Come da previsione, all'arrivo nelle sale lo scorso mese di settembreInside Out ha fatto scintille, classificandosi come il più alto incasso per un film Pixar nel nostro Paese e confermando il prestigio dello studio di produzione americano. Di fronte a un simile risultato artistico e commerciale, abbiamo voluto provare a capire quale sia la situazione in Italia nel campo dell'animazione parlandone con uno dei suoi principali esponenti: Iginio Straffi.
Partito da zero vent'anni fa e con tanta gavetta sulle spalle il papà delle Winx è riuscito nella non facile impresa di costruire un piccolo impero: la Rainbow, che costituisce uno dei più grandi e completi studi di animazione e l'unico esempio di società di produzione in Italia in grado di realizzare internamente tutte le fasi di lavorazione (incluse le produzioni in 3D stereoscopico). Da Tommy & Oscar e Monster Allergy, a Winx Club e Mia and me, Rainbow ha contribuito, passo dopo passo, a dare credibilità e autorevolezza all'Italia in un settore in cui all'estero pesa un certo pregiudizio nei nostri confronti. Con lui abbiamo voluto capire il perché di questa situazione, facendoci raccontare anche il segreto del suo successo, legato a doppio filo alle sue intuizioni imprenditoriali e alla sua visione d'insieme. Arma vincente della Rainbow è stato, infatti, il licensing (con numeri da primati mondiali) che ha permesso di declinare i personaggi animati in videogames, giocattoli e moltissimi altri settori del mercato fino ad arrivare al parco divertimenti Rainbow Magicland. Un percorso, questo, in cui non sono mancate le difficoltà e nel quale il cinema (con i tre film sulle Winx e Gladiatori di Roma) resta ancora "una sfida non vinta".
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Netflix e i nuovi progetti
Altra sfida aperta è rappresentata dall'accordo con Netflix, per lo spin-off World of Winx, una produzione che sarà disponibile in esclusiva in tutti i paesi in cui Netflix è presente e in cui le Winx diventeranno agenti sotto copertura in versione più adulta. Sempre l'anno prossimo arriverà in tv anche la serie animata Regal Academy, alla quale la Rainbow sta lavorando da ben otto anni e che narrerà le avventure di Rose Cinderella, giovane studentessa che si vedrà catapultata nel mondo delle favole.
Novità assoluta per la casa di produzione sarà, inoltre, My American Friend (working title), una serie live action con target pre-teen le cui riprese sono in corso proprio in queste settimane a Cinecittà. Protagoniste saranno due ragazze: Maggie, che dall'America arriva in Italia per inseguire il suo sogno di diventare una fashion designer, e Bianca, figlia di un imprenditore italiano molto attivo nel settore della moda con la passione per la musica, che si vedrà costretta a frequentare la stessa scuola di moda di Maggie, la "Milano Fashion Academy". Insieme, cercheranno di realizzare i loro sogni e scopriranno un segreto che cambierà per sempre le loro vite.
Rainbow: il segreto del suo successo
Oggi Rainbow è uno dei maggiori e riconosciuti studi di animazione a livello internazionale, nonché il più grande in Europa, con oltre 300 dipendenti. Come si fa ad arrivare qui partendo da zero?
Iginio Straffi: Ci vuole tantissima passione per quello che si fa, ma anche tenacia, perché partire dall'Italia non è facile nel settore dell'animazione e dell'intrattenimento. Oltre a questo, forse, c'è stata un'intuizione vincente: quella di realizzare un prodotto originale e di qualità che il mercato in quel momento non offriva. Quando è nata la Rainbow andava di moda tutt'altro, ovvero le media company che "più progetti avevano, più valevano" e che si presentavano con un vasto range di proposte, dal pre-scolare ai film per adulti. Noi abbiamo fatto di necessità virtù perché, non avendo major alle spalle, non avevamo grandi possibilità economiche e abbiamo iniziato facendo i service per racimolare soldi ed esperienza. Poi, con i primi guadagni e i pochi mezzi a disposizione, abbiamo realizzato il pilota di Tommy & Oscar. Dopo i primi successi ho deciso di fare quello che credo tutti gli imprenditori debbano fare: investire sul prodotto, introducendo grandi professionisti per sviluppare quello che poi sarebbero diventate le Winx.
Quello di cui lei è a capo oggi era quello che sognava?
Avevo pianificato una realtà che facesse affidamento non solo sulla tv, ma anche sul mondo del videogioco, del publishing, dei giocattoli, dell'editoria, e di tutto quello che rientra nell'ambito del merchandising. Queste sono tutte cose che servono sia a finanziare i progetti che a fidelizzare gli spettatori.
Anche il parco a tema Rainbow Magicland rientra in quell'approccio che ricorda un po' Disney...
Esatto. Invece di ritirarmi con i guadagni fatti ho preferito reinvestire sempre in nuove attività. Dallo studio CGI a Roma, con centinaia di persone che lavorano full time, al parco a tema con circa 700 posti di lavoro, e ora l'acquisizione dello studio Bardel in Canada. Il concetto è crescere e, piuttosto che andare in barca o a sciare, tenere viva quell'ambizione.
Ci sono stati momenti critici in cui avete messo tutto in discussione?
I momenti difficili sono stati tanti... Quando abbiamo realizzato le Winx, per esempio, mi sono trovato a dover buttar via il primo episodio per intero, perché non mi soddisfaceva, nonostante fosse stato già approvato dai coproduttori. È stato un momento molto drammatico.
Cos'aveva che non andava?
Non ero sicuro che quel pilota, con quei personaggi, con quelle grafiche, sarebbe stato abbastanza forte per il mercato. Dopo giorni di disperazione generale i miei collaboratori, come sempre, mi hanno seguito e così sono nate le Winx, con il loro cocktail esplosivo di grafica, musica, moda e magia. Il prodotto precedente sembrava solo un altro cartone alla giapponese, solo un po' più raffinato, ma niente di quello che sono diventate poi le Winx. La Rainbow è questo: ha il DNA del suo fondatore che è sempre alla ricerca di qualcosa di più, con i mezzi che ha ovviamente.
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Animazione: cosa succede in Italia
Cosa contraddistingue l'animazione italiana nel mondo?
Io credo che la produzione italiana continui a essere molto artigianale. In un certo senso lo è anche quella della Rainbow, perché noi facciamo le cose con talmente tanta attenzione da risultare quasi custom made. In realtà noi siamo l'unica realtà industriale italiana nel settore. Gli altri sono tutti più piccoli, e fanno solo cose autoriali, meno internazionali. Non vedo grande vitalità in Italia nel settore. Un ostacolo è sicuramente la mancanza di fondi. Solo la Rai finanzia in piccola parte queste produzioni. Non esistono grandi incentivi, è tutto lasciato all'iniziativa privata e gli studi non hanno le risorse sufficienti per sperimentare. Questo fa sì che l'animazione italiana non sia molto riconosciuta nel mondo. All'inizio per me è stato molto difficile andare all'estero e farmi ascoltare dalle grandi reti. Per fortuna poi siamo riusciti a rompere questo pregiudizio totale che c'era nei confronti dell'Italia. Adesso quantomeno, le reti importanti, come la BBC, mi stanno a sentire, poi, certo, il progetto deve piacere.
Infatti tanti italiani preferiscono andare all'estero a lavorare.
Certo, sicuramente all'estero possono trovare produzioni di altissimo livello e fare grande esperienza. È chiaro che chi fa il percorso inverso, ovvero dalla Pixar o dalla DreamWorks torna in Italia, ha la soddisfazione di lavorare in un'azienda italiana, dove, invece di essere il duecentesimo nome nella lista nei titoli di coda, rientra nei primi dieci, perché qui diventa direttore dell'animazione.
Quindi la Rainbow ha rimpatriato dei talenti italiani?
Sì, alcuni li abbiamo ripescati anche alla Weta in Nuova Zelanda. All'inizio avevano tanti dubbi, perché temevano si trattasse della solita produzione italiana precaria. Invece, dopo dieci anni, sono ancora con noi.
Cinema: una sfida ancora aperta
Ora non si parla d'altro che di Inside Out. A lei è piaciuto?
Sì, certo. Non c'è bisogno che lo dica io che la Pixar è la prima della classe. Loro sono dei maestri sia dal punto di vista della storia che della realizzazione. Partono da spunti che non sono mai banali e trattano i loro temi come se fossero semplici. Il loro marketing, attraverso Disney, poi è il primo nel mondo. In film come Inside Out, Up o Monsters & Co.. la fantasia è ai massimi livelli. Loro sono come in Giappone Miyazaki, con la sua poetica esasperata, ancora più adulta. La grande forza della Pixar è che riesce a realizzare film commerciali mantenendo una valenza artistica notevole.
Il cinema per voi è ancora una sfida non vinta. Come mai?
Nel cinema non siamo riusciti a ottenere i risultati, la qualità e nemmeno l'apprezzamento che speravamo proprio perché i mezzi che abbiamo a disposizione non sono certo i 200 milioni di un film Pixar o Dreamworks. Sicuramente anche la mancanza di esperienza ha inciso. I film delle Winx erano prodotti un po' particolari con un target diretto, rivolto al pubblico affezionato. Gladiatori di Roma è stato un grosso sforzo sia economico che produttivo per noi, ma i risultati non sono stati all'altezza delle aspettative per i motivi che ho detto, ma anche perché non siamo stati sostenuti. Per esempio, adesso sto leggendo tante recensioni positive del film italiano Lo chiamavano Jeeg Robot e la cosa mi fa molto piacere. Noi invece abbiamo ricevuto un trattamento sempre molto severo da parte della critica e del pubblico italiano.
All'estero il mercato risponde diversamente alle produzioni nazionali?
Sì, per esempio il film d'animazione spagnolo Le avventure di Tadeo Jones, che è una specie di parodia di Indiana Jones, in Spagna ha incassato 22 milioni di euro. Eppure come qualità visiva e delle battute è molto inferiore a Gladiatori di Roma, che in Italia non è arrivato nemmeno a 5 milioni di euro, a fronte di un budget di 32 milioni spesi e cinque anni di lavorazione. Certo non sono i 200 milioni della Pixar, ma per noi che siamo indipendenti, sono tantissimi. Eppure è sempre stato fatto il paragone con i loro film... Però mi prendo anche le mie responsabilità perché non è che fosse "il capolavoro assoluto". E' un bel film in cui i bambini si divertono, con un tono più comico rispetto agli altri. Devo dire che, avendolo venduto in molti Paesi - inclusa l'America - i soldi stanno rientrando, però sicuramente non ai livelli a cui è abituata la Rainbow. Con le serie tv le prevendite coprono già ampiamente i costi e i contratti di licensing portano tanta linfa.
C'è anche da dire che al cinema le proposte sono sempre di più. Non è facile emergere.
Sì è vero, al cinema la battaglia si fa sempre più aspra: prima c'erano due o tre film di animazione all'anno, adesso ce ne sono trenta-quaranta. In ogni caso il mea culpa che posso fare è che se nella tv io sono molto più attento nell'intuire quello che manca sul mercato, perché è il mio settore da sempre, nel cinema non ho fatto uno scouting sufficiente per trovare qualcosa di davvero innovativo e originale.
Che genere di film ambireste realizzare, facendo qualche paragone?
Film come Cattivissimo me o Minions sono sicuramente prodotti molto intelligenti, fatti dai francesi e finanziati dagli Americani. Sono film che non hanno tutti i livelli di lettura dei film Pixar, non hanno una difficoltà tecnica esasperata, ma fanno più leva sulla parte comedy. Questo è il segmento in cui Rainbow si vorrebbe infilare.
Quindi nonostante le difficoltà non avete accantonato il grande schermo?
No, non l'abbiamo assolutamente accantonato, proprio perché il cinema è per noi ancora una sfida non vinta. L'acquisto dello studio canadese Bardel è anche in quest'ottica, perché loro hanno collaborato con Dreamworks e altre major americane, hanno un ottimo know how e più esperienza nel cinema.
Avete già qualcosa di concreto in produzione?
Abbiamo diversi soggetti validi sia noi che i canadesi, però non abbiamo ancora dato il green light a nessun progetto, perché non vogliamo sbagliare nella scelta della storia.
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Live-action: una nuova sfida
Potremmo magari vedere le Winx in carne e ossa prima o poi?
È uno dei miei sogni e penso che entro una decina di anni potrei coronarlo. Spero che qualcuno mi proponga una coproduzione per un live action delle Winx, con una versione "alla Maleficent" che è perfettamente nelle nostre corde.
Pensa quindi a una versione anche per adulti?
Sì. Se gli americani ci sono riusciti con Scooby Doo e con i I Puffi perché non con le Winx, che sono più adulte di Harry Potter e più o meno come Spider Man?
E non avete mai pensato invece a una serie tv live action delle Winx?
Sì, mi è stata proposta tante volte, ma, proprio nell'ottica di un live action per il cinema ho sempre rifiutato. Nei prossimi anni mi dedicherò anche a questo.
A proposito di live action: tra i vostri nuovi progetti c'è una grande novità.
Sì, My American Friend sarà completamente in live action. Ci avevamo preso gusto con i 6-7 minuti che abbiamo in Mia and me, con cui abbiamo inventato un genere nelle serie tv, combinando live action e CGI. Dopo le Winx volevamo trovare qualcosa di nuovo per le bambine e il risultato è stato ottimo. Per My American Friend ci abbiamo messo tre anni a realizzare il concept, buttando via tante sceneggiature e trovando infine la chiave giusta con una formula nuova, con qualità alta, tanti esterni e tante location. Inizialmente abbiamo girato un pilota con attrici e cantanti americane bravissime che nel frattempo, però, sono cresciute troppo per i nostri tempi. La storia si è evoluta e abbiamo ripiegato su un progetto diverso, ambientato a Milano, in questa fantomatica accademia della moda in cui arrivano studenti da tutto il mondo. Quindi abbiamo scelto attori italiani e girato in italiano, come voluto dalla Rai.
Animazione 3D: quale futuro?
Tornando a Gladiatori di Roma, è stato il primo film in 3D stereoscopico prodotto interamente in Italia. Voi puntate ancora sul 3D? Che futuro ha secondo lei?
Noi francamente non ci puntiamo molto. Addirittura per l'ultimo film delle Winx non l'ho neanche fatta la versione 3D, anche se svolgendosi sott'acqua, si sarebbe prestato. Credo che il 3D resti molto interessante per fare produzioni da parchi a tema, dove la tecnica esasperata, l'ambiente giusto, il maxischermo adatto consentono di ottenere risultati immersivi totali; ma per quanto riguarda il cinema non sono convintissimo che ci sia tanto futuro. Siamo già in una fase calante dell'euforia 3D.