Leone (Herbert Ballerina) è uomo/bambino cresciuto nell'orfanotrofio di un paesino dai tratti fiabeschi, tra gli impegni come chirichetto al fianco di Don Isidoro (Maccio Capatonda) e un amore non corrisposto per una ragazza del posto, Viola (Lucia Di Franco). Ma c'è un altro "Don" nella sua vita, del quale non conosce né nome né volto. Si tratta di suo padre, Don Costabile (Mario Pupella), temibile boss mafioso che, in punto di morte, desidera incontrare il figlio per lasciargli in eredità gli (sporchi) affari di famiglia. Scovato dagli scagnozzi del boss, Salvo (Enrico Lo Verso) e Vito (Tony Sperandeo), l'ingenuo Leone inizia il suo training per trasformarsi nel degno erede paterno, felice di aver trovato la sua "famiglia".
Leggi anche: La mafia non fa ridere solo d'estate: quando il crimine organizzato si fa commedia
Tra una lezione sui vari clan rivali ed un gessato su misura appare però lampante la sua totale incapacità di prendere in mano le redini dell'azienda a delinquere messa in piedi dal padre. Il tutto mentre la Dea inizia a pedinare gli spostamenti di questo nuovo giovane boss. E così, dopo essere stato l'uomo che usciva la gente nell'omonimo trailer fittizio che diede il via alla sua collaborazione con Maccio Capatonda, proseguita, tra le varie produzioni, con "lo stupido Fernandello" di Mariottide o l'odiato Alfonzo di Italiano medio, Herbert Ballerina 'debutta' nel suo primo film da protagonista con Quel bravo ragazzo.
Leggi anche: Mariottide: Maccio Capatonda e il ritorno del suo "eroe post-modesto dalla sfiga estrema"
Un'arma chiamata "ironia"
Tra storie ispirate a personaggi e avvenimenti realmente accaduti o frutto della fantasia di uno o più sceneggiatori, il cinema, da sempre porta sul grande schermo storie legate alla mafia con il duplice intento di denunciarla e schernirla. E, proprio omaggiando il titolo di una delle pellicole di Martin Scorsese, Quel bravo ragazzo sfrutta a suo favore alcuni dei cliché legati al genere. "Sono molto pauroso e quindi voglio sottolineare che non volevo offendere nessuno con il film", dichiara subito Herbert Ballerina in conferenza stampa. "Il soggetto di Ciro Zecca ci è servito per mettere il mio personaggio in un contesto molto più grande di lui mostrando che si può far ridere anche distruggendo i cliché che si usano solitamente nei film sulla mafia". Proprio sul soggetto del film si è poi espresso il produttore Marco Belardi, che ha tenuto a sottolineare come "sia il lavoro di un ragazzo che prima non aveva mai fatto nulla. Ha inviato la sua idea e ci è sembrata perfetta per quello che stavamo cercando per Hebert". Nel film, Leone, vive con totale inconsapevolezza il suo nuovo ruolo da papabile Capo dei Capi, sempre sorpreso o spaesato rispetto a rituali o regole delle quali non comprende fino in fondo il senso, creando così quei tempi comici che suddividono il film in altrettante gag. "Luigi ha questa purezza e candore che trasformano la sua ironia in qualcosa di toccante", commenta Daniela Virgilio che nel film interpreta Sonia, la poliziotta che intuisce la bontà d'animo del protagonista, "anche se a volte non capisci se ci è o ci fa e così ti mette spalle al muro costringendoti a reagire in modo più spontaneo".
Sulla dimensione corale della commedia si è poi espresso Enrico Lo Verso che con il suo Salvo porta in scena un mafioso vegano con un saldo e sano regime alimentare pari solo alla sua etica del lavoro. "Mi sono divertito moltissimo sia a leggere il copione che a girare", racconta l'attore, "oltre a fare una sorta di provino senza sapere che ruolo avrei interpretato. Ho riso come mai in vita mia, realizzando che alla base del film c'era una squadra grandissima". Alla natura comica che pervade l'intero lavoro si riallaccia, infine, Ninni Bruschetta, l'Avvocato Greco fedele collaboratore di Don Costabile che mal digerisce la gestione incauta della "famiglia" da parte di Leone. "I film che ironizzano sull'argomento finiscono anche per essere totalmente antimafia. Grazie alla loro leggerezza il messaggio arriva più efficacemente"
Leggi anche: Herbert Ballerina come Jack Nicholson in Shining
Ispirazioni cinematografiche
Pensando al personaggio di Leone, oltre ai vari riferimenti ai film di genere sparsi all'interno di Quel bravo ragazzo, il pensiero corre subito al Johnny Stecchino di Roberto Benigni ma, come precisa il regista: "Anche se è un film che abbiamo visto tutti e al quale abbiamo pensato, il personaggio di Leone è stato costruito pensando ad Herbert. Quando l'ho incontrato sono stato colpito dal suo candore e dalla sua fisicità che mi ricordavano Buster Keaton o Edward mani di forbice. Un personaggio con una sua poetica che nel film abbiamo provato sviluppare". Sulla questione delle suggestioni cinematografiche torna poi il protagonista e sceneggiatore (insieme a Enrico Lando, Gianluca Ansanelli, Andrea Agnello e Ciro Zecca), che parla in prima persona del cinema e dei suoi protagonisti che hanno contribuito a formarlo come comico: "Mi piace molto il teatro napoletano di una volta con Totò ed Eduardo De Filippo, insieme ai comici che hanno segnato la mia esistenza tra cui Benigni, Pozzetto e Maccio, quando va male (ride n.d.r). Ma rispetto al suo mondo, più satirico, nonsense e anche grottesco, qui desideravamo realizzare una commedia di genere".
Leggi anche: Da Mariottide a Quel bravo ragazzo: la nostra intervista a Herbert Ballerina e Maccio Capatonda
Tra i punti a favore del film c'è la scelta di non ripiegare su un finale scontato. Un punto sul quale regista, sceneggiatori e attori hanno discusso prima e durante le riprese, come ricorda lo stesso Lando: "Alla fine abbiamo scelto di fare quello più semplice e l'abbiamo deciso in corso d'opera dopo molte discussioni". Una decisione che riguarda principalmente il legame creatosi tra Leone, il boss inconsapevole, e Sonia, poliziotta sotto copertura. "Inizialmente c'era l'idea che il mio personaggio si innamorasse di lui ma poi hanno cambiato il finale e non ho potuto sperimentare questo lato del carattere del mio personaggio", sottolinea la Virgilio alla quale si accoda Herbert Ballerina per approfondire i motivi della scelta: "La pellicola doveva prendere una piega più romantica ma io non so fare le scene d'amore con le donne e poi abbiamo voluto realizzare un film onesto e non ci sembrava giusto inserire un finale che accontentasse tutti".