"Tarocco" è un'espressione gergale che spesso sta a significare qualcosa di falso, un'imitazione, un fake, come si userebbe dire oggi. Tarocco è il vero cognome di Valentino, il personaggio di Riccardo Scamarcio che vi raccontiamo nella recensione di Quasi orfano, il film di Umberto Carteni con l'amato attore, qui accanto a Vittoria Puccini, in uscita al cinema il 6 ottobre. E il suo Valentino, in fondo, è un personaggio che vive nella falsità: raggiunto il successo come designer, ha sempre dimenticato la sua famiglia, rimasta in Puglia, tanto da raccontare a tutti di essere orfano. È lo spunto per una commedia che mescola satira sociale e di costume alla commedia più classica sugli stereotipi di nord e sud e alla commedia sentimentale. La prima delle tre è la cosa che funziona meglio, ma una buona regia e attori in parte lo rendono un film godibile.
Valentino, orfano... anzi no
Valentino (Riccardo Scamarcio) e Costanza (Vittoria Puccini) sono una coppia di successo nel mondo del design: la loro griffe è famosa e premiata. Va detto, però, che Valentino era un semplice ragazzo del Sud senza grandi possibilità di sbocco lavorativo. Arrivato al successo, ha sempre raccontato di aver perduto la propria famiglia quando era giovane. In realtà dopo aver lasciato la sua Puglia, ha rotto i legami con la sua famiglia e si è dichiarato orfano. La famiglia Tarocco invece sta benissimo, ed è proprietaria di un agriturismo, noto per avere le più basse valutazioni dell'intero settore nelle app specializzate. Per un errore, la famiglia di Valentino viene inviata a Milano, a un grande evento della sua griffe...
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Quella sedia con tre gambe...
In tutta la prima parte di Quasi orfano c'è una satira pungente e molto divertente di certi ambienti altolocati. In questo caso è il mondo di un certo tipo di design, ma potrebbe essere anche il mondo della moda, o, volendo, anche di un certo tipo di cucina. Si parla, insomma, di tutti quegli ambienti che sembrano essere autoreferenziali, che sanno parlare solo a chi è al proprio interno, a chi parla quella stessa lingua. La sedia con tre gambe in cui, se non ti siedi in un punto preciso, cadi a terra, o il divano di alluminio che, se ti ci siedi, devi fare fisioterapia, sono un esempio di un'arte e una manifattura che, a volte, rischiano di andare lontano della realtà e dalle reali esigenze per cui è stata realizzata.
L'importanza degli ambienti e degli abiti
In tutto questa prima parte, Umberto Carteni, che ha lavorato a Milano nel mondo dell'advertising, riesce a creare la giusta atmosfera per immergerci in quel mondo, lavorando molto su ambienti e abiti. Siamo nella nuova Milano, quella dei grattacieli, quella del "Bosco Verticale". Negli esterni, ma soprattutto negli interni, si riesce a respirare l'atmosfera di certi ambienti di altra società. Ed è così per gli abiti: Riccardo Scamarcio e Vittoria Puccini vestono spesso di nero, con abiti ascetici e castigati, che vogliono denotare una certa freddezza di carattere. Il lupetto nero, alla Steve Jobs, di Riccardo Scamarcio dà subito all'attore quell'aria un po' da guru che certi leader d'azienda amano trasmettere all'esterno...
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Vittoria Puccini e Riccardo Scamarcio, bellezza e divertimento
E dentro questi abiti ci sono loro. Se Vittoria Puccini è per definizione, da sempre, sinonimo di eleganza innata, ed è perfetta per il suo ruolo nella prima parte, quanto sorprendente nella seconda, Riccardo Scamarcio, con qualche leggera ruga in più sul volto che gli dona più espressività, dimostra che un bell'attore può anche far ridere ed essere un personaggio comico. Ci viene in mente, ad esempio, Walter Chiari. Scamarcio in questi anni ha sempre cambiato pelle, passando dalla commedia romantica degli esordi a ruoli noir, per poi arrivare alla commedia e anche a fondere più cose insieme.
Riccardo Scamarcio recita in pugliese
E in fondo Valentino, il suo personaggio, ha fatto un po' il suo stesso percorso: anche Scamarcio viene dalla Puglia e ha lasciato da giovane le sue terre per diventare qualcuno. A differenza di Valentino non ha rinnegato la sua famiglia e il posto dov'è nato, eppure nessuno come lui può capire Valentino, come ci si senta a cambiare città, a cambiare vita e a diventare qualcun altro, senza dimenticare da dove si viene, le proprie radici. È di questo che parla Quasi orfano. E, per forza di cose, nella seconda parte prende territori più scontati. Nel contrasto tra nord e sud c'è un po' di Benvenuti al Sud e , nell'incidente con la perdita della memoria ci sono molti film catartici, che parlano di rinascita, come A proposito di Henry. Il racconto dei buoni sentimenti e una comicità più immediata, forse più scontata, prendono il sopravvento. Eppure vedere Scamarcio recitare in barese stretto è spassoso. Così come vedere all'opera un big come Adriano Pappalardo e un altro ottimo attore come Antonio Gerardi.
Conclusioni
Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Quasi orfano, si tratta di una commedia che mescola satira sociale e di costume alla commedia più classica sugli stereotipi di nord e sud e alla commedia sentimentale. La prima delle tre è la cosa che funziona meglio. Una buona regia e attori in parte lo rendono un film godibile.
Perché ci piace
- La prima parte, con una satira sul mondo del lusso e del design, è tagliente e ben realizzata.
- Riccardo Scamarcio e Vittoria Puccini sono in parte e affiatati tra loro.
- La scelta degli abiti e degli ambienti è perfetta per ricreare un mondo.
Cosa non va
- La seconda parte, basata sul confronto tra nord e sud, è meno originale...
- ... così come l'espediente dell'incidente che cambia la personalità del protagonista.