Quando aveva 16 anni, Luca Guadagnino è rimasto folgorato dal libro Queer di William S. Burroughs: "Il titolo era diverso, la copertina al contrario. Era come se mi avesse chiamato" ha detto a Milano, per presentare il film alla stampa italiana, dopo il concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2024. In sala, è la storia di William Lee, alter ego dello scrittore, americano fuggito nella Città del Messico degli anni '50. A interpretarlo è Daniel Craig.

In mezzo a tanti locali, rapporti occasionali, sudore e droghe, Lee incontra Eugene Allerton (Drew Starkey), da cui diventa ossessionato. Il ragazzo non fa capire bene se ricambi o meno le attenzioni del connazionale, ma comunque passa del tempo con lui. Questo desiderio mai realmente appagato c'è sia nel romanzo originale che nel film, che il regista ha cercato di realizzare per quasi 30 anni.
Strettamente connesso con il precedente lavoro letterario di Burroughs, La scimmia sulla schiena (Junky in originale), Queer è stato scritto nei primi anni '50, per essere pubblicato soltanto molto più tardi, postumo, nel 1985. In un'intervista lo scrittore ammise che molto probabilmente questo racconto è nato anche dall'elaborazione del senso di colpa per la morte della moglie Joan, avvenuta in seguito a un incidente con la pistola proprio nel 1951.
Nel suo film Guadagnino, insieme allo sceneggiatore Justin Kuritzkes, unisce tutto questo: gli aspetti più simbolici dell'opera, la vita del vero Burroughs e la curiosità per il lato più misterioso delle relazioni umane, qui esplorate grazie alla ricerca dello Yage, pianta da cui si può estrarre una droga in grado di aprire la mente. Vediamo quali sono quindi le differenze tra il libro di Burroughs e il film di Guadagnino.
I simboli di Queer
Nelle prime due parti, il film di Guadagnino è molto fedele al romanzo di Burroughs: seguiamo il protagonista attraverso i suoi tormenti e dipendenze, mentre vaga tra le strade polverose di Città del Messico, pronto a farsi illuminare dall'insegna di un locale, come lo Ship Ahoy, in cui trovare un bicchiere e compagnia.
A fare la differenza è la messa in scena del regista: la sua Città del Messico ricostruita a Cinecittà è infatti quasi un palcoscenico, in cui diverse metafore e simboli, usati dallo scrittore nel romanzo, qui diventano immagini. Per fare un esempio: in Queer Burroughs parla di "uomini millepiedi" e nel film Lee ha un incontro con un uomo che porta al collo un ciondolo proprio a forma di millepiedi.
La morte della moglie di Burroughs
Uno degli episodi che più hanno segnato la vita dello scrittore è la morte della moglie Joan Vollmer. Avvenuta proprio in Messico, durante un gioco fatto alla presenza di un amico: lo scrittore sparò con la pistola sopra la testa della donna, per centrare un bicchiere. Entrambi erano ubriachi e lui colpì invece proprio lei, alla tempia. Burroughs disse in seguito che questo evento tragico fu determinante per trasformarlo in uno scrittore. Non fu condannato per omicidio, ma a due anni di reclusione per omicidio colposo, mai scontati (si dice perché avesse corrotto il giudice). E si imbarcò poi in un viaggio in giro per il mondo.

Nel film Queer Guadagnino riporta costantemente a galla questo fatto fondamentale, attraverso immagini che possono sembrare indecifrabili se non si conosce la biografia dell'autore. Si vede spesso infatti apparire una donna nuda, una figura che sembra quasi perseguitare Lee. Poi vediamo proprio la ricostruzione dell'incidente. Il regista ha reso in immagini il senso di colpa dello scrittore.
Nel libro Lee è molto più sgradevole

La versione cinematografica del personaggio, creata da Guadagnino e Craig, è molto più romantica, disperata e fragile rispetto a quella del libro. Nel romanzo è una figura anche sgradevole. Lee, nonostante nel suo paese sia perseguitato e mal visto in quanto omosessuale, ha infatti parole piene di disprezzo per chiunque: altri gay, donne, messicani. Il protagonista del romanzo è profondamente classista e razzista. Nel film invece il regista mette al centro la sua instabilità emotiva, più che il suo cinismo.
Il dottor Cotter
Nella terza parte del film i protagonisti vanno alla ricerca dello Yage, la liana da cui si può estrarre una sostanza in grado di dare capacità telepatiche. Anche nel romanzo Lee parla di questa droga e convince Allerton ad andare con lui a cercarla. Sa che per trovarla deve prima contattare il dottor Cotter, botanico che vive nella giungla e studia da anni le proprietà dell'ayahuasca, decotto psichedelico in grado di provocare allucinazioni. Nel libro Cotter è un uomo, mentre nel film Guadagnino ha affidato il ruolo all'attrice Lesley Manville.
Le scene oniriche
La più grande differenza tra libro e film di Queer è però la parte finale: nel romanzo Lee e Allerton, una volta arrivati da Cotter, non assumono la droga. Nel film invece sì. Ed è proprio qui che parte la sequenza più interessante (e visivamente bellissima): i protagonisti cominciano ad avere allucinazioni e Guadagnino può dare sfogo a tutta la propria fantasia. Sia Lee che Allerton è come se uscissero dai loro corpi. E, finalmente, allo stesso tempo fuori da sé, ma non più disallineati, riescono a stabilire un vero contatto. Allerton è turbato da questa esperienza e si ritrae, Lee è cambiato per sempre. Come dice la dottoressa Cotter: "La porta ormai è aperta, non puoi più chiuderla. Puoi solo guardare da un'altra parte".

A questo proposito, nella nostra intervista, Guadagnino ci ha detto: "Nel libro Queer ci sono molti sogni, soprattutto alla fine. C'è una falsa convinzione che sia incompiuto. Non lo è. Lee non permette che assumano la droga durante il viaggio attraverso l'Ecuador. Ma poi, due anni dopo, torna in Messico. In quel momento, Lee si addormenta e sogna se stesso nel ruolo dell'investigatore alla ricerca di Allerton. E poi discutono dell'affare. Ho pensato che la logica onirica del libro stesso, ma anche dei sogni nel libro, dovesse esserci. Dovevamo averla. Questo è un libro che non è una biografia. Non è un'autobiografia di William Burroughs a Città del Messico. Probabilmente è quasi come una seduta di auto-terapia in cui sta riversando fuori le associazioni mentali legate a quell'esperienza emotiva. Quindi il film doveva avere quel tipo di logica".
Come detto anche dal regista, nel romanzo i due non prendono lo Yage e si separano. Due anni dopo, Lee torna quindi in Messico per cercare Allerton, ma non lo trova.