Heartquake
"Riconosco una mosca nel latte, riconosco un cavallo da un mulo, riconosco chi lavora da chi non fa un bel niente, riconosco il sonno dalla veglia, so riconoscere un uomo dall'abito. Conosco tutto, fuorché me stesso". [Francois Villon]
E' con questa citazione poetica che si apre Himizu, il film che segna la prima volta in concorso nella selezione di un grande festival internazionale per il controverso regista nipponico Sion Sono che prende spunto per il titolo da un termine che nella lingua madre indica una specie di talpa ma è usato anche come metafora per indicare qualcuno che si nasconde dalla luce del sole.
La storia del giovane protagonista Himizu si svolge infatti sullo sfondo della tripla tremenda catastrofe che ha colpito il suo paese l'11 marzo scorso cambiandone letteralmente la morfologia, giorno in cui un terremoto ha causato danni incalcolabili nelle grandi città, inondazioni su tutte le coste e un disastro nucleare le cui conseguenze si ripercuoteranno sulle generazioni future per centinaia di anni. Una calamità che si è lasciata alle spalle migliaia di morti, desolazione, macerie, abbandoni, fughe, paura e impotenza, un evento che non poteva essere ignorato da un cineasta estremo e visionario come Sono, da sempre avvezzo al racconto sociale attraverso storie perverse e simboliche di grande impatto emotivo. Terminata già prima dell'11 marzo, la sceneggiatura di Himizu è stata così improvvisamente rimessa in discussione dal regista e rielaborata sullo scenario reale che incombeva sul suo paese, poi velocemente girato nel mese di maggio in contemporanea con la conta dei danni.
Intriso di violenza e dolore ma anche contraddistinto da un'atroce comicità involontaria, Himizu è tragico, folle e pittoresco, ambiguo come la cultura giapponese, ricco di simbolismi ma anche di una malcelata dolcezza e di macabra poesia. Non si può non pensare alla centrale nucleare di Fukushima nel momento in cui il padre violento e cattivo viene ucciso e poi sotterrato nel fango dal figlio, quasi a voler nascondere il suo errore perché si rende conto che questo gli costerà la rinuncia ai suoi sogni e una condanna per l'intera esistenza. Dovrà pagare un prezzo altissimo Sumida se vorrà tornare a sognare, dovrà assumersi le sue colpe e redimere i suoi peccati, esattamente come il suo paese lo sta pagando per gli sbagli e le sventatezze del passato. Già al Lido l'anno scorso con l'horror Cold Fish, presentato nella sezione Orizzonti, Sion Sono torna con grande maestria ad esplorare, in un modo del tutto nuovo per lui, gli aspetti più oscuri sulla psicologia umana in un'opera convincente che non è di certo perfetta stilisticamente né narrativamente, ma che arriva al cuore con una veemenza a tratti straripante. Liberatoria e bellissima la sequenza finale, in cui si vede Chazawa incitare a squarciagola Sumida invitandolo a non mollare, mentre insieme piangendo corrono senza paura verso il futuro.
Movieplayer.it
4.0/5