La Principessa e il Ranocchio usciva 15 anni fa, fra polemiche di ogni tipo

Dall'uso di stereotipi verso la comunità nera alla location scelta per la storia: quindici anni fa il Classico Disney usciva al cinema fra le polemiche.

La principessa e il Ranocchio: il cartoon Disney festeggia 15 anni

Da che mondo è mondo, il cinema ha sempre avuto a che fare con le polemiche. Sono due mondi andati sempre, più o meno involontariamente, a braccetto. Che si parli di casting ritenuti non adeguati a una determinata parte, adattamenti giudicati pessimi ben prima dell'uscita, comportamenti pubblici o privati di questa o quella star e chi più ne ha più ne ha più ne metta.

Una scena del film d'animazione La principessa il ranocchio
La piccola Tiana con i suoi genitori

Internet però ha cambiato tutto o meglio, ha permesso a chi voleva navigare sull'onda di una data polemica di avere una cassa di risonanza ben maggiore, più amplificata di quando magari, per esprimere disappunto verso un film si doveva, nell'ordine: prendere una penna, un foglio di carta, una busta da lettera, un francobollo, uscire di casa, cercare una cassetta delle lettere e spedire la missiva a chi di dovere. Oggi la lamentela è a portata di smartphone e l'hate speech può avere come luogo d'elezione gabinetto di casa.

Come Disney nessuno mai

Nessuno come Disney, diciamo negli ultimi dieci anni a tenerci stretti, ha dovuto far fronte a un così elevato quantitativo di polemiche. Che tendono a prosperare in ogni dove specialmente dal giorno in cui i problemi del mondo intero sembrano ruotare intorno al colore della pelle dell'attrice scelta per interpretare La sirenetta nell'omonimo live action della Casa di Topolino. La guerra in Ucraina, il dramma in medioriente e la tensione crescente fra Cina e Taiwan sembrano tutte questioni imputabili al casting di Halle Bailey nel suddetto film. Inevitabile chiedersi cosa accadrà per colpa della Biancaneve della Rachel Zegler scelta per interpretare il personaggio nel live action in uscita nel 2025.

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La scelta di Halle Bailey come Ariel ha scatenato polemiche di ogni sorta

Ironia a parte, i casi in cui una qualche produzione Disney, o un qualche attore o attrice che ha partecipato a un progetto della major, ha dovuto fare i conti con il frastuono generato da minoranze parecchio rumorose non si contano più. E, il più delle volte, hanno tutti a che fare con la fantomatica ideologia woke e coloro che si scagliano contro di essa. Tutto abbastanza differente da quello con cui, quindi anni fa, ha dovuto fare i conti La principessa e il ranocchio, il 49° Classico Animato della Disney nonché l'ultimo, ad oggi, realizzato in animazione tradizionale.

Dal Vudù al nome di Tiana

La protagonista di La principessa e il Ranocchio è nota per essere la prima principessa Disney nera. Non era di certo la prima volta che Walt Disney Animation creava un personaggio femminile principale: basti pensare a Mulan, la Principessa Jasmine di Aladdin, Esmeralda nel Il gobbo di Notre Dame.

Il progetto di La principessa e il Ranocchio venne criticato da alcune voci della comunità afro d'America già con gli annunci fatti nel 2006 e 2007.
La prima polemica ruotava intorno al nome della protagonista che, prima di chiamarsi Tiana, era stata battezzata Maddy. Troppo simile al termine dispregiativo "mommy", la classica rappresentazione che, in alcune narrazioni, veniva fatta della domestica di discendenza africana, solitamente gentile e con qualche chilo di troppo. In aggiunta a questo, anche il fatto che la sua professione fosse quella di domestica, appunto, addetta alla cura delle camere da letto fece alzare qualche sopracciglio. Quindi, in seguito, divenne Tiana, professione cameriera.

Ma anche qui ci fu chi non gradì particolarmente questa professione, giudicata troppo umile e stereotipata in relazione al colore della pelle del personaggio. Una specie di rimozione selettiva del fatto che, tradizionalmente, pure molte principesse Disney bianche avevano avuto a che fare con un contesto di pressoché totale mancanza di denaro e agi che venivano recuperati col proverbiale "lieto fine".

Inizialmente, Tiana s'innamorava di un principe che non era nero mentre la decisione di inserire nella pellicola un villain nero che, oltretutto, era uno sciamano vudù si attirò antipatia bi-partisan. Da una parte c'erano le obiezioni provenienti dalla comunità nera per la rappresentazione negativa del vudù e, dall'altra, da parte di alcuni gruppi Cristiani che si lamentavano sia della presenza dei suddetti elementi, di passaggi un po' troppo horror e alcuni toni un po' troppo "sexy" per così dire. Pure il titolo dovette essere cambiato: da The Frog Princess, giudicato offensivo, a The Princess and the Frog appunto.

Una scena del film La principessa il ranocchio
Una scena tratta da La Principessa e il Ranocchio

Ultima, ma non per importanza, l'ambientazione scelta per la storia del lungometraggio animato: New Orleans, località che, nel 2005, aveva subito la devastazione dell'uragano Katrina e in cui, a essere maggiormente colpita, fu proprio la comunità nera. Ambientare in quella città un cartone animato era un affronto verso le vittime dell'uragano. Qualche anno dopo il debutto del lungometraggio c'è stato un colpo di coda quando, nel 2012, l'immagine di Tiana venne piazzata sulle confezioni di una linea di caramelle al melone. Un revival di critiche da parte di chi affermava che questa cosa non faceva altro che perpetrare lo "stereotipo dell'anguria".

La principessa e il ranocchio: l'importanza di Tiana

A tre lustri dal debutto de La Principessa e il ranocchio nelle sale statunitensi, è Anika Noni Rose, la voce originale di Tiana, a riflettere dalle pagine del People Magazine sull'impatto e l'importanza di avute dal personaggio ieri come oggi. L'attrice ragiona su come Tiana le abbia consentito di "entrare in contatto con i bambini in un modo diverso" e di come i piccini di tutte le etnie in ogni contesto indossino il caratteristico abito verde del suo personaggio durante eventi e feste.

La protagonista de La principessa il ranocchio in una romantica sequenza del film
Ecco Tiana in una scena de La Principessa e il Ranocchio

"Quando penso agli adulti dalla pelle nera" spiega Anika Noni Rose "abbiamo passato così tanto tempo cercando di adattarci a un altro standard di bellezza mentre crescevamo. E ora, in questo momento, i bambini, questi nuovi bambini, si sentono a proprio agio con se stessi in modi diversi". Poi aggiunge anche che "i bambini neri si sentono regali, e i loro amici, che potrebbero anche non essere neri, li guardano e riconoscono la cosa dicendo "Sì, sei regale e sei una principessa". Insomma: nonostante le tante polemiche che hanno accompagnato l'arrivo del film nei cinema, come spesso accade con i cartoni Disney, tutto ha ripagato nel lungo periodo.