La ragazza che amava troppo
Per un film come Clip - vincitore nel 2012 al Festival di Rotterdam e distribuito in Italia da Il Kino a partire dal 13 dicembre - è inevitabile pensare a Spring Breakers - Una vacanza da sballo di Harmony Korine, visto lo sguardo che entrambi i film posano su delle adolescenti votate al sesso e alla droga e dimentiche di un'infanzia appena passata. Eppure, là dove Korine arrivava a fare un ritratto acido di un'America luccicante e dis-umanizzata descrivendo dei personaggi volutamente di superficie perché ormai inevitabilmente proiettati in un'altra dimensione (quella dell'edonismo che sostituisce la legge e arriva a regolarla), Maja Milos - trentenne regista serba esordiente al lungometraggio - con Clip ci proietta ben presto nel singolo ritratto di una ragazza, Jasna, in cerca di qualcosa di diverso, dell'amore e di un sicuro rifugio familiare.
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Porno domestici in cerca dell'osceno, queste clip in realtà provano a nascondere, nelle intenzioni non verbalizzate della protagonista, il vero osceno, la sua vita quotidiana, spersa in una abbrutente periferia (quella di Belgrado), in una scuola in cui i ragazzi comunicano a pugni, in una casa povera con un padre precocemente malato. Ecco che allora il vero orrore, la vera oscenità emerge in quei momenti in cui Jasna riprende con un iniziale divertimento, invece del suo corpo perfettamente modellato, gli interni fatiscenti del suo appartamento e i corpi e i volti sfatti dei suoi familiari o una bambina che viene provvisoriamente affidata alle sue cure (la sequenza nell'orfanotrofio è forse la più drammatica dell'intero film, il vero buco nero in cui Jasna trova e rivive tutte le sue paure e gli orrori per un vita senza legami e senza rapporti).
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Il processo di autodafé di Jasna, proprio perché portato alle estreme conseguenze, diventa metafora di un doloroso auto-dissolversi di una società, quella serba che, persa ogni illusione imperialista ("il Kossovo è della Serbia", urla uno degli studenti), è diventata l'orribile periferia di un'Europa senza centro e senza direzione. Invece di un grido lacerante, Clip è uno sconvolgente processo di auto-implosione, uno dei ritratti femminili più belli, sinceri e dolorosi di questa stagione, forse paragonabile al solo Blue Jasmine di Woody Allen.
Movieplayer.it
4.0/5