Il piacere del guidare
L'esordio a Cannes, dove concorre per la Palma d'oro, per il regista danese di culto Nicolas Winding Refn non poteva essere migliore; se infatti troppo spesso accade che - quando un regista straniero sulla cresta dell'onda arriva negli USA per fare un film su "commissione" - il risultato finale non riesce ad esprimere nessuna delle qualità di due opposti modi di far cinema, questo Drive è invece tutto quello che una collaborazione di questo tipo dovrebbe essere: la perfetta unione tra un film che è americano nel suo impianto ma con la sensibilità e il tocco personale di un regista europeo, conosciuto e celebrato per il proprio stile visionario.
Scritto dallo sceneggiatore Hossein Amini e ispirato ad un racconto di James Sallis, il film racconta di un talentuoso pilota senza nome e di poche parole che di giorno si divide tra il mestiere di meccanico e quello di stunt per il cinema, e la notte ogni tanto si arrabatta a fare da guidatore per alcuni piccoli criminali. La sua esistenza è solitaria ed è evidente che la sua unica vera compagnia - oltre al padre putativo Shannon, padrone del garage presso cui lavora e improvvisato agente per le sue performance - è la sua automobile che lo accompagna per le labirintiche strade di Los Angeles. Ma quando si trasferisce presso un nuovo condominio e conosce la sua nuova vicina Irene, una bella cameriera con un bambino piccolo ed un marito in carcere, qualcosa in lui scatta e questo sentimento lo porterà a prendere decisioni che cambieranno per sempre la sua vita.
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D'altronde l'abilità di Refn è evidente già dal grande lavoro effettuato sugli attori: se Ryan Gosling è assolutamente perfetto nel donare al suo protagonista senza nome dolcezza e generosità senza perdere nulla di quella risolutezza e quella freddezza che ci ricorda lo Steve McQueen di Getaway, e la Mulligan così come i tanti comprimari - che curiosamente arrivano tutti dai migliori prodotti televisvi dell'ultimo periodo (Bryan Cranston da Breaking Bad, Christina Hendricks da Mad Men, Ron Perlman da Sons of Anarchy) - rappresentano ormai una certezza, la scelta di inserire Albert Brooks nel ruolo del malavitoso Bernie Rose è un vero e proprio colpo di genio che conferisce, anche grazie alla sorprendente performance dell'attore, un tocco di imprevidibilità ad ogni scena.
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Movieplayer.it
4.0/5