Con la recensione di Queste oscure materie 1x05 e 1x06 ci avviciniamo al capolinea di ciò che Jack Thorne ha escogitato per la prima fase del suo adattamento della saga letteraria di Philip Pullman, dato che a questo punto mancano solo due episodi alla fine della prima stagione della serie, con la seconda già in produzione. E a questo punto viene il legittimo sospetto che lo sceneggiatore avesse più o meno la garanzia della seconda annata mentre pianificava la prima, poiché in questi due episodi emerge chiaramente un progetto che va oltre la convenzione dell'adattare un romanzo a stagione, grazie all'introduzione ufficiale di Will Parry che, nel canone letterario, appare solo a partire dal secondo volume, La lama sottile.
Questioni di anima
Il terzultimo blocco di episodi della prima stagione di Queste oscure materie è composto da The Lost Boy e The Daemon-Cages, due titoli che si ricollegano più apertamente alla componente spirituale dei romanzi che la serie televisiva, a differenza del più cauto lungometraggio cinematografico La bussola d'oro, non esita a mettere in evidenza. Questo è particolarmente sottolineato nel sesto episodio, dove emerge con maggiore chiarezza una delle sottigliezze linguistiche più raffinate di Philip Pullman: la scelta di dare il nome Daimon alle creature parlanti che sono la manifestazione fisica dell'anima delle persone. Un contrasto fra bene e male che è solo leggermente meno efficace nella traduzione italiana (poiché si perde l'omofonia con la parola demon, demone), e che qui occupa la posizione drammaturgica centrale tramite un perfido intervento chirurgico che spezza il legame tra i bambini rapiti e i loro rispettivi "demoni", cosa che nel giro di poco tempo porterà alla morte, poiché non si può vivere senza anima. L'ira di Pullman, ateo dichiarato e da sempre critico nei confronti dei dogmi della Chiesa (vedi anche l'asserzione di Mrs. Coulter che la Polvere sia legata al peccato), trova la sua giusta traduzione nella scrittura di Thorne e nella regia di Euros Lyn (veterano di Doctor Who), che chiudono con pathos e tensione quella che per Lyra era la motivazione principale del suo viaggio: trovare il suo amico rapito dagli Ingoiatori.
Aumentano i mondi, e i pericoli
E mentre la missione primaria si chiude, un'altra si palesa all'orizzonte: la destinazione finale (?) è Svalbard, il luogo dove si è recato Lord Asriel per le sue ricerche sulla Polvere e sul Multiverso, concetto che comincia a insinuarsi con maggiore insistenza. Ne parlano, insieme alla guerra imminente, nelle conversazioni con Serafina Pekkala, che esordisce con fascino conturbante tramite le fattezze dell'attrice inglese Ruta Gedmintas (le cui origini lituane si legano in parte al background nordico del nome del personaggio, basato sulla lingua finlandese).
E, soprattutto, lo vediamo in azione con il debutto di Will, residente in un mondo che nei libri corrisponde più o meno al nostro, e di suo padre John, un viaggiatore interdimensionale con il volto e il carisma di Andrew Scott. Tutti i nodi stanno per venire al pettine, in un susseguirsi di allusioni e intrighi che pongono le basi per un finale sufficientemente condito di magia. Prima di arrivarci, però, c'è un cliffhanger quasi letterale (poiché le creature coinvolte si chiamano cliff-ghasts in originale), la cui risoluzione sarà tutt'altro che semplice, per lo meno in termini drammaturgici.
Conclusioni
Chiudiamo la nostra recensione di Queste oscure materie (episodi 5 e 6) con una certa trepidazione mentre aspettiamo il finale della prima annata, un finale che sulla base di questa doppietta di capitoli dovrebbe mantenere le notevoli promesse di tutto ciò che abbiamo visto finora: un adattamento ambizioso, creativo e fedele della prosa di Philip Pullman.
Perché ci piace
- Ruta Gedmintas convince nei panni di Serafina Pekkala.
- La conclusione della storyline dei bambini è intrigante e tragica.
- Le premesse per il finale di stagione sono molto buone.
Cosa non va
- Peccato che manchi così poco alla fine.