Di fronte alla fredda perfezione tecnica raggiunta con la computer graphics, il b-movie vecchio stampo, verace e "caldo", continua ad essere giustamente rimpianto. La rozzezza degli effetti speciali, l'atteggiamento a metà tra l'ingenuo e l'ironico, l'esaltazione di un eroismo un po' improvvisato, i dialoghi ficcanti e guasconi: sono più o meno gli ingredienti che hanno fatto grande certo cinema americano e su cui Sylvester Stallone ha cercato di lavorare dal primo capitolo de I mercenari - The Expendables.
Arrivata al terzo film, la saga comincia però a mostrare decisamente la corda: il recupero nostalgico e attempato dell'action anni Ottanta aveva un senso se visto con prospettiva malinconica e auto-ironica o, anche, cinicamente citazionista. E dunque funzionava sia in I mercenari - The Expendables (dove, ad esempio, un sulfureo Mickey Rourke donava un'aura da maledettismo coatto capace persino di commuovere) sia in I mercenari 2, in cui i vari eroi dell'action d'antan, compresi Jean-Claude Van Damme e Chuck Norris, convergevano sul campo con spirito quasi teorico.
Questi assunti vengono però a mancare in I mercenari 3 - The Expendables anche, se non soprattutto, per via di un cast che comincia a sembrare schizofrenico. Se in passato infatti l'operazione all star aveva senso perché guardava esplicitamente a certo cinema action, e dunque diventava immediatamente meta-cinematografica, gli ingressi di questo nuovo capitolo (Mel Gibson, Wesley Snipes, Harrison Ford, Antonio Banderas) sembrano dettati invece solo ed esclusivamente dalla necessità di dare rifugio e ricovero ad attori dimenticati. Tanto che questi "sacrificabili" (dal titolo originale inglese The Expendables) finiscono per essere tristemente i sacrificati del cinema americano, che sembrano donarsi a Stallone non più con intento autoironico quanto perché non sanno più dove andare a parare.
Alchimie mancate
Il patetismo macho dei precedenti capitoli diventa fastidioso ed esasperante in I mercenari 3 - The Expendables, dove ad esempio Antonio Banderas interpreta il ruolo di un combattente che vuole assolutamente essere aggregato al gruppo e, dunque, chiede di essere ammesso con insistenza e con fare bambinesco. Lo stesso Mel Gibson, nel ruolo del grand villain, ripete stancamente quanto aveva già fatto di recente in Machete Kills, mentre Wesley Snipes è protagonista di un inizio di sicuro effetto (che gioca con la vita reale dell'attore, da poco uscito dal carcere) per poi essere però rilegato sullo sfondo. Persino i volti e i corpi più fedeli della saga (da Jason Statham a Dolph Lundgren, passando per Jet Li) vengono messi in disparte da Stallone che, come nel precedente capitolo, co-firma la sceneggiatura e lascia la regia a un carneade, in questo caso Patrick Hughes. La storia di I mercenari 3 - The Expendables vede infatti il nostro Barney (Stallone, per l'appunto) impegnarsi in una missione rischiosissima senza affidarsi al suo solito team, ma puntando su dei giovanotti che possano apportare non solo facce fresche ma anche nuove tecnologie. Uno spunto decisamente auto-lesionista non solo per la riuscita della missione, quanto soprattutto per la qualità del film che perde così in un colpo solo tutti gli attori capaci di duettare amabilmente con lo stesso Stallone. Resta in gioco il solo Arnold Schwarzenegger che, dopo i riusciti duetti con Sly nei precedenti capitoli e nel divertente Escape Plan - Fuga dall'inferno - qui però appare e scompare senza logica, limitandosi a sbuffare fumo dal sigaro e a imbracciare di malavoglia una mitragliatrice.
Old Man
Forse ancor più che in passato, allora, il nucleo di I mercenari 3 - The Expendables rimane il volto ormai disfatto di Stallone, la sua sostanziale inespressività e il suo districarsi tra granate, bombe e proiettili come in una folle e inesausta coazione a ripetere. Quando si muore si muore soli: così cantava De André e così sembra pensarla Sly nel momento in cui decide di sacrificarsi per la causa, lasciando a casa i suoi compagni d'avventura. Non è un caso che ad un certo punto del film gli venga dedicata dai suoi imberbi colleghi in armi Old Man di Neil Young, canzone malinconica sulla vecchiaia vista attraverso gli occhi di un giovane. Scelta azzeccata e amara che però finisce per far solamente rimpiangere i toni più crepuscolari del primo capitolo.
Conclusioni
Pur privo della necessaria auto-ironia e di una efficace caratterizzazione dei personaggi secondari, I mercenari 3 - The Expendables si regge tutto sulle spalle di Stallone e chi ne apprezza la figura archetipica di eroe action anni Ottanta non può non ritrovare dei barlumi del tempo che fu.
Movieplayer.it
2.5/5