Riscrivere la storia è un potere che hanno in pochi. Nella vita reale è qualcosa di impossibile. Solo le arti come la letteratura e il cinema, il grande cinema, hanno il potere di farlo. Quentin Tarantino, che è stato il protagonista di un appassionante incontro con il pubblico alla Festa del Cinema di Roma 2021, all'Auditorium Parco della Musica, dove ha ricevuto il Lifetime Achievement Award, è riuscito a farlo più volte con i suoi film, Bastardi senza gloria, e poi Django Unchained e C'era una volta a Hollywood.
Kill Bill 3 sarà il suo ultimo film?
"È successo mentre scrivevo Bastardi senza gloria" ci ha raccontato durante l'incontro con la stampa nel pomeriggio. "Non avevo intenzione di fare questo dall'inizio: mi sono messo in trappola da solo, e così ho deciso di uccidere Hitler. Quella con Django Unchained e C'era una volta a Hollywood mi sembra una buona trilogia. Una volta un giornalista mi ha domandato: lei ha usato il finale di Bastardi senza gloria anche in C'era una volta a Hollywood, secondo lei va bene usare questo finale una seconda volta? Se lo faccio io certo, è il mio finale, sono stato io a inventare questa storia! Io posso farlo ogni volta che mi pare, è roba mia!". Quentin Tarantino è così, non le manda a dire, è diretto, è sincero. Come quando Antonio Monda, durante l'incontro con il pubblico, gli chiede perché Il buono, il brutto, il cattivo sia il suo film del cuore. "È il mio film preferito Non posso fare una recensione di venti minuti per dire perché. È il mio film preferito!". Tutto questo sorridendo. Se parliamo di Storia del cinema, Quentin Tarantino quella l'ha scritta, più volte, a grandi lettere, e con film e sequenze memorabili. L'ora e mezza che abbiamo passato con lui all'Auditorium è quanto di meglio un cinefilo possa volere. Vedere le sequenze dei suoi film una di seguito all'altra è impressionante, e serve a capire quanti grandi film abbia fatto in meno di trent'anni di carriera. Una carriera che per lui dice essere alla fine. Ma sarà davvero così? Per come ama il cinema verrebbe da non credergli. "Essendo diventato padre le mie priorità sono cambiate" dice. "Il fatto che sia nato mio figlio proprio ora che sono arrivato alla fine della mia carriera cinematografica sembra quasi fatto apposta". Intanto ci sarebbe ancora da fare quell'ultimo film. "Non so quale sarà il mio prossimo film" dice. "Potrebbe essere Kill Bill 3".
Le iene, le sceneggiature e il Big Kahuna Burger
Il viaggio nella carriera di Quentin Tarantino inizia con il suo primo film, Le iene, per proseguire in maniera cronologica, o quasi. La sequenza proiettata è quella dello stallo alla messicana prima della sparatoria finale. Le iene, al momento dell'uscita, colpì subito per la qualità dei dialoghi. Ma Quentin Tarantino è uno sceneggiatore che dirige film o un regista che scrive? "Entrambe le cose, mi sento un regista e uno sceneggiatore" risponde Tarantino. "Fin dall'inizio ho avuto un'opinione abbastanza alta di me stesso. Avevo la capacità di scrivere buoni dialoghi, mi consideravo uno sceneggiatore che scriveva per poi dirigere i miei film. Sono uno sceneggiatore, e un regista in grado di catturare quello che scrive lo sceneggiatore". La curiosità di Antonio Monda, e anche la nostra, si sposta sul famoso Big Kahuna Burger. "È uno dei tanti prodotti, istituzioni e imprese commerciali che ho deciso di creare, come le Red Apple Cigarettes, la Chattanooga Beer, bevuta da Brad Pitt in C'era una volta a Hollywood" risponde il regista. "Mi piace avere nei film dei prodotti che esistono realmente, ma mi piace creare altre realtà, prodotti che vengono usati dai miei personaggi, che vedono film creati da me, come quelli di Rick Dalton. Si crea un universo, che è popolato da personaggi e cose create da me".
Tarantino e gli attori: De Niro, Christoph Waltz e Samuel L. Jacskon
Sullo schermo della sala Sinopoli ecco allora Jackie Brown, e la scena in cui Robert De Niro e Bridget Fonda si trovano nel parcheggio del centro commerciale, ma lui non ricorda dove ha parcheggiato la macchina. Come va a finire lo sapete, se non lo sapete correte a vedervi questo film. Ma come sceglie i suoi attori Quentin Tarantino? "Non avevo in mente nessuno dei due in questo caso" risponde. "Ma De Niro si è praticamente palesato". "A volte scrivo avendo in mente un attore, a volte no" ci spiega. "È prima di tutto un rapporto che si stabilisce tra me e il foglio di carta, qualcosa che si evolve da solo". "Pensiamo al personaggio di Hans Landa in Bastardi senza gloria" cita come esempio. "Se l'avessi scritto per un attore in particolare non sarebbe stato così ricco. Mi ero reso contro del fatto che Landa fosse un vero genio dal punto di vista delle competenze linguistiche, qualcuno in grado di gestire qualunque lingua, e ho pensato che sarebbe stato necessario avere un attore con la stessa facilità linguistica. A un certo punto credevo di aver scritto un ruolo che nessuno potesse mai interpretare. Poi ho trovato Christoph Waltz. Se avessi scritto pensando a qualcuno in particolare questo personaggio sarebbe stato limitato". "Dopo Bastardi senza gloria avevo voglia di lavorare ancora con Christoph, e ho scritto il personaggio di Django Unchained per lui, avevo in mente cosa poteva fare, la sua cadenza, così come avevo in testa la voce di Samuel L. Jackson in Pulp Fiction". In fondo, si tratta di trovare un equilibrio. "Se scrivi con un particolare attore in mente, sai quali sono i suoi punti di forza e li metti in modo tale che possano emergere. L'impatto è migliore per l'attore, il personaggio, il pubblico. Però significa anche escludere aspetti per i quali l'attore non ha le qualità giuste. E questo può essere limitante".
Quella volta che disse di aver recitato per Godard e Romero...
A proposito di attori, Antonio Monda chiede a Quentin Tarantino se davvero avesse mentito, dicendo di aver lavorato in un film di Godard e in uno di Romero, per farsi prendere come attore in un film. Il racconto del regista è spassoso. "Così è stato" risponde. "Se vuoi fare l'attore e non hai fatto nulla, qualcosa devi scrivere in curriculum. Ho puntato sul film di Romero, Zombi, perché a un certo punto appare una gang di motociclisti, e uno potevo anche essere io. E così ho fatto. Godard aveva fatto un film terribile, King Lear, un film che penso nessuno abbia mai visto, e anche se lo volesse vedere non andrebbe oltre i cinque minuti. Così ho pensato di inserire questo. Anni dopo, in un libro, parlando di questo film, un critico ha fatto riferimento a 'quel giovane Tarantino che guardando bene, si riesce a vedere nel film'. Ma poi è capitato davvero che Romero mi abbia contattato, per uno degli ultimi film, Diary Of The Dead, per interpretare un personaggio che parlava alla radio, e ho accettato. Così mi sono redento dalle mie bugie..."
Kill Bill e il "Sergio", il primo piano alla Leone
È il momento di Kill Bill. In scena va un combattimento di Kill Bill: Volume 1, quello nella casa dei 99 folli. È il momento in cui l'immagine dal bianco e nero passa a colori, con un primissimo piano sugli occhi della Sposa, Uma Thurman. E poi la scena viene virata in blu e girata in controluce. Ma è vero che quel primo piano sugli occhi lui lo chiama un "Leone", in omaggio allo stile del regista italiano? "Io lo chiamo direttamente un Sergio" risponde divertito Tarantino. "Questo in realtà non lo è, un Sergio è strettissimo. Questo è solamente un primissimo piano". Ma quando ha deciso di diventare regista Tarantino? "Non appena ho capito cosa fosse un regista ho capito che quella era la mia strada" risponde. "Vedevo gli attori ed ero legatissimo al mondo del cinema, tanto che i miei genitori avevano capito che avrei potuto fare il regista. volevo fare l'attore, ma dicevo: voglio lavorare con quel regista. A scuola di cinema incontrai dei ragazzi che ne sapevano meno di me di cinema, e amavano meno di me il cinema. Amavano solo loro stessi. E cosi quando sono diventato un attore dovevo fare l'attore, ma nel mio film".
Set the night on fire: Bastardi Senza Gloria e C'era Una Volta A... Hollywood
È una bella idea quella di mettere una dietro l'altra le sequenze di Bastardi senza gloria e C'era una volta a... Hollywood. In fondo, sono scene di fuoco: Shoshanna che appare sul grande schermo per annunciare ai nazisti che moriranno tutti, e il fuoco che divampa in sala. E poi Rick Dalton con lo stesso lanciafiamme che aveva usato proprio in un film sui nazisti, uccide una delle "Bestie" di Charles Manson. Monda chiede se Tarantino si era posto un problema etico nel cambiare la Storia. Una questione che già più di qualcuno deve avergli chiesto. "Di film ce ne sono tanti in giro per il mondo" risponde ridendo. "Non devono vedere per forza i film miei". Ma a proposito di cambiare la Storia, in C'era una volta a... Hollywood la risposta è nel titolo: è una favola. "Sì. però non volevamo che il pubblico si rendesse conto di questo, volevamo che arrivasse alla rivelazione alla fine, così abbiamo messo la scritta alla fine, in modo che riflettessero e si rendessero conto solo allora di cosa avevano visto" spiega il regista. "La cosa bella è che come regista puoi sorprendere con elementi che le persone hanno davanti agli occhi. È chiaro che il titolo è quello, ma è solo alla fine che si rivela il fatto di essere una favola".
Quentin Tarantino ama o odia le donne? Uno sguardo ai personaggi femminili nei suoi film
DiCaprio e il sangue sul set, David Carradine a sorpresa per Kill Bill
In qualche modo Quentin Tarantino cambia la Storia anche in Django Unchained. La sequenza proiettata all'Auditorium è quella della stretta di mano tra Christoph Waltz e Leonardo DiCaprio, il successivo sparo. "Ogni volta che rivedo quella scena mi ricordo della caduta di Leo, che ha sfiorato quel mobile per un soffio" ride Tarantino. "E ogni volta mi sembra che sia più vicino a quel mobile". Ma poco prima, in un'altra scena, è successo che un bicchiere si è letteralmente frantumato in mille pezzi, finendo per ferire veramente DiCaprio alla mano. "La reazione di Leo è stata straordinaria" racconta ammirato Tarantino. "Tutti quelli della troupe hanno detto: che succede? Abbiamo aspettato due minuti. E DiCaprio per due minuti ha gestito la cosa gesticolando con questo sangue. In quei due minuti questo episodio lo ha portato a livelli straordinari". Ma è mai successo che un attore abbia portato un ruolo verso una direzione diversa? E Tarantino chiede ai suoi attori di rispettare fedelmente la sceneggiatura? "Non avrebbe molto senso fare una cosa del genere, limiteresti il personaggio" risponde. "Invece si può migliorare il film grazie alle qualità diverse portate dagli attori". Un esempio di un ruolo diventato qualcosa di molto diverso da quello che era sulla pagina scritta è quello di David Carradine in Kill Bill. "Lo avevo immaginato per Warren Beatty, ed era più come un cattivo da James Bond" ci svela il regista. "Per varie complicazioni non è stato possibile farlo. Stavo leggendo la biografia di David Carradine e mi è venuto in mente che poteva essere un Bill pazzesco. Così è venuto fuori una specie di cowboy asiatico. Poche settimane fa ho preso in mano il copione e mi sono reso conto di quanto fosse diverso il personaggio. In quel caso non ho riscritto la sceneggiatura, ma siamo andati avanti per piccoli aggiustamenti".
The Hateful Eight: la colonna sonora di Ennio Morricone
La penultima sequenza che vediamo è la scena finale di The Hateful Eight, in cui risuona la colonna sonora di Ennio Morricone. Che, a parte quello alla carriera, ha vinto l'Oscar per la miglior colonna sonora proprio alla fine della sua carriera, grazie a questo film. Ma le cose andarono in modo davvero curioso. "Ho pensato che questo film dovesse avere una colonna sonora originale" ricorda il regista. "Non avevo mai fatto questo prima. Ennio è il mio compositore preferito in assoluto, è da tanto che usavo la sua musica. Così una volta mi disse: se dovesse servire perché non usare una mia colonna sonora originale? Feci tradurre la sceneggiatura di The Hateful Eight in italiano e la mandai a Morricone. Dovevo venire a Roma per i David di Donatello a arrivai un giorno prima per incontrarlo. Mi disse: quando inizierai a girare questo film? Io gli dissi: è già finito, è in post produzione e ho bisogno della colonna sonora. Al che rispose che ero stato informato male e non aveva il tempo di scriverla. Ma poi mi rivelò che aveva in testa un tema. E quel tema, magari in tre differenti arrangiamenti, sarebbero stati 10 minuti di musica". Ma la storia non finisce qua. "Morricone stava lavorando alla colonna sonora di un film di Carpenter, per cui era stata usata solo una parte, quella con il sintetizzatore. Con i brani non utilizzati per il film di Carpenter si poteva arrivare a 40 minuti. E così è andata. Ho avuto l'impressione di lavorare con un gigante".
Pulp Fiction: 25 anni fa a Cannes, Quentin Tarantino presentò il film che avrebbe cambiato il cinema
Pulp Fiction: come è nata la scena del twist
Vi sarete accorti che, nella carrellata lungo tutta la carriera di Tarantino, manca un film. Ma Antonio Monda ha lasciato il pezzo più dolce in fondo. Secondo Monda, ma credo che in tanti possiate essere d'accordo con lui, se si dovesse racchiudere in una sola sequenza il cinema di Tarantino, sarebbe una scena di Pulp Fiction: quella in cui Vincent Vega e Mia Wallce, alias John Travolta e Uma Thurman, partecipano a una gara di twist e ballano sulle note di You Never Can Tell di Chuck Berry. John Travolta dice di aver inventato lui quel ballo. "È vero!" risponde Tarantino. "Mentre io ho fatto le coreografie di Uma Thurman". Ma una delle scene più famose della storia del cinema ha un gustoso retroscena. "Con John Travolta dicevamo che l'idea del twist era bella" svela Tarantino. "Ma John aveva partecipato a delle gare di twist a 12 anni. E diceva che è divertente da ballare ma noioso da guardare. Cosi pensò di metterci dentro altre cose, l'hully gully, Batman, il nuoto. E io, mentre dirigevo, a un certo punto davo il segnale di cambio, e John cambiava tipo di ballo".
Girare a Cinecittà? Sì, con il progetto giusto
Proprio John Travolta, insieme Samuel L. Jackson e a Christoph Waltz, nel suo italiano perfetto e spassoso che conoscete bene, sono apparsi in un messaggio video per salutare il regista che ha cambiato loro la vita. È stato poi Dario Argento a salire sul palco per consegnare a Tarantino il premio alla carriera. Antonio Monda, poco prima, aveva riflettuto sul fatto che il suo cinema, nei primi due film, sembrava essere limitato a un certo sottobosco criminale di Los Angeles. Ma poi Tarantino ha viaggiato in Giappone, nell'Europa della Seconda Guerra mondiale, per tornare nell'America del passato e a Hollywood nel passato più recente. Gli piacerebbe girare in Italia, a Cinecittà? "Assolutamente sì" risponde entusiasta. "Amerei farlo e mia moglie amerebbe venire qui. Si tratta di trovare la storia giusta. Girare a Cinecittà sarebbe pazzesco. Ho un'idea che potrebbe essere adatta. Non è il mio prossimo film, è qualcos'altro. Vorrei girarla come uno Spaghetti Western in cui ogni personaggio parla una lingua diversa: il bandito messicano potrebbe parlare in italiano, l'eroe in americano, lo sceriffo corrotto in tedesco, la ragazza del saloon in israeliano. E ognuno, per dire la sua battuta, aspetta quello che dice l'altro".
L'universo di Quentin Tarantino: Guida ai collegamenti tra i suoi film
Il film che cancellerei? La nascita di una nazione...
Lo spettacolare incontro con il pubblico si è chiuso qui. Ma, come in un film di Tarantino, facciamo un flashback e torniamo alla conferenza stampa del pomeriggio. Come in Pulp Fiction, con una struttura circolare chiudiamo il cerchio e torniamo a parlare del cinema che cambia la Storia. Al regista viene chiesto che film cancellerebbe se potesse. La risposta è netta come un colpo di Katana di Black Mamba. "Ho un grande problema con La nascita di una nazione di Griffith" risponde. "Uno dei motivi principali per cui è un film che non mi va giù non ha a che fare solo con il razzismo. Ma con il fatto che ha portato alla rinascita del Ku Klux Klan in America nella prima metà del ventesimo secolo. Solo con l'affermarsi dei diritti civili alla fine degli anni Sessanta tutto questo è finito. Ci sono tanti neri, tanti ebrei morti uccisi dal Ku Klux Klan in quegli anni, c'è stato tanto terrorismo. il Ku Klux Klan non sarebbe rinato se non fosse stato per The Birth Of A Nation. Senza Griffith l'America sarebbe stata migliore".