ha nulla di quelle caratteristiche uniche che hanno reso il film del 1968 una delle più celebri, amate e ancor oggi discusse opere della storia del cinema. Il film di Kubrick era un film astratto, metafisico e filosofico, mentre invece quello di Nolan è un film dalla struttura narrativa molto complessa ma tutt'altro che indefinita; una sceneggiatura ambiziosa ma anche imperfetta, che si basa su fondamenta scientifiche molto precise e, presumiamo, accurate ma che si lancia anche in voli pindarici e trovate raffazzonate che costantemente ci ricordano che ci troviamo davanti ad un blockbuster, un film che deve offrire una sorta di quadratura del cerchio, un senso di compiutezza allo spettatore.
Il film di Nolan chiede quindi costantemente al suo spettatore di sospendere l'incredulità, di non cercare soluzioni razionali nel suo intreccio, ma di lasciarsi travolgere dall'esperienza visiva e soprattutto emotiva; ma lo fa con alcune tecniche che sono davvero lontane anni luce dal viaggio psichedelico e mistico di Kubrick, ma casomai più vicini al thriller cerebrale di uno Shyamalan, autore di quel Signs cui si volge spesso il pensiero durante la visione di Interstellar.
Questa è forse la più grave pecca del film, quel non riuscire a mantenere le promesse (magari imposte suo malgrado) di un evento che si spingesse oltre l'umana percezione com'era stato per il film di Kubrick che, probabilmente, (almeno) in questo rimarrà unico e irripetibile. Ci viene difficile immaginare ad esempio lo stesso tipo di "accanimento" critico nel cercare di carpire e capire i segreti, i misteri e i significati di Interstellar così come è stato fatto negli ultimi 46 anni con 2001.
"L'amore è l'unica cosa che trascende dal tempo e dallo spazio"
Se però i fratelli Nolan peccano in fase di sceneggiatura soprattutto per quanto riguarda l'anima thriller o filosofica, bisogna ammettere che dimostrano ancora una volta di eccellere per quanto riguarda la costruzione dei personaggi. Il Cooper di Matthew McConaughey e sua figlia Murph (interpretata come bambina da Mackenzie Foy e come adulta da Jessica Chastain) in primis sono due personaggi bellissimi, la cui difficile relazione/interazione è il vero cuore del film così come il rapporto padre/figli, un argomento che sembra interessare al regista ben più di qualsiasi missione spaziale. Nel film Cooper dice "Una volta che si diventa genitori, non si è altro che un fantasma del futuro dei tuoi figli" e all'inizio non si rende conto che in questa stessa frase si racchiude il segreto di tutta la vita, e che la salvezza dell'umanità risiede proprio nell'umanità stessa, in quell'essere imperfetti e incapaci di mettere da parte i propri sentimenti a favore della scienza o di un bene più grande. Perché non può esistere nessun bene più grande dell'amore di un genitore verso il proprio figlio.
Grazie alla consolidata bravura dei suoi interpreti, a cui va aggiunta un'intensa Anne Hathaway, Nolan colpisce a fondo in alcuni momenti, spingendo fino alle lacrime molti dei suoi spettatori (tra cui lo stesso McConaughey, come recentemente dichiarato), spesso anche con cliché e scelte che potrebbero apparire fin troppo facili, ma non per questo sembrano meno realistici. E non è un caso che a funzionare sono soprattutto le sequenze in cui la macchina da presa si sofferma sui primi piani dei protagonisti, e Nolan riesce a far leva soprattutto sull'espressività dei loro volti, sul non detto, sull'utilizzo perfetto di immagini e musica, esattamente come succedeva nello splendido finale di Inception.
Per quanto possiamo apprezzare il Christopher Nolan pioniere, rinnovatore dei blockbuster e del cinema spettacolare, mai come oggi vorremmo vederlo alle prese con un film che tratta semplicemente il genere umano per quello che è, lontano dai misteri dell'universo o del mondo dei sogni.
Conclusione
Interstellar è un film necessariamente da ridimensionare di fronte alle aspettative fin troppo alte che un progetto del genere porta con sé: se visivamente e tecnicamente è impeccabile, deve fare i conti con una sceneggiatura affascinante per struttura e complessità ma decisamente imperfetta, che troverà degli acerrimi nemici soprattutto tra coloro che cercano una spiegazione logica e razionale in ogni storia.
Partendo invece dall'idea che i buchi neri qui fanno parte tanto del plot che dello script stesso, il nuovo film di Nolan rimane comunque un'esperienza appagante ed emozionante che non può mancare a nessuno spettatore cinematografico del XXI secolo.
Movieplayer.it
3.5/5